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Il cardinale Burke ha parlato con Leone per porre fine alla «persecuzione» contro la Messa tradizionale

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Il cardinale Raymond Burke ha rivelato di aver già parlato con papa Leone XIV del futuro della messa tradizionale, sperando che il papa segua l’esempio di Benedetto XVI. Lo riporta LifeSite.

 

Rivolgendosi ai partecipanti alla conferenza per il 60° anniversario della Latin Mass Society tenutasi sabato a Londra, Burke ha parlato del suo intervento personale al nuovo papa in merito al futuro della Messa tradizionale:

 

«Spero che Leone XIV ponga fine all’attuale persecuzione contro i fedeli nella Chiesa che desiderano adorare Dio secondo l’uso più antico del rito romano, questa persecuzione proveniente dall’interno della Chiesa».

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«Ho già avuto occasione di esprimerlo al Santo Padre. Spero che – appena possibile – riprenda lo studio di questa questione e cerchi di ripristinare la situazione esistente dopo il Summorum Pontificum e persino di sviluppare ciò che papa Benedetto XVI aveva così saggiamente e amorevolmente legiferato per la Chiesa».

 

Burke, che ha parlato tramite collegamento video alla conferenza, è da molti anni noto come uno dei principali sostenitori della liturgia tradizionale. Il cardinale americano celebra regolarmente la Messa tradizionale e ogni anno offre ordinazioni nel rito tradizionale per le fraternità sacerdotali a essa dedicate, come l’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote.

 

 

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A seguito delle ampie restrizioni alla Messa tradizionale introdotte da Bergoglio con la Traditionis Custodes nel luglio 2021, i vescovi hanno iniziato a reprimere la proliferazione del vecchio rito. Il testo del defunto papa è stato ulteriormente rafforzato dalle restrizioni supplementari del cardinale Arthur Roche nel dicembre dello stesso anno, e ha continuato a essere applicato anche nelle ultime settimane.

 

Commentando la Traditionis Custodes poco dopo la sua pubblicazione, Burke la definì un’«azione severa e rivoluzionaria del Santo Padre».

 

«A causa della confusione sulla  Traditionis Custodes  – il documento stesso è problematico dal punto di vista del diritto canonico e anche della realtà teologica della sacra liturgia – e quindi diversi vescovi ritengono di dover limitare notevolmente le possibilità di celebrare la Santa Messa secondo l’usus antiquior e anche l’amministrazione degli altri sacramenti secondo l’usus antiquior» aveva detto il porporato al vaticanista Michael Haynes a inizio anno.

 

 

«Questa è causa di grande sofferenza. Non è giusta. Dobbiamo pregare affinché Nostro Signore intervenga per porre fine a questa persecuzione di cattolici devoti che semplicemente sono spiritualmente nutriti dalla forma più antica del Rito Romano» aveva continuato Burke.

 

I fedeli della messa tradizionale hanno espresso la speranza che Leone adotti misure per allentare le restrizioni imposte dal suo predecessore.

 

La loro speranza è stata alimentata dalla calorosa accoglienza riservata a Leone XIV da Burke e dal cardinale Robert Sarah, entrambi importanti sostenitori del vecchio rito.

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Il vescovo Athanasius Schneider – anch’egli relatore alla conferenza di Londra lo scorso sabato – ha chiesto a Leone XIV di abrogare completamente la Traditionis Custodes.

 

«Si tratta davvero di un’umiliazione, di una persecuzione di una parte dei fedeli e anche di un rifiuto dell’intera tradizione liturgia della Chiesa. Quindi, questo deve essere sanato. Deve ripristinare la completa libertà d’uso della liturgia in tutte le epoche» ha detto il vescovo kazako.

 

Poco dopo l’elezione del papa, circolavano online voci secondo cui Leone stesso avrebbe celebrato la messa tradizionale in qualità di cardinale; tuttavia, non sono state fornite prove concrete in merito e sono emerse anche voci contraddittorie secondo cui sarebbe stato contrario alla messa in latino, scrive LifeSite, che nota che «il papa ha anche mostrato la propria sensibilità liturgica nella prima settimana del suo pontificato. Accogliendo i pellegrini del Dicastero per le Chiese Orientali per il Giubileo, Leone li ha elogiati per il senso di “mistero” che permane nella loro liturgia, e ha espresso la speranza che tale senso possa tornare in Occidente».

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Immagine di Lucie Horníková via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International

 

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