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Il governo lettone è caduto

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Il governo lettone del primo ministro Krišjanis Karinš ha rassegnato ieri le sue dimissioni al presidente Edgars Rinkevics, apparentemente per motivi di politica interna.

 

Karinš ha rilasciato una dichiarazione sulla sua insoddisfazione per la coalizione che stava guidando e sul desiderio di organizzare una coalizione più forte, guidata da un altro membro del suo partito.

 

Secondo la televisione e la radio lettone, il pubblico si aspettava che il governo affrontasse rapidamente questioni urgenti, come il rapido aumento dei costi dell’energia, i tassi di interesse sui prestiti, l’inflazione e i prezzi del cibo, ha affermato Rinkevics, mentre si aspettava anche che qualsiasi potenziale governo avesse credibilità più a lungo piani pluriennali per l’assistenza sanitaria, l’istruzione e la sicurezza esterna.

 

«Parlando con i rappresentanti del partito chiederò alle forze politiche di offrire le loro visioni per raggiungere questi obiettivi», ha detto Rinkevics. «Il prossimo governo può e deve avere una base per raggiungere questi obiettivi».

 

Due mesi fa si parlò di una crisi agricola nel Paese, con l’associazione agricola nazionale Zemnieku Saeima («Assemblea degli agricoltori») a chiedere al governo lèttone di dichiarare lo stato di emergenza.

 

La Lettonia, una ex Repubblica socialista sovietica, l’anno scorso aveva messo la Russia nella lista degli Stati sponsor del terrorismo, provocando la reazione di parlamentari russi.

 

Secondo calcoli del Kiel Institute for the World Economy, nel caso della Lettonia, e pure dell’Estonia, i costi accumulati per aiutare l’Ucraina hanno superato il 2% del PIL nazionale.

 

Durante la pandemia la Lettonia vietò il voto ai politici non vaccinati e per soprammercato sospese loro lo stipendio.

 

 

 

 

 

Immagine di Saeima via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

 

 

 

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