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Il FMI estende un prestito di 15,6 miliardi di dollari all’Ucraina

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Il Fondo monetario internazionale ha confermato in un comunicato stampa del 22 marzo di aver raggiunto «un accordo a livello di personale» con l’Ucraina per estendere un enorme prestito di 15,6 miliardi di dollari per 48 mesi al governo di Kiev, che non è in grado di sopravvivere senza un sostegno finanziario esterno.

 

La quota dell’Ucraina presso il FMI è inferiore a 3 miliardi di dollari; la quota di un Paese determina il suo massimo impegno finanziario nei confronti dell’FMI e l’accesso ai finanziamenti dell’FMI. Normalmente un Paese non può ottenere più del 200% della sua quota in nuovi finanziamenti.

 

Il prestito del FMI all’Ucraina è pari al 577%. Nei prossimi tre anni, dal 2023 al 2025, l’Ucraina dovrà pagare quasi 10 miliardi di dollari al Fondo per prestiti precedenti.

 

«In assenza di rifinanziamento, molto probabilmente l’Ucraina sarà costretta al default», ha affermato Alexej Mozhin, direttore esecutivo russo del Fondo.

 

Tuttavia, i paesi di tutta l’Africa, dell’Iberoamerica e di parti dell’Asia, che hanno davvero bisogno di credito per sopravvivere e crescere, viene detto categoricamente dal FMI che non sono meritevoli di credito.

 

L’Argentina, che ha ottenuto prestiti (sotto il presidente saccheggiatore Mauricio Macri, 2015-2019), deve sottoporsi a estenuanti revisioni del FMI e dure condizionalità ogni tre mesi, per ottenere una tranche di un miliardo di dollari qua e là, dispensata con il contagocce.

 

Attualmente perfino il sistema pensionistico ucraino è pagato dal contribuente americano, con Biden che ha annunciato – mentre nel suo Paese i treni deragliano e le banche falliscono – più di 100 miliardi di dollari di «aiuti».

 

Come riportato da Renovatio 21, un anno fa il regime di Kiev ha chiesto ai creditori di cancellare i suoi 67 miliardi di debito.

 

I debiti dell’Ucraina verso i creditori esteri sono cresciuti costantemente sotto ciascuno dei suoi governi. L’ex presidente Leonid Kuchma è stato l’unico dei sei presidenti post-indipendenza del Paese ad adottare misure per cercare di ridurre l’onere del debito tra l’inizio e la metà degli anni 2000.

 

L’Ucraina è diventata membro del Fondo monetario internazionale nel 1992, con il creditore che ha fornito al Paese decine di miliardi di prestiti condizionali che hanno richiesto al Paese di attuare riforme economiche volte ad aprire il paese ai mercati esteri, prevalentemente occidentali.

 

«Queste riforme, combinate a corruzione su larga scala e ad una varietà di mali sociali, hanno trasformato il Paese da una delle economie industriali più avanzate del mondo in uno dei Paesi più poveri d’Europa nell’arco di 30 anni» scriveva un anno fa la testata russa Sputnik.

 

Nel 1992 il debito estero era zero, grazie all’impegno della Russia ad assumere i 100 miliardi di dollari di passività dell’Unione Sovietica. I successivi governi ucraini hanno accumulato decine di miliardi di dollari in obbligazioni nei confronti di creditori esteri, incluso il Fondo monetario internazionale, gli Stati Uniti e l’Unione Europea.

 

Dove sono finiti i soldi ucraini? Il Paese è ricco di materie prime, grandi industrie di eredità sovietica (Azovstal’ era l’acciaieria più grande d’Europa), mano d’opera molto qualificata. E quindi, perché l’Ucraina negli anni è diventato il Paese più povero d’Europa? Semplice: tutto il danaro agli oligarchi, briciole o meno ancora al popolo – il quale, povero e disperato, è facile quindi da radicalizzare, nazificando le bande ultras e altri gruppuscoli spiantati.

 

La ricetta dell’Ucraina nell’ora presente è tutta qua. Non crediamo che i danari del FMI serviranno a rompere questo schema malvagio.

 

 

 

 

Immagine di Tiia Monto via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

 

 

 

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