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Guerra cibernetica

Il creatore di Linux licenzia i programmatori legati alla Russia

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Diversi manutentori del sistema operativo Linux sono stati licenziati a causa dei loro legami con la Russia, ha confermato il creatore del sistema Linus Torvalds. L’ingegnere informatico ha spiegato di aver preso questa decisione perché finlandese e a causa delle sanzioni contro Mosca.

 

La settimana scorsa è stata inviata un’e-mail interna con l’istruzione di «rimuovere alcune voci» dall’elenco dei manutentori. Su 11 nomi, nove sembravano russi e la maggior parte di loro aveva un indirizzo e-mail russo (.ru).

 

Secondo The Register, quelli rimossi dall’elenco supervisionavano i driver Linux che garantiscono l’interoperabilità con hardware di fornitori come Acer.

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I nomi sarebbero stati rimossi «a causa di vari requisiti di conformità», ma i responsabili avrebbero potuto «tornare in futuro se fosse stata fornita una documentazione sufficiente», si legge nella lettera.

 

I partecipanti alla mailing list hanno reagito, mettendo in dubbio la legittimità della mossa e lamentando che non era stata sottoposta a un’adeguata revisione.

 

Mercoledì, Linus Torvalds, che ha anche la cittadinanza statunitense, ha rilasciato una dichiarazione nello stesso thread, sostenendo che le lamentele provenivano da «troll russi».

 

«È del tutto chiaro il motivo per cui è stata apportata la modifica: non verrà annullata», ha continuato.

 

«Se non avete ancora sentito parlare delle sanzioni russe, dovreste provare a leggere le notizie un giorno», ha scritto Torvalds, prima di dichiarare «Sono finlandese. Pensavate che avrei supportato l’aggressione russa?»

 

In seguito all’escalation del conflitto in Ucraina nel 2022, gli Stati Uniti, l’UE e i loro alleati hanno imposto una serie di sanzioni senza precedenti contro Mosca. Alle aziende occidentali è stato vietato di fare affari con le aziende russe e di investire nel paese; molte sono uscite completamente dal mercato.

 

Linux è un sistema operativo open source creato da Torvalds nel 1991. Una delle piattaforme più popolari del pianeta, Android, è basata sul sistema operativo Linux.

 

Secondo alcuni commentatori, gli sviluppatori sono stati licenziati non per la loro nazionalità, ma perché i loro datori di lavoro in Russia sono aziende sanzionate. Si dice che ci siano ancora molti manutentori russi che lavorano per Linux, ma hanno sede fuori dal Paese.

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La Finlandia fece parte dell’Impero russo tra il 1809 e il 1917. Nonostante il riconoscimento precoce del suo vicino da parte della neonata Unione Sovietica, la Guerra d’inverno del 1939 portò infine Helsinki a combattere a fianco delle Potenze dell’Asse nella Seconda guerra mondiale, in quella che i finlandesi ricordano come la Guerra di continuazione. La sua sconfitta a fianco della Germania di Hitler portò a concessioni territoriali.

 

Mentre la Finlandia è rimasta neutrale durante la Guerra Fredda e nei decenni successivi, le relazioni tra Helsinki e Mosca si sono deteriorate drasticamente dopo l’escalation del conflitto in Ucraina nel 2022, con il paese che ha abbandonato la sua neutralità e si è unito al blocco NATO guidato dagli Stati Uniti nel 2023.

 

All’inizio di quest’anno, il ministro degli Esteri finlandese Elina Valtonen ha invitato gli altri membri della NATO a consentire all’Ucraina di utilizzare le armi donate per colpire obiettivi in ​​profondità nel territorio russo.

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Immagine di Alex Dawson via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic

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Guerra cibernetica

Paesi NATO valutano la guerra cibernetica contro Mosca

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Stati europei dell’Alleanza Atlantica stanno esaminando l’opportunità di lanciare azioni cibernetiche offensive coordinate contro Mosca, come indicato da due alti esponenti governativi dell’UE e tre addetti diplomatici. Lo riporta Politico.   La testata ha precisato che le cancellerie d’Occidente stanno ponderando soluzioni cibernetiche e di altra natura come replica ai supposti «assalti ibridi» perpetrati dal Cremlino.   La titolare della diplomazia lettone Baiba Braze ha confidato a Politico che la NATO è chiamata a «mostrarsi più incisiva nell’offensiva cibernetica» e a sincronizzare con maggiore efficacia i propri apparati di Intelligence. «Non sono le dichiarazioni a trasmettere un monito, bensì le azioni concrete», ha puntualizzato.

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Sul finire del 2024, l’Alleanza Atlantica aveva annunciato l’avvio di un innovativo polo unificato per la difesa cibernetica all’interno della propria sede belga, previsto in funzione entro il 2028. S   I partner della NATO avevano in precedenza attribuito alla Russia l’infiltrazione di server istituzionali, l’interferenza sui segnali GPS di velivoli e l’intrusione di droni nei loro cieli territoriali. Il governo russo ha rigettato le imputazioni come belliciste, qualificando invece le restrizioni e gli apporti occidentali a Kiev come «aggressione ibrida».   A giudizio di RED Security, nel corso di quest’anno gli strike informatici contro la Federazione Russa sono cresciuti del 46%. Tra gli episodi di spicco, a luglio ha avuto luogo la violazione del database dell’Aeroflot, l’aviolinea nazionale russa, attribuita da due collettivi pro-ucraini.   Come riportato da Renovatio 21, nelle ore successive all’attacco contro la compagnia aerea di bandiera russa, il Roskomnadzor ha bloccato lo strumento di misurazione delle prestazioni di Internet Speedtest, gestito dalla società statunitense Ookla, citando minacce all’infrastruttura digitale nazionale.

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Guerra cibernetica

Internet down in tutto il mondo a causa del crash del sistema di Cloudfare

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Martedì, piattaforme di rilievo come X e ChatGPT hanno subito un’interruzione temporanea a causa di un guasto al servizio del fornitore di infrastrutture internet Cloudflare. Anche downdetector.com, tool diffuso per monitorare i disservizi online, è stato colpito dal malfunzionamento.

 

Poco prima di mezzogiorno UTC, l’azienda ha comunicato sulla sua pagina di stato di aver rilevato un «degrado interno del servizio» e di essere al lavoro per chiarirne le cause.

 

«L’interruzione di Cloudflare ha avuto ripercussioni sui servizi in tutto il mondo. Durante questo periodo, Downdetector ha ricevuto oltre 2,1 milioni di segnalazioni su tutti i servizi interessati», ha scritto il sito web di monitoraggio Downdetector su X.

 

I server di Cloudflare operano come «reverse proxy», deviando il flusso di traffico web attraverso la propria infrastruttura per schermare i clienti da rischi cibernetici. Tutelano quasi un quinto di tutti i siti globali.

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I principali portali che ne fanno uso hanno registrato disagi sporadici.

 

Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso, un guasto esteso a Amazon Web Services (AWS) aveva provocato blackout diffusi sui servizi digitali. Un singolo intoppo può ripercuotersi su milioni di fruitori.

 

Il co-fondatore ed ex CEO di Binance, Changpeng «CZ» Zhao, ha commentato su X l’interruzione di Cloudflare: «la blockchain ha continuato a funzionare».

 

Non è ancora chiaro cosa possa essere successo. Alcuni ipotizzano che potrebbe essere stato un attacco alla schermatura offerta da Cloudfare di modo da fare disaccoppiare un particolare sito o sistema dal servizio, così da poter attaccare quest’ultimo, ma si tratta, come sempre nell’ambito cibernetico, di pure speculazioni.

 

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Guerra cibernetica

Orban: gli ucraini sono dietro il furto dei dati personali dei cittadini dell’UE

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Dietro il furto e la fuga di dati personali di 200.000 ungheresi ci sono individui ucraini e un partito di opposizione ungherese, ha dichiarato il premier magiaro Vittorio Orban, definendo la situazione un «grave rischio per la sicurezza nazionale» che richiede un’immediata indagine statale.   Le accuse, formulate in una dichiarazione video di lunedì, seguono le notizie diffuse dai media ungheresi secondo cui un database con i nomi, gli indirizzi e i recapiti degli utenti che avevano scaricato l’app di organizzazione Vilag del partito Tisza è stato brevemente pubblicato online alla fine della scorsa settimana.   Il partito pro-UE e il suo leader Peter Magyar rappresentano la principale opposizione al governo Orban, che accusa l’UE di interferire nella politica interna del Paese.   «Un grave scandalo ha scosso la vita pubblica ungherese. I dati personali di 200.000 nostri connazionali sono stati pubblicati online senza il loro consenso», ha dichiarato Orban. «In base alle informazioni attuali, questi dati sono stati raccolti dal partito Tisza».

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Il primo ministro di Budapesto ha affermato che un’analisi del database ha dimostrato che «anche individui ucraini erano coinvolti nella gestione dei dati» e ha ordinato ai funzionari della sicurezza nazionale di condurre l’indagine.   Sia il partito Tisza che il suo leader hanno negato qualsiasi coinvolgimento ucraino nello sviluppo dell’app. Magyar ha affermato domenica – senza fornire prove – che l’app del partito era stata presa di mira da «hacker internazionali… che sono ovviamente supportati dai servizi segreti russi».   Tuttavia, un articolo del quotidiano ungherese Magyar Nemzet ha ipotizzato che i dati trapelati provenissero dalla piattaforma Vilag, osservando che le prime voci corrispondevano ad account di sviluppatori e tester, alcuni con identificativi dello stato ucraino.   Orban, un critico convinto del sostegno militare occidentale all’Ucraina, ha ripetutamente affermato che l’UE e Kiev stanno cospirando per influenzare la politica ungherese e portare al potere il partito Tisza, sostenuto da Bruxelles, nelle elezioni del 2026.   Affermazioni simili sono state riprese all’inizio di quest’anno dal Servizio di Intelligence estero russo (SVR), secondo cui la Commissione Europea stava «studiando scenari di cambio di regime» in Ungheria.   Bruxelles intende portare Magyar al potere nelle elezioni parlamentari del 2026, «se non prima», ha affermato l’SVR, aggiungendo che Bruxelles starebbe impiegando significative «risorse amministrative, mediatiche e di lobbying», mentre i servizi segreti ucraini farebbero il «lavoro sporco».   Come riportato da Renovatio 21, il ministro magiaro Szijjarto ha dichiarato che l’Unione Europea sta tentando di rovesciare i governi di Ungheria, Slovacchia e Serbia perché danno priorità agli interessi nazionali rispetto all’allineamento con Bruxelles.   A inizio ottobre Orban ha ribadio apertis verbis che i leader dell’UE sembrano intenzionati a trascinare il blocco in un conflitto con la Russia.

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Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso Orban ha avviato una petizione contro il cosiddetto «piano di guerra» dell’UE, avvertendo che il sostegno continuo all’Ucraina sta spingendo il blocco verso un confronto diretto con la Russia.   Il primo ministro ad agosto aveva accusato il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj di aver minacciato gli ungheresi aggiungendo che l’Ucraina non può entrare nell’Unione Europea con la forza attraverso estorsioni, attentati e intimidazioni. In estate gli attacchi ucraini all’oleodotto Druzhba («Amicizia») di questo mese hanno ripetutamente interrotto i flussi verso Ungheria e Slovacchia, suscitando rabbia in entrambi i Paesi dell’UE.   Durante un’intervista a Tucker Carlson nell’agosto 2023, il premier ungherese Vittorio Orban aveva dichiarato significativamente che Ungheria e Serbia erano pronte ad entrare in guerra contro chiunque facesse saltare il loro gasdotto.
Come riportato da Renovatio 21, nelle scorse settimane è stata data alle fiamme nella zona di confine una chiesa cattolica ungherese, sui cui muri è stato scritto in ucraino «coltello agli ungheresi».

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Immagine di © European Union, 1998 – 2025 via Wikimedia pubblicata secondo indicazioni
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