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Il meccanismo psicologico della pandemia: dissociazione traumatica, diniego, ipnosi di massa

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Renovatio 21 propone questo video, sottotitolato in italiano da un lettore, della psicologa francese Ariane Bilheran.

 

Diplomata alla Scuola Normale Superiore di Parigi, Ariane Bilheran ha poi aggiunto agli studi classici una formazione in filosofia e psicologia con un dottorato nel campo della psicopatologia. Esercita l’attività di psicologa e insegna psicologia clinica all’Università della Provenza Aix-Marseille. Dirige anche la società Sémiode che offre servizi di consulenza in semiologia e antropologia culturale.

 

Questo è il suo intervento all’assemblea franco-italiana del 29 Gennaio 2022 organizzata come atto di resistenza di intellettuali francesi e italiani per difendere i diritti umani inalienabili e il diritto dei popoli di disporre di sé stessi.


Riportiamo il testo dell’intervento della dottoressa Bilheran.

Con la dissociazione traumatica la psiche dell’individuo si paralizza, resta bloccata e non ha più la capacità di pensare quello che gli succede

 

La dissociazione traumatica è un meccanismo psicologico potente che si instaura quando l’individuo vive un’esperienza di terrore nel caso di una minaccia supposta o reale alla sua propria integrità o quella altrui. Può essere la conseguenza di un’angoscia di morte terribile, per esempio, per sé o per gli altri.

 

Con la dissociazione traumatica la psiche dell’individuo si paralizza, resta bloccata e non ha più la capacità di pensare quello che gli succede.

 

È come una ferita a cielo aperto su cui la psiche cerca di mettere dei cerotti detti meccanismi di difesa, tra cui spicca il famoso diniego.

 

Il diniego è l’incapacità di rappresentarsi una realtà vissuta come insopportabile, come la rappresentazione secondo la quale certi individui al potere possano volere consapevolmente il nostro male

Il diniego è l’incapacità di rappresentarsi una realtà vissuta come insopportabile.

 

Per esempio, per quel che riguarda il nostro argomento, la rappresentazione secondo la quale certi individui al potere possano volere consapevolmente il nostro male.

 

Questa rappresentazione può generare un tal livello di angoscia che l’individuo non può far altro che sopprimerla dal proprio campo del possibile. Ciò non esiste, ciò non può esistere.

 

Il processo è assolutamente incosciente per gli individui, avviene loro malgrado.

 

Il regime totalitario mette in atto tre angosce traumatiche principali: l ‘angoscia di morire, l’angoscia di perdere tutto, e l’angoscia di frammentazione.

 

Esso propone un’ideologia, una credenza illusoria, nella quale l’individuo può credersi al riparo dal dover attraversare queste situazioni, a patto che sia il buon allievo obbediente.

Siccome il diniego ha permesso la paralisi del pensiero, l’individuo è come privato di sé stesso e funziona come un automa

 

Siccome il diniego ha permesso la paralisi del pensiero, l’individuo è come privato di sé stesso e funziona come un automa.

 

Il sistema totalitario occupa allora il terreno della vita psichica dei cittadini con un’altra narrazione delirante: un discorso di certezze che ha risposte per tutto. Big Brother pensa per voi e si prende cura di voi: « non pensate più e andrà tutto bene ».

 

Ecco l’origine del fenomeno che alcuni chiamano l’ipnosi di massa.

 

Senza la dissociazione traumatica e il diniego che è messa come cerotto di fortuna sulla ferita aperta, l’ipnosi suggestiva dei mass-media che veicolano l’ideologia totalitaria, non potrebbe agire con tanta efficacia.

I discorsi paradossali reiterati che inducono la paralisi conducono all’anestesia affettiva

 

I discorsi paradossali reiterati che inducono la paralisi conducono all’anestesia affettiva. In pratica non capiamo più nulla e dunque non riflettiamo più; si è violentati, dunque non si sente più, si è presi in un’illusione, dunque si è privati del proprio giudizio e ciò fino ad entrare nel contagio delirante collettivo, la ripetizione fanatizzata dei discorsi dell’aggressore e la sua difesa idealizzata: è la famosa sindrome di Stoccolma.

 

La potenza del diniego è anche un indicatore dell’intensità del trauma. Si può supporre che questi vissuti traumatici siano delle bombe a scoppio ritardato.

 

La sofferenza psichica è tale che comporterà un numero considerevole di dipendenze, di idee depressive e di comportamenti a rischio, ma anche di atti violenti su se stessi (autodistruzione, suicidi) o su altri (aggressioni), man mano che il discorso dominante del regime totalitario darà prova dei suoi numerosi paradossi che comportano una crescente confusione mentale.

 

La questione che dovrebbe occupare principalmente gli studi di psicopatologia – e sfortunatamente non  è affatto il caso – consiste in quali siano le condizioni per uscire dal diniego.

Si è violentati, dunque non si sente più, si è presi in un’illusione, dunque si è privati del proprio giudizio e ciò fino ad entrare nel contagio delirante collettivo, la ripetizione fanatizzata dei discorsi dell’aggressore e la sua difesa idealizzata: è la famosa sindrome di Stoccolma

 

Proporrò diverse piste.

 

La prima è di non parlare assolutamente della rappresentazione angosciante con chiè nel diniego. Ogni spiegazione frontaleè  destinata a fallire, giacché rafforzerà il diniego.

 

La seconda pista è di permettere all’individuo di prendere le distanze da questa rappresentazione angosciante e dalla sua origine parlando d’altro, approcciando un altro soggetto fuori dal contesto traumatico e ciò al fine di riattivare le funzioni logiche, ricordando la vita di prima del trauma e soprattutto quei punti di riferimento fondamentali, piacevoli e rassicuranti.

 

La terza pista è di provare, nella misura del possibile, di non rompere il legame. Bisogna capire che quando si cerca di convincere qualcuno che è nel diniego, esprimiamo la nostra propria angoscia nell’attesa che le persone si sveglino di fronte a questa deriva totalitaria. Trasmettiamo un sovrappiù di angoscia a un individuo che è già devastato da un eccesso d’angoscia.

La sofferenza psichica è tale che comporterà un numero considerevole di dipendenze, di idee depressive e di comportamenti a rischio, ma anche di atti violenti su se stessi (autodistruzione, suicidi) o su altri (aggressioni)

 

L’uscita dal diniego può essere progressiva o brutale. In quest’ultimo caso è importante di posizionarsi in accompagnamento benevolo poiché i rischi di un crollo psicologico sono concreti.

 

A volte certi individui non escono dal diniego poiché sono invischiati in fatti manipolatori: in particolare la lingua corrotta del regime totalitario che ha tolto loro gli strumenti concettuali per pensare il reale.

 

Il lavoro di decostruzione del reclutamento settario attraverso parola dev’essere intrapreso con pazienza e pedagogia ricordando l’origine delle parole, il senso delle parole, i diversi paradossi usati dal potere totalitario per paralizzare il pensiero.

Un edificio costruito sulla menzogna e sul segreto perverso è destinato a crollare prima o poi

 

È ugualmente indispensabile articolare una cronologia dei fatti e organizzare il pensiero a partire dall’origine: come tutto è cominciato, su che criterio, quale fondamento, che valore, che legittimità , che verità

 

Un edificio costruito sulla menzogna e sul segreto perverso è destinato a crollare prima o poi.

 

Vi ringrazio della vostra attenzione.

 

 

Ariane Bilheran

 

 

 

 

Immagine di KuleshovEvgeniy via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-ND 3.0)

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