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Il cardinale Erdö: l’uso della mozzetta da parte di Leone XIV non è un segno di «tradizionalismo»

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l cardinale ungherese Peter Erdö ha minimizzato la credenza secondo cui l’uso della mozzetta papale da parte di Papa Leone XIV rivelerebbe un «tradizionalismo» liturgico. Lo riporta LifeSite.

 

Uscendo sulla celebre loggia vaticana la sera dell’8 maggio, Papa Leone XIV, accolto da applausi e boati di benvenuto, ha colpito per l’uso della tradizionale mozzetta e stola papale. Un gesto che è stato recepito da molti come un segno di un ritorno del papato a posizioni più in linea con la Tradizione cattolica.

 

Come noto, Bergoglio aveva evitato la mozzetta e la stola, tradizionalmente indossate dal nuovo papa quando saluta la folla, nonostante gli era stata data la stola da indossare quando impartisce la benedizione.

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L’indossare i paramenti sacri da parte di Leone fu visto da molti a Roma e in tutta la Chiesa come un segno di rispetto della tradizione, sia dal punto di vista liturgico che dottrinale, dopo la sbornia modernista degli anni bergogliani.

 

Uno dei cardinali del conclave ha respinto questa idea. Il cardinale Peter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest, era lui stesso considerato papabile da molti alla vigilia del conclave.

 

In un’intervista ad un organo di stampa dell’arcidiocesi magiara, il cardinale Erdö ha espresso il suo punto di vista sull’uso dell’abito papale tradizionale da parte di Leone: «ciò non implica alcun tipo di tradizionalismo», ha dichiarato il porporato considerato conservatore.

 

Il cardinale ha poi fatto riferimento alla messa concelebrata da Leone XIII con tutti i cardinali la mattina del 9 maggio, il giorno dell’intervista. «Stamattina abbiamo concelebrato nella Cappella Sistina: si è trattato di una normalissima Messa Novus Ordo, che in Ungheria può essere celebrata ogni volta che si desidera celebrare la Messa in modo gradevole» ha detto l’Erdö. «Penso che nella sua persona la Chiesa abbia un Papa attento alla liturgia, ma allo stesso tempo compassionevole e capace di celebrare con il popolo. Questo è importante, perché sappiamo che la liturgia è uno dei temi centrali della nostra vita ecclesiale, e spesso dei nostri dibattiti».

 

Con Leone, ha commentato il presule ungherese, «la Chiesa ha un Papa originale, coraggioso e armonioso».

 

L’opinione del cardinale non è condivisa da altri membri della Curia, come l’arcivescovo Georg Gänswein, che è stato segretario di papa Benedetto XVI. Monsignor Gänswein ha anche sottolineato l’uso della mozzetta papale da parte di Leone XIII come segno rivelatore del pontificato imminente.

 

«Quando l’ho visto uscire sul balcone della Basilica di San Pietro mi sono detto: “Questo Papa suscita speranza, speranza, speranza, speranza, otticamente e acusticamente».

 

Gänswein ha aggiunto che con Leo, ha intuito che «si apre una nuova fase. Sento un sollievo diffuso. La stagione dell’arbitrarietà è finita». «Possiamo cominciare a contare su un papato che sappia garantire stabilità e appoggiarci sulle strutture esistenti, senza stravolgerle e sconvolgerle», ha aggiunto il presule tedesco un tempo noto alla stampa italiana come «Padre Georg».

 

Non è ancora chiara la posizione di Prevost riguardo la Messa antica. Secondo voci raccolti dalla stampa cattolica tradizionalista americana, un testimone oculare attendibile aveva visto l’allora cardinale Prevost celebrare la Messa tradizionale mentre lavorava nella Curia romana negli ultimi anni. Questa voce ha ulteriormente alimentato l’aspettativa che Leone potesse diventare un baluardo della tradizione liturgica. A questa testimonianza non confermata si è aggiunta quella di un ex membro degli Agostiniani avrebbe affermato che Prevost – egli stesso agostiniano – «non era un sostenitore della tradizione o del Rito Antico».

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Va ricordato, tuttavia, che il cardinale Prevost era a capo del Dicasterium pro episcopis (Dicastero per i vescovi) che ha silurato il vescovo texano Joseph Strickland, rimuovendolo dalla diocesi di Tyler, noto per la sua opposizione all’ecumenismo bergogliano, alla massoneria, al sinodo, ai vaccini fatti con i feti abortiti, nonché fiancheggiatore negli ultimi tempi della Messa antica – al punto da esprimersi in lode di monsignor Marcel Lefebvre.

 

Un sacerdote vicino a Renovatio 21 aveva tuttavia previsto il grande can-can del mondo para-tradizionista intorno all’affaccio con paramento: «se uscirà con la mozzetta, tanti penseranno che va tutto bene…» aveva profetizzato, anticipando la guardia bassa tenuta ora dalla quantità di fedeli non in linea con la Chiesa postconciliare.

 

Così è stato. Ci è dato, tuttavia, di sperare, e di pregare.

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Immagine di Edgar Beltrán / The Pillar via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

 

 

 

 

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