Economia
Il Mercosur tiene un vertice teso in Brasile, mentre crolla l’accordo con l’UE
Il summit del Mercosur del 20 dicembre, svoltosi a Foz do Iguaçu, in Brasile, e presieduto dal presidente pro tempore uscente Luiz Inácio Lula da Silva, è stato caratterizzato da una forte tensione. I partecipanti hanno manifestato profonda delusione per il rinvio da parte dell’Unione Europea, a gennaio, della firma dell’accordo con il Mercosur, negoziato per 25 anni, dovuto a gravi divergenze interne al blocco europeo. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen era attesa, ma, prevedibilmente, non ha preso parte all’evento.
Lula, grande fautore dell’intesa, ha ribadito l’enorme potenziale economico del Mercosur: la capacità di produrre ingenti quantità di alimenti, l’abbondanza di materie prime, minerali critici e così via. Ovviamente, gli agricoltori europei non vedono di buon occhio l’eventuale massiccio ingresso di prodotti alimentari dai Paesi del Mercosur.
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La frustrazione è stata condivisa da tutti i presenti, inclusi i quattro membri fondatori permanenti (Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay), oltre a Bolivia, Panama, Ecuador e Perù in qualità di associati o osservatori.
Il presidente argentino Javier Milei, convinto che il Mercosur nella sua attuale configurazione di unione doganale sia inutile, non ha mostrato particolare rammarico per il temporaneo stop all’accordo con l’UE. Milei ha accusato il Venezuela per le violazioni dei diritti umani e definendolo uno «Stato narcoterrorista», e tentando, senza successo, di far approvare una risoluzione che condannasse Caracas e appoggiasse l’intervento militare di Donald Trump.
Lula ha respinto categoricamente l’idea, avvertendo che un attacco militare al Venezuela provocherebbe un «catastrofico disastro umanitario» e creerebbe un pericoloso precedente per l’America del Sud.
Alla fine, a margine del vertice, Milei è riuscito a riunire un gruppo di sei Paesi – esclusi Brasile e Uruguay – per diffondere una dichiarazione non ufficiale nella quale si accoglieva con favore il blocco navale statunitense contro il Venezuela, si invitava il presidente Nicolás Maduro a ripristinare «l’ordine democratico del Venezuela con mezzi pacifici», a tutelare i diritti umani e così via. Il testo è stato sottoscritto dai presidenti di Argentina, Paraguay e Panama e da rappresentanti di rango inferiore di Bolivia, Ecuador e Perù.
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Immagine di Casa Rosada (Argentina Presidency of the Nation) via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.5 Argentina