Geopolitica

Il cancelliere tedesco Scholz dice alla Serbia di riconoscere il Kosovo o di dimenticare l’adesione all’UE

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Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha visitato ieri Pristina, la capitale del Kosovo, esortando la Serbia a essere «pragmatica nel processo di riconoscimento del Kosovo», perché senza di essa il Paese non sarebbe in grado di entrare nell’UE.

 

«Il Kosovo e la Serbia devono raggiungere un accordo globale. È chiaro che un tale accordo risolve finalmente la questione del riconoscimento del Kosovo. È impossibile per due Paesi che non si riconoscono entrare a far parte dell’UE. Questo processo dovrebbe essere pragmatico», ha detto lo Scholz in una conferenza stampa congiunta con il primo ministro del territorio non riconosciuto, Albin Kurti, a Pristina il 10 giugno, riporta il portale Kosovo Online.

 

Lo Scholzo ha promesso a Pristina il sostegno per quanto riguarda la liberalizzazione dei visti nelle relazioni con l’UE.

 

Da parte sua, Kurti ha presentato un’iniziativa per l’adesione del Kosovo alla NATO, affermando che «la NATO dovrebbe rimanere in Kosovo fino a quando il Kosovo non entrerà a far parte della NATO».

 

Più di 60 paesi, tra cui Russia, India e Cina, si oppongono al riconoscimento del Kosovo.

 

Dal Kosovo, il cancelliere Scholzo (detto Scholzomat) è andato in Serbia: a differenza di quello di Lavrov il suo jet non è stato bloccato.

 

Come riportato da Renovatio 21, arrivato a Belgrado il tedesco ha cercato di convincere il presidente serbo Aleksandar Vucic che deve riconoscere le sanzioni anti-Russia se vuole entrare nell’UE.

 

La Serbia ha condannato l’azione militare, ma come la maggior parte del mondo non ha riconosciuto le sanzioni.

 

Vucic ha spiegato la «posizione specifica» della Serbia sulla questione, riferendosi al fervido sostegno di Mosca alla rivendicazione della Serbia sulla provincia separatista del Kosovo.

 

La Cina ha anche sostenuto la posizione della Serbia riguardo al Kosovo. A quanto pare, poi, ad aprile Pechino avrebbe consegnato a Belgrado importanti carichi di armamenti.

 

Né la Serbia né il Kosovo, che non si sono riconosciuti, possono entrare nell’UE fintanto che ci sarà una disputa sui confini. La popolazione serba è in larghissima parte contraria all’idea di riconoscere Pristina, cioè a cedere un territorio per secoli e secoli considerato serbo e puntellato di chiese e monasteri cristiani. Il riconoscimento del Kosovo da parte del Montenegro ha irritato la popolazione serba al punto che per le vacanze alcuni trovano preferibile visitare la Croazia – Paese rivale con cui si iniziò la guerra balcanica nei primi anni Novanta.

 

Nei resoconti ufficiali, tuttavia, mancano sempre un paio di informazioni rilevanti sulla questione del Kosovo.

 

Secondo il New York Times, il Kosovo è il primo Stato in Europa per percentuale pro-capite di foreign fighters finiti a combattere per l’ISIS. In due anni, la polizia  ha identificato 314 kosovari, tra cui due kamikaze, 44 donne e 28 bambini partiti  per lo Stato Islamico.

Il Kosovo, Paese creato dalle bombe NATO dei Clinton con il PD di D’Alema (allora DS) a prestare le basi, è stato per anni guidato dal capo del gruppo paramilitare etnonazionalista albanese UÇK, Hashim Thaci, accusato negli anni di crimini di guerra orrendi nonché di traffico di organi.

 

Come riportato da Renovatio 21, 24 aprile 2020, le Camere specializzate per il Kosovo e l’Ufficio del procuratore specializzato con sede all’Aia hanno presentato un atto d’accusa in dieci capi per l’esame della Corte, accusando Thaçi e altri di crimini contro l’umanità e crimini di guerra, tra cui omicidio, sparizione forzata di persone, persecuzioni e torture.

 

L’Europa sta davvero chiedendo ad un Paese europeo di fatto di amputarsi di una sua parte per offrirla a un Paese che in pochi anni si è già fatto un simile curriculum?

 

 

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