Spirito
Il cattolicesimo tedesco sull’orlo di una crisi di nervi
Alla vigilia di elezioni legislative che dovrebbero segnare la sconfitta dei socialdemocratici, le fratture nell’episcopato tedesco – e più in generale nel cattolicesimo d’Oltrereno – tornano a emergere sulle questioni dell’identità e dell’immigrazione.
Il Reno è noto per essere un fiume capriccioso, persino tumultuoso: da qui a vederlo come metafora della vita politica ed ecclesiastica tedesca, c’è solo un passo che alcuni non esiteranno a compiere alla vigilia delle cruciali elezioni generali per la principale potenza europea.
A causa di una serie di attacchi terroristici che colpiscono il Paese da diversi mesi, i parlamentari tedeschi hanno esaminato a fine gennaio 2025 due risoluzioni – simboliche perché non hanno valore vincolante per l’esecutivo – volte a ripristinare controlli permanenti alle frontiere ed espellere sistematicamente tutti gli immigrati clandestini.
Due testi presentati dall’attuale presidente della CDU (centro-destra) Friedrich Merz, che si candida alla carica di cancelliere dopo un’eventuale vittoria alle elezioni legislative del 23 febbraio. Hanno ottenuto il sostegno del partito di destra nazionale Alternativ für Deutschland (AfD), un partito odiato dalla maggior parte della classe politica tedesca e dalla Chiesa cattolica.
Dopo una votazione che ha suscitato scalpore all’interno della cattedrale progressista, il vescovo sinodale di Limburgo, mons. Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca (DBK), nonché i leader protestanti, hanno firmato una dichiarazione congiunta giudicando l’iniziativa parlamentare «contraria alla Costituzione».
Chiedevano un’unione sacra contro «l’estremismo, in particolare il nazionalismo etnico». Il 13 febbraio un islamista tedesco si è lanciato deliberatamente in auto contro la folla a Monaco di Baviera, causando la morte – secondo un resoconto provvisorio – di una bambina di 2 anni e della madre di 37 anni.
La dichiarazione, firmata anche dal vescovo Georg Bätzing, ha subito evidenziato ancora una volta le attuali fratture in seno alla DBK: il segretario generale del massimo organismo ecclesiastico tedesco ha fatto sapere che l’iniziativa non è stata realizzata «in coordinamento» con i competenti servizi della conferenza episcopale:
«Raccomando di astenersi da ulteriori prese di posizione», ha ammonito Beate Gilles, che ha colto l’occasione per sottolineare che la maggior parte dei vescovi ha accettato di non intervenire pubblicamente nella campagna elettorale per le elezioni legislative. Fatica sprecata.
In questo momento tre prelati tedeschi hanno reagito. Il primo, Heinz Wiesemann, vescovo di Spira, per difendere l’affermazione del presidente della DBK; gli altri due – il vescovo Rudolf Voderholzer di Ratisbona e il vescovo Gregor Maria Hanke di Eichstätt – a dissociarsene.
«L’ attuale dichiarazione contro il disegno di legge CDU/CSU non è stata fatta a mio nome, me ne dissocio completamente», ha protestato il vescovo Voderholzer. Il portavoce della Conferenza episcopale Matthias Kopp ha dichiarato al Tagespost che alla sede centrale della DBK sono pervenute «molte critiche da parte di cattolici contrari alla dichiarazione del vescovo Bätzing».
Il presidente della Federazione delle imprese cattoliche (BKU), Martin Nebeling, ha difeso la mozione parlamentare presentata dalla CDU e ha preso le distanze da quanti, all’interno della gerarchia cattolica, avevano scelto di criticarla: «una misura non è cattiva solo perché l’AfD la sostiene», ha affermato Martin Nebeling.
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Le divisioni nell’episcopato scuotono anche le associazioni giovanili cattoliche e il Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK): dopo le dure critiche ai partiti di centro-destra da parte della presidente dello ZdK, Irme Stetter-Karp, Annegret Kramp-Karrenbauer, figura di spicco della CDU, ha lasciato il suo incarico nel comitato dei laici cattolici.
È chiaro che le linee di frattura apparse all’interno del cattolicesimo tedesco non hanno fatto che ampliarsi nel corso degli anni e il futuro luminoso promesso dalle sirene del progressismo si è trasformato in una dolorosa via crucis.
È chiaro che una rondine non fa primavera, soprattutto quando il suo volo segue gli zigzag del cammino sinodale…
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine diKlaus Landry via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International