Politica
Il governo francese potrebbe cadere in settimana
Il primo ministro francese Michel Barnier potrebbe trovarsi ad affrontare un voto di sfiducia entro mercoledì in una controversia di bilancio che riguarda la spesa sociale. Lo riporta il sito Politico.
Il presidente Emmanuel Macron aveva nominato il Barnier a settembre, facendo infuriare il blocco goscista del Nouveau Front Populaire (NPF), usato per mettere da parte il partito di destra Rassemblement National (RN) di Marina Le Pen nelle elezioni parlamentari anticipate di quest’estate.
Il governo di minoranza sostenuto da Macron si è aggrappato al potere mettendo entrambe le parti l’una contro l’altra da allora.
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Tuttavia, un bilancio imminente ha costretto le fazioni parlamentari a un conflitto aperto. Il bilancio proposto da Barnier è «una punizione» che renderà i francesi più poveri, e il RN voterà contro il governo «salvo un miracolo dell’ultimo minuto», ha detto lunedì alla radio RTL il giovane leader del partito lepeniano Jordan Bardella.
La Francia, seconda economia della zona euro, ha «una montagna di debiti», secondo Politico, mentre «il suo governo non è così fragile né il suo Parlamento così frammentato da una generazione».
Per evitare una crisi politica e finanziaria, il governo abbisogna dell’approvazione del bilancio della previdenza sociale dell’anno prossimo da parte dell’Assemblea nazionale. Il deficit della Francia dovrebbe raggiungere il 6,1% del PIL l’anno prossimo.
La proposta originale di Barnier era di tagliare la spesa di 40 miliardi di euro e aumentare le tasse di 20 miliardi di euro. Il suo problema, secondo Politico, è che entrambe le opzioni per approvare il bilancio richiedono la cooperazione di RN.
Il partito lepenista ha posto delle «linee rosse» che includono l’eliminazione di un aumento proposto della tassa sull’elettricità e il ritardo pianificato dell’adeguamento annuale dell’inflazione alle pensioni. I lepeniani vogliono anche che Parigi «tagli drasticamente» l’assistenza sanitaria finanziata dallo stato per gli immigrati clandestini e negozi con l’UE per ridurre i contributi finanziari della Francia a Bruxelles.
Secondo Politico, anche la stessa Marine Le Pen vorrebbe una vittoria simbolica, perché Barnier ha presentato le sue concessioni come estranee alle loro richieste.
«Vogliono i nostri voti, ma non i nostri volti associati a loro», ha detto all’agenzia AFP lo scorso fine settimana, definendo l’atteggiamento di Barnier nei colloqui «estremamente ottuso e settario» e ha detto che aveva tempo fino a lunedì per soddisfare le richieste di NR o affrontare un voto di sfiducia.
Il ministro del Bilancio Laurent Saint-Martin, tuttavia, sembra aver respinto l’idea di qualsiasi concessione. «Non c’è modo di garantire il ripristino delle finanze statali se andiamo oltre quanto abbiamo già fatto», ha detto a Le Parisien in un’intervista pubblicata domenica. «Il compromesso non è un ricatto, non può esserci un ultimatum».
Se il premier Barnier dovesse riuscire ad assicurarsi il sostegno del Rassemblement National e a mantenere il potere per qualche settimana in più, osserva Politico, si troverà ad affrontare lo stesso problema più avanti questo mese, quando verrà discusso il bilancio generale per il 2025.
Dimissione del premier francese erano state ventilate ancora due mesi fa.
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Come riportato da Renovatio 21, il governo del Barnier ha valutato l’aumento delle tasse per le grandi aziende, mentre l’agenzia di rating Moody’s un mese fa ha deciso di non declassare la Francia, ma ha lanciato un avvertimento sull’outlook negativo del Paese.
A fine estate si erano registrate proteste di massa contro il nuovo primo ministro. Le forze politiche di sinistra hanno inoltre lanciato una risoluzione per l’impeachment dello stesso presidente Macron.
Come riportato da Renovatio 21, il neopremier Barnier, ex commissario europeo, aveva teorizzato uno stop all’immigrazione per «tre o cinque anni».
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Immagine di European People’s Party via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic