Pensiero

Il coraggio e la Fede di un anziano

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Vorrei raccontarvi un breve episodio di ordinaria quotidianità lavorativa, ma che credo abbia tanto da insegnare. 

 

Chi mi conosce sa che lavoro con gli anziani all’interno di una RSA.

 

A chi mi conosce, ma anche a chi non mi conosce, non smetterò mai di dire che gli anziani sono un’enorme risorsa: il loro vissuto, il loro bagaglio personale, culturale ed esperienziale è uno scrigno che contiene tesori difficili da comprendere per chi non li tocca veramente con mano. E l’episodio di cui vorrei rendervi partecipi ne è lampante riprova. 

 

Gli anziani sono un’enorme risorsa: il loro vissuto, il loro bagaglio personale, culturale ed esperienziale è uno scrigno che contiene tesori difficili da comprendere per chi non li tocca veramente con mano

Come tutti sapranno, purtroppo, l’epoca COVID-19 costringe le RSA ad attuare un isolamento «preventivo» per gli anziani che provengono dal domicilio o che, più semplicemente, provengono da un periodo di degenza in ospedale o da altre strutture. Ciò deve avvenire anche se i pazienti risultano negativi ai tamponi di controllo prima del rientro o del nuovo ingresso. Questo, sicuramente, aggrava ancora di più la situazione morale degli anziani, che si trovano «isolati», spesso senza capirne i reali motivi e senza conoscere i tempi.

 

Diventa perciò compito degli operatori sanitari — e quindi di tutta l’équipe sanitario-assistenziale che opera all’interno delle residenze per anziani — rendere più lieve questo pesante periodo, trovando soluzioni concrete per dedicare tempo, attenzioni e attività individuali ai singoli ospiti che si trovano in tale situazione.

 

Come vi dicevo, però, di recente mi è capitato di assistere e di ascoltare qualcosa di veramente particolare.

 

Una signora alla quale ho chiesto come si sentiva e quanto le pesava questo periodo, mi ha così risposto:

 

«La solitudine è maestra di vita. Nella solitudine si ha il tempo per stare in silenzio. Nel silenzio si ha il tempo per meditare: sulla propria vita, su tutta la propria esistenza. Su ciò che si è fatto di sbagliato e su ciò che si può ancora migliorare. Nella solitudine si può maturare una Fede ancora più forte».

«La solitudine è maestra di vita. Nella solitudine si ha il tempo per stare in silenzio. Nel silenzio si ha il tempo per meditare: sulla propria vita, su tutta la propria esistenza. Su ciò che si è fatto di sbagliato e su ciò che si può ancora migliorare. Nella solitudine si può maturare una Fede ancora più forte».

 

Sono poche parole, ma credo non servano aggiunte per commentare una simile ricchezza di argomenti e di contenuti.

 

Le generazioni di molti anziani che ancora oggi conosciamo è stata quella più colpita dalla propaganda moderna: quella attuata dalla televisione.

 

Le soap opera, da Beautiful in giù, hanno spappolato i cervelli di tante persone che ora sono anziane. La televisione ha immobilizzato le menti e i corpi di tante generazioni, ma le prime ad aver subito questo sfrontato attacco all’intelligenza sono quelle che più ne hanno pagato le conseguenze.

Questi anziani sono stati forse gli ultimi ad avere avuto, quantomeno da bambini, una formazione vera, cristiana e quindi connessa alla realtà, a ciò che è vero e buono

 

Tuttavia, questi anziani sono stati forse gli ultimi ad avere avuto, quantomeno da bambini, una formazione vera, cristiana e quindi connessa alla realtà, a ciò che è vero e buono. 

 

Nei modelli di società utilitariste, dove ciò che non serve o non produce un guadagno pratico, economico e anzi si riduce ad essere un peso in termini fiscali, l’anziano non è visto mai come una risorsa quanto piuttosto come un peso da eliminare, come accade già in molti stati europei.

 

In una società invece degna di tal nome, l’anziano è sinonimo di ricchezza: umana, sociale, etica. Chi, come me, lavora all’interno di simili strutture, ha la grazia di poter toccare con mano questa assoluta verità ogni giorno, unendosi a quello che è a mio avviso è diventato uno slogan molto centrato: «Senza anziani non c’è futuro!».

In una società invece degna di tal nome, l’anziano è sinonimo di ricchezza: umana, sociale, etica. «Senza anziani non c’è futuro!»

 

Parlare di futuro, ascoltare gli slogan dei nostri politicanti che invitano i giovani a «sognare in grande» senza tenere conto della tutela dei deboli, è certamente un segno tangibile dell’ipocrisia e del punto di non ritorno al quale la nostra società iper-materialista e iper-utilitarista è arrivata.

 

 

Cristiano Lugli 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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