Sanità

Il BMJ cancella la lettera di un medico critico sull’obbligo vaccinale per il personale sanitario

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Alcuni giorni fa, la prestigiosissima rivista di medicina British Medical Journal aveva pubblicato una lettera a firma della dottoressa Katia Plyakova, medico e con esperienza di Direttore Medico di un ospedale nel Kent, in Inghilterra, con un curriculum che indica competenze anche nella cura psichiatrica dell’adolescenza, delle famiglie e di molti altri campi. 

 

Il medico inglese poneva degli importanti quesiti rispetto all’obbligatorietà del vaccino-COVID per i sanitari, al punto che l’articolo ha iniziato a fare il giro del mondo.

 

BMJ ha infine deciso di rimuovere definitivamente la lettera commentando la decisione con una nuova nota editoriale

A fronte del Decreto 44 sull’obbligo vaccinale per il comparto sanitario, molti hanno iniziato ad utilizzare questa lettera al BMJ come una voce autorevole cui prestare e far prestare ascolto. Ad onor del vero, già poche ore dopo la pubblicazione della lettera della dottoressa Polyakova, la rivista britannica aveva redatto una nota specificando che il contenuto pubblicato non rispecchiava la linea editoriale, ma rappresentava un semplice contributo da parte di terzi.

 

La cosa che ha dell’incredibile, però, è che nonostante tutto questa precisazione non è bastata al BMJ, che ha infine deciso, solo poche ore fa, di rimuovere definitivamente la lettera commentando la decisione con una nuova nota editoriale:

 

«Nota editoriale importante per i lettori — si legge ora — questo commento è stato rimosso poiché utilizzato per diffondere disinformazione e citato in modo fuorviante su alcuni siti web e social media. Il redattore, 12/04/2021»

 

«Nota editoriale importante per i lettori: questo commento è stato rimosso poiché utilizzato per diffondere disinformazione e citato in modo fuorviante su alcuni siti web e social media. Il redattore, 12/04/2021»

Aldilà dell’uso improprio che taluni possono aver fatto della lettera firmata dalla Polyakova, attribuendo in toto la sua posizione a quella della rivista inglese a mo’ di sciabola sguainata contro la dittatura sanitaria corrente, risulta davvero assurda la decisione del British Medical Journal sull’eliminazione del contenuto in oggetto. 

 

Riportiamo solo alcuni stralci di ciò che era riportato nella lettera, per dare la possibilità ai nostri lettori di rendersi conto che non tutti sono allineati e prostrati alla dea Siringa. E non lo sono in virtù della semplice logica, ovvero l’arte del ragionamento. 

 

«Ho avuto più vaccini nella mia vita della maggior parte delle persone e provengo da un luogo di significativa esperienza personale e professionale in relazione a questa pandemia, avendo gestito un servizio durante le prime 2 ondate e tutte le urgenze che ne derivano»

«Siamo nella fase volontaria della vaccinazione e incoraggiamo il personale a prendere un prodotto non approvato che ha un impatto pesante ed immediato sulla sua salute»

 

«I livelli di malattia dopo la vaccinazione non hanno precedenti e il personale si ammala gravemente e alcuni presentano sintomi neurologici che stanno avendo un enorme impatto sulla funzione del servizio sanitario. Anche i giovani e in buona salute sono assenti per giorni, alcuni per settimane e alcuni richiedono cure mediche. Intere équipe mediche vengono messe fuori gioco quando vanno a farsi vaccinare insieme nello stesso periodo»

 

«Siamo nella fase volontaria della vaccinazione e incoraggiamo il personale a prendere un prodotto non approvato che ha un impatto pesante ed immediato sulla sua salute. Ho esperienza diretta di personale che contrae il COVID-19 dopo la vaccinazione e probabilmente la trasmette. In effetti, è chiaramente evidente che questi vaccini non offrono immunità né interrompono la trasmissione»

«Ho esperienza diretta di personale che contrae il COVID-19 dopo la vaccinazione e probabilmente la trasmette. È chiaramente evidente che questi vaccini non offrono immunità né interrompono la trasmissione»

 

«E allora, perché lo stiamo facendo? Non sono disponibili dati a lungo termine sulla sicurezza (al massimo un paio di mesi di dati) e questi prodotti sono solo sotto licenza di emergenza».

 

«Cosa si deve dire rispetto al fatto che non sono conosciuti effetti negativi a lungo termine che potremmo dover affrontare e che potrebbero mettere a rischio l’intero settore sanitario?»

 

«L’influenza ogni anno è un grande killer, inonda il sistema sanitario, uccide i giovani, gli anziani e in generale i soggetti con comorbidità, eppure le persone possono scegliere se avere o meno quel vaccino»

«Cosa si deve dire rispetto al fatto che non sono conosciuti effetti negativi a lungo termine che potremmo dover affrontare e che potrebbero mettere a rischio l’intero settore sanitario?»

 

La Polyakova ha fatto poi riferimento al tentativo di imporre un regime sanitario totalitario per introdurre un trattamento sanitario obbligatorio: 

 

«La coercizione e l’obbligo di cure mediche al nostro personale, di membri del sistema pubblico, specialmente quando i trattamenti sono ancora in fase sperimentale, rientrano nel regno di una distopia nazista totalitaria e cadono molto al di fuori dei nostri valori etici come primi guardiani della salute»

 

«L’influenza ogni anno è un grande killer, inonda il sistema sanitario, uccide i giovani, gli anziani e in generale i soggetti con comorbidità, eppure le persone possono scegliere se avere o meno quel vaccino»

«Recentemente ho perso un membro della famiglia relativamente giovane con comorbidità per insufficienza cardiaca, derivante dalla polmonite causata da COVID-19. Nonostante ciò, non mi svilirei mai e non concorderei mai sul fatto che dovremmo abbandonare i nostri principi liberali e la posizione internazionale sulla sovranità corporea, la libera scelta informata e i diritti umani sostenendo una coercizione senza precedenti storici a danno di professionisti, pazienti e persone obbligate sottoporsi a trattamenti sperimentali con dati di sicurezza limitati».

 

La lettera si concludeva poi con alcune importanti domande, a tratti retoriche, su cui vale la pena riflettere e cercare di far riflettere quante più persone possibili — finché la riflessione ci sarà ancora permessa senza incorrere nel «reato di riflessione».

 

«La coercizione e l’obbligo di cure mediche , specialmente quando i trattamenti sono ancora in fase sperimentale, rientrano nel regno di una distopia nazista totalitaria e cadono molto al di fuori dei nostri valori etici come primi guardiani della salute»

«Cosa è successo al tanto citato motto: «mio il corpo, mia la scelta»?

 

«Che fine ha fatto il dibattito scientifico e aperto»?

 

«Se non prescrivo un antibiotico a un paziente che non ne ha bisogno perché sano, sono anti-antibiotici? O un negazionista degli antibiotici?»

 

Cristiano Lugli 

 

 

 

 

 

 

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