Geopolitica

Il Brasile sospende l’uso di milioni di dosi del vaccino cinese Sinovac

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L’ANVISA, il regolatore sanitario brasiliano ha sospeso l’uso di circa 12,1 milioni di dosi del vaccino contro il coronavirus prodotto dalla farmaceutica cinese Sinovac dopo aver appreso che le fiale erano state riempite in una base di produzione non autorizzata. Lo riporta il Washington Post.

 

La sospensione è di 90 giorni in quanto è in corso un’indagine, ha affermato l’ANVISA, che ha annunciato la decisione in un comunicato uscito lo scorso sabato.

 

Il Butantan Institute, un centro biomedico di San Paolo che ha collaborato con Sinovac per l’utilizzo locale del vaccino, ha informato l’ANVISA dell’irregolarità il giorno prima, ha detto l’agenzia.

 

«L’unità di produzione responsabile del riempimento non è stata ispezionata e non è stata approvata dall’ANVISA», ha affermato il regolatore nella nota. «Pertanto è necessario adottare una misura temporanea per evitare l’esposizione della popolazione a un possibile rischio imminente».

 

I piani per distribuire ulteriori 9 milioni di dosi dello stesso vaccino verranno interrotti, poiché sono stati anche riempiti in un luogo non ispezionato dai funzionari sanitari, ha affermato ANVISA nella nota.

 

Il presidente Bolsonaro e il suo partito aveva capito da subito che il vaccino stava divenendo una questione politica (vista la politica del partito di opposizione) e geopolitica, con il ruolo decisivo giocato in questo ambito dal Paese di origine del virus, la Cina, che pare avere anche in Brasile rapporti con i partiti di sinistra

ANVISA ha fama di essere un regolatore sanitario non indulgente. Quattro mesi fa aveva sospeso la somminsitrazione dell’AstraZeneca per le donne incinte.

 

Le sospensioni si aggiungono alla confusione generale che circonda il lancio del vaccino in Brasile, che aveva fatto affidamento su Sinovac per molte delle iniezioni.

 

Come riportato da Renovatio 21, in tutto il Sud America da mesi si sta mettendo in dubbio l’

 

Il presidente Bolsonaro e il suo partito aveva capito da subito che il vaccino stava divenendo una questione politica (vista la politica del partito di opposizione) e geopolitica, con il ruolo decisivo giocato in questo ambito dal Paese di origine del virus, la Cina, che pare avere anche in Brasile rapporti con i partiti di sinistra. Di fatto, l’anno scorso i sono avute pubbliche proteste anti-vaccino con accenti anticinesi (la parola «vaccino» in portoghese si traduce con «vacina», scatenando innumeri giuochi di parole). Bolsonaro l’anno scorso aveva bloccato la sperimentazione del vaccini cinese in Brasile.

 

Dopo l’elezione americana, con l’allontanamento dalla Casa Bianca dell’alleato Trump, si era speculato riguardo a un riavvicinamento di Brasilia e Pechino, dove nell’approvvigionamento di scorte di vaccini prodotti in Cina sarebbe stato trattato anche il cedimento del governo Bolsonaro al 5G cinese.

 

Bolsonaro, contrariamente al parere Corte Suprema brasiliana, ha più volte ricordato la sua contrarietà all’obbligo vaccinale: «non fare il vaccino è un mio diritti», nonché la sua opposizione ai lockdown.

 

Mesi fa il presidente ad un incontro criticò aspramente la mancanza di responsabilità delle farmaceutiche in caso di effetti collaterali, parlando in particolare del contratto con Pfizer.

 

«E se il vaccino ti trasforma in un caimano jacaré? Il problema è tuo» disse Bolsonaro. «Come puoi obbligare qualcuno a prendere un vaccino che non la completato la terza fase e che è ancora sperimentale?»

Bolsonaro oggi è stato osannato da una impressionante manifestazione massiva tenuta in suo sostegno nella capitale e in molte città carioca.

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