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Il direttore del SETI mette in guardia contro le civiltà aliene «malevole»

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Mentre molti scienziati stanno facendo del loro meglio per stabilire il primo contatto, o almeno trovare prove di una civiltà extraterrestre, altri si pongono una domanda cruciale: siamo sicuri che vorremmo davvero che gli alieni ci trovassero?

 

«Non abbiamo motivo di credere che il progresso tecnologico e l’altruismo o la moralità siano in qualche modo collegati», ha detto a Inverse il ricercatore del SETI Andrew Siemion.

«Non abbiamo motivo di credere che il progresso tecnologico e l’altruismo o la moralità siano in qualche modo collegati»

 

«Probabilmente ci sono civiltà malevole altrove nell’universo, quindi è sicuramente qualcosa che dovremmo considerare mentre continuiamo a esplorare l’universo».

 

Siemion, che è il direttore del Berkeley SETI Research Center e principal del progetto Breakthrough Listen a caccia di alieni, sta invocando una tensione al centro di qualsiasi progetto alla ricerca di vita aliena. Trovarla con successo cambierebbe il mondo, ma non c’è nemmeno alcuna garanzia che l’umanità sopravviverà all’incontro.

«Probabilmente ci sono civiltà malevole altrove nell’universo, quindi è sicuramente qualcosa che dovremmo considerare mentre continuiamo a esplorare l’universo»

Il famoso fisico ed esperto SETI Michio Kaku ha condiviso un avvertimento simile di recente, anche se né lui né Siemion sembrano pensare che i possibili rischi siano una ragione sufficiente per smettere di cercare  alieni.

 

«Ora, personalmente, penso che gli alieni là fuori sarebbero amichevoli, ma non possiamo scommetterci», ha detto Kaku al Guardian all’inizio di questo mese.

 

«Quindi penso che ci metteremo in contatto, ma dovremmo farlo con molta attenzione».

 

Abbiamo lanciato segnali radio nel cosmo per un secolo, quindi tutti gli extraterrestri entro cento anni luce e in grado di intercettare uno specifico messaggio di «ciao universo» sono già più che consapevoli della nostra esistenza

Come scrive Futurism, il dibattito sul fatto che l’umanità debba o meno svelarsi all’universo e trasmettere messaggi a qualsiasi civiltà aliena che potrebbe essere là fuori manca del fatto scomodo che finora non siamo stati esattamente subdoli.

 

Abbiamo lanciato segnali radio nel cosmo per un secolo, quindi tutti gli extraterrestri entro cento anni luce e in grado di intercettare uno specifico messaggio di «ciao universo» sono già più che consapevoli della nostra esistenza. È la prima sequenza del film di John Carpenter Starman, che mostra come un alieno potrebbe recepire tutti i messaggi inviati dalla terra; l’idea era inquitantemente presente anche in Contact, dove come risposta gli alieni re-inviavano sulla terra le immagini della prima trasmissione TV della storia – Hitler alle Olimpiadi di Berlino del 1936…

 

Ultimamente media e governi, in ispecie quello USA, stanno parlando moltissimo di UFO e alieni, con aperture di archivi, rivelazioni, realease di video quasi ogni mese. C’è da chiedersi perché. L’ufologia, che colpisce moltissimo la curiosità e la fantasia della popolazione, può essere usata abbondantemente come  arma di distrazione di massa.

 

Quindi, la domanda è: se ci fanno vedere gli alieni, cos’è che ci stanno nascondendo?

Quindi, la domanda è: se ci fanno vedere gli alieni, cos’è che ci stanno nascondendo?

 

 

 

 

 

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