Economia

Il governatore della Sassonia chiede la riparazione del gasdotto Nord Stream 1

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Il premier dello Stato della Sassonia Michael Kretschmer ha chiesto, nella sua intervista alla trasmissione del 23 marzo del talk show televisivo Maybrit Illner, che vengano presi provvedimenti per riparare il Nord Stream 1, il gasdotto che era in funzione, dei due sotto il Mar Baltico da Russia alla Germania.

 

Il gasdotto è costato 8 miliardi di euro e i milioni per proteggere la struttura dalla distruzione causata dall’acqua salata del mare sarebbero soldi ben spesi, ha affermato.

 

«La lezione della guerra in Ucraina, dopotutto, è che hai bisogno di opzioni. Quindi cosa facciamo?»

 

La Germania sta abbandonando l’energia nucleare, non usando il proprio gas, e sta dando via la possibilità che le forniture attraverso il Nord Stream 1 saranno nuovamente possibili per la Germania dopo la guerra, ha detto.

 

«È un crimine distruggere l’oleodotto», quindi, ha detto Kretschmer. «È ovvio avere questa opzione. È una questione per il dopoguerra preservare l’opzione». Questo, dice, è un imperativo del buon senso, e lo dobbiamo alle generazioni future.

 

Kretschmer è stato l’unico membro di spicco della Democrazia Cristiana ad attaccare le sanzioni contro la Russia, molto prima della guerra in Ucraina, e continua a fare campagna per il ripristino delle relazioni con la Russia, sebbene la sua stessa CDU sassone, in particolare la generazione più giovane, non lo sostenga.

 

La Germania non è nuova a iniziative di politici locali riguardo i Nord Stream, e da prima del bombardamento del settembre scorso del Nord Stream 2.

 

La scorsa estate, in un documento di sintesi inviato al ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck e al ministro di stato Presidente del Meclemburgo-Prepomerania Manuela Schwesig – sette sindaci della Germania avevano chiesto il proseguimento dei flussi di gas russo verso la Germania.

 

Come riportato da Renovatio 21, il land meridionale della Baviera si era pronunciato contro la chiusura delle forniture russe di gas, calcolando quattro mesi fa la cancellazione possibile di 220 mila posti di lavoro. Il mese passato l’Associazione Industriali di Baviera (VBW) ha pubblicato uno studio per cui senza gas russo il PIL tedesco crollerà del 12,7%.

 

Il Nord Stream a inizio di settembre, prima delle esplosione, era stato chiuso dall’azienda russa Gazprom, proprietaria con i tedeschi dell’infrastruttura. Tuttavia, alla settimana dell’Energia di Mosca, un discorso di Putin aveva segnalato la volontà di tornare a rifornire i partner europei.

 

L’anno passato il Paese, ormai in via di autoconsapevole de-industrializzazione ed in inevitabile recessione, aveva nazionalizzato il gigante del gas Uniper.

 

Mentre Scholz fischiettava nello studio ovale di Biden in visita ufficiale alla Casa Bianca e i giornali tedeschi si affannavano a lanciare sulla popolazione la bufala dei sub filoucraini autori dell’attentato (quelle che Putin ha definito «complete assurdità»), il Bundestag alla settimana scorsa ha malamente bloccato la mozione per un comitato investigativo sula distruzione Nord Stream presentato da Alternative fuer Deutschland.

 

 

 

 

Immagine di Pjotr Mahhonin via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)

 

 

 

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