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Il censimento vaccinale del MIUR

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Il 20 giugno scorso è partita dal MIUR una circolare rivolta a tutti i dirigenti scolastici avente come tema le vaccinazioni.
Le motivazioni espresse e firmate dal Cons. Giuseppe Chiné, nuovo Capo del Gabinetto, hanno lo scopo di «tutelare il diritto della salute pubblica e in special modo quella parte di popolazione che non può per ragioni mediche vaccinarsi e che ha bisogno che a vaccinarsi siano gli altri, per non correre il rischio di ammalarsi, per contagio di malattie potenzialmente mortali o invalidanti».

 

Con tempi davvero stretti, il MIUR ha chiesto a tutti i DS di inviare un elenco suddiviso in tre casistiche entro il 25 giugno scorso:
È evidente che lo scopo, è quello di contare tutti i non vaccinati

 

1) numero di alunni e studenti non in regola con gli adempimenti vaccinali, distinto per grado di istruzione, avendo cura di evidenziare la quota di alunni e studenti che si trovano nella condizioni dell’art.1 comma 3 del decreto legge (omissione, differimento ecc…)

 

2) numero di alunni cui, per un  periodo di almeno un mese, è stato negato l’accesso ai servizi educativi infanzia o scuola d’infanzia, perché le relative famiglie non hanno presentato nei termini prestabiliti  la documentazione di cui all’art.1 comma 3 del decreto, avendo cura di evidenziare la quota di alunni che è stato negato l’accesso sino alla fine del calendario delle lezioni
Se lo si fa con i rom scoppia il finimondo e si parla di «leggi razziali», «discriminazione etnica» e così via, se lo si fa con i bambini violando e discriminando l’etica e la sovranità familiare dei genitori non importa nulla nessuno
3) numero complessivo degli alunni e studenti, per grado di istruzione.
Una conta insomma, bella e buona. E perché una conta così dettagliata, richiesta in un lasso di tempo così breve e tenendola ben lontana dai riflettori?

 

È evidente che lo scopo, è quello di contare tutti i non vaccinati.
Peccato, però, che in questa conta non possa rivelarsi davvero precisa perché tanti, tantissimi bambini non vaccinati non vengono presi in considerazione: quelli che restano a casa dal nido d’infanzia, causa madri senza lavoro, problemi economici, scelte personali e via discorrendo.
Non è nemmeno da escludere la possibilità che il MIUR voglia sapere quante sezioni possano essere messe a rischio, quanti asili o materne – in situazioni già davvero precarie per il grosso calo della natalità – rischino di dover chiudere sezioni allontanando dipendenti pubblici, se si tentano di escludere anche i bambini non vaccinati – che pochi non sono.

 

L’accento insistente si pone sempre sui tanto decantati “bambini immunodepressi”. Questa, oltre ad essere una colossale bugia smentita dagli stessi soggetti immunodepressi aventi un’età già adulta per poter testimoniare che non è di certo il vaccino degli altri a salvare loro da ogni contagio, è un mezzo di strumentalizzazione davvero vergognoso.
Quanti sono questi immunodepressi? Perché nessuno ce lo dice mai?
Che poi, quanti sono questi immunodepressi? Perché nessuno ce lo dice mai? Perché non si fa la conta anche per loro? La circolare MIUR, nel punto 1, parla in effetti dei soli bambini che si trovano nella condizione di omissione o differimento (ripetiamo, art.1 comm.3 della legge 119/2017), senza specificare di avere interesse per sapere quanti sono gli eventuali immunodepressi.

 

Fino ad ora abbiamo parlato di “conta”, ma in realtà questa richiesta fatta dal MIUR è molto peggio: è un censimento vero e proprio.

 

L’unica differenza è che se lo si fa con i rom scoppia il finimondo e si parla di «leggi razziali», «discriminazione etnica» e così via, se lo si fa con i bambini violando e discriminando l’etica e la sovranità familiare dei genitori non importa nulla nessuno.
Il censimento dei bambini «no-vax» a scuola, invece, è diventato spaventosa ed inquietante realtà.
In questi giorni diverse associazioni e gruppi hanno esultato per una presunta proroga che il Governo starebbe valutando, in grado di allungare così i tempi fissati al 10 luglio, data ultima per presentare «la documentazione comprovante l’effettuazione dei vaccini obbligatori», necessaria per l’iscrizione scolastica.

 

Bene, ma finché  non ci sarà nero su bianco  l’ufficialità di una circolare o di un reale pronunciamento  del Ministero della Salute, rimangono solo chiacchiere.

 

Il censimento dei bambini «no-vax» a scuola, invece, è diventato spaventosa ed inquietante realtà.

 

 

Cristiano Lugli

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