Bioetica

Il bioeticista risponde alle critiche di Renovatio 21. La toppa è peggio del buco

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Con un articolo di Tommaso Scandroglio il sito La Nuova Bussola Quotidiana risponde alle nostre critiche circa il doppiopesismo insito in certe proprie prese di posizione su importanti questioni di natura morale e dottrinale. L’articolo non nomina Renovatio 21, fatto che ha suscitato non poca curiosità in quei lettori che hanno visto, d’improvviso, una puntuale risposta proprio alle questioni sollevate pochi giorni fa dalla nostra testata.

 

In particolare, nell’articolo di risposta pone l’accento sul fatto che la proposta di legge «Un cuore che batte» e il ddl sul suicidio assistito non hanno nulla in comune in quanto esprimono volontà morali antitetiche: la prima mira ad introdurre una limitazione all’aborto moralmente lecita, l’altra invece permette il danno, anche se ne vuole impedire uno maggiore (maggior bene possibile versus male minore).

 

«Ora domandiamoci: perché dire “No” al ddl sul suicidio assistito e invece dire “Sì” alla proposta di legge “Un cuore che batte”? Infatti una critica potrebbe essere quella di una mancanza di coerenza intellettuale: si giudica negativamente il ddl sul suicidio assistito ed invece si giudica positivamente la proposta di legge “Un cuore che batte” (…) Nella proposta Un cuore che batte si introduce una limitazione all’aborto moralmente lecita: obbligare il medico a far vedere alla madre il figlio che porta in grembo e farle a ascoltare il suo cuore che batte, obbligo che, nelle intenzioni dei proponenti e nella constatazione di tutti, è un deterrente all’aborto» spiega lo Scandroglio.

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L’esperto di Bioetica precisa che «mel testo della proposta non c’è scritto: “Puoi abortire se vedi il feto e ascolti il battito”. In questo caso la proposta avrebbe legittimato l’aborto seppur con restrizioni. La proposta riguarda solo la restrizione, solo l’obbligo di presa visione e ascolto, non l’aborto. Riguarda solo due atti moralmente leciti che possono comprimere l’accesso all’aborto. La proposta riguarda solo la limitazione all’aborto, non l’aborto, inserisce solo un limite, eticamente lecito, alla legittimità giuridica di abortire voluta da altri, non dai proponenti. Nel ddl sul fine vita invece si vota una legge per depenalizzare una condotta che invece dovrebbe essere sanzionata».

 

Peccato però che lo stesso Scandroglio abbia ammesso in un suo precedente articolo, apparso sempre sulla Nuova Bussola Quotidiana, che il testo della proposta «Un cuore che batte» manchi di una sanzione qualora il medico non ottomperi all’obbligo indicato (ossia di far visionare l’ecografia del feto alla donna che intende abortire) e che quindi tale dovere giuridico sarebbe molto facile da eludere. Non solo, «il fatto che manchi un qualche vincolo all’accesso all’aborto anche in capo alla donna potrebbe apparire come una legge che in fondo vuole tutelare l’autodeterminazione della donna», e secondo noi proprio di questo si tratta.

 

Stante tale premessa, l’emendamento che si vorrebbe introdurre nell’articolo 14 della legge 194 può essere considerato come una autentica limitazione alla pratica abortiva? Certamente no, visto che la donna non sarebbe obbligata a visionare alcunché e che il medico non subirebbe alcun procedimento penale né amministrativo in caso di inottemperanza dell’obbligo ascrittogli.

 

Pertanto, il caso citato come esempio dallo Scandroglio di Sempronio che riesce a togliere solo una certa quantità di legna (anche se avrebbe voluto toglierla tutta) per fare in modo che Tizio non incendi tutta la casa, ma solo una parte di essa, non è calzante. Nella proposta «Un cuore che batte» non c’è di fatto alcun impedimento alla pratica abortiva, innanzitutto per i motivi suesposti ma anche per il fatto che essa si basa solo sulla speranza che la donna, anzitutto acconsenta di visionare l’ecografia, e poi receda dal suo proposito.

 

In altre parole, Sempronio non toglie la legna a Tizio, sebbene avrebbe potuto sottrargliela, almeno in parte, visto che la proposta poteva essere formulata in maniera diversa e risultare quindi cogente e giuridicamente vincolante. Se è vero infatti che la parte della legge sopravvissuta alle modifiche normative non è oggetto di collaborazione formale al male da parte dei proponenti tali interventi migliorativi, «la collaborazione invece sussisterebbe e sarebbe di tipo omissivo laddove il proponente avesse la possibilità di restringere ancora di più la portata della legislazione ingiusta, ma non si decidesse in tal senso e la sua omissione non fosse legittimata da valide motivazioni di carattere etico», scrive proprio lo Scandroglio nel suo libro Legge ingiusta e male minore (pag. 355).

 

L’autore descrive poi, con una certa esattezza, il caso morale sollevato proprio dalla proposta «Un cuore che batte»: «in merito alla previsione di obblighi presenti nell’iter abortivo che di fatto pongono restrizioni alla pratica, l’espressione letterale, che rimanda a relative azioni e dunque a contenuti morali precisi, è di fondamentale importanza e deve significare un divieto (…) analogamente, la previsione, al fine di poter accedere all’aborto, dell’obbligo di visionare, proprio nel rispetto della disciplina del consenso informato, le immagine dell’ecografia da parte della gestante deve essere formulato come divieto (per essere moralmente lecita, ndr)» (p. 370).

 

Nella proposta in questione non c’è traccia di divieti visto che non è prevista alcuna sanzione e che l’obbligo di visionare l’ecografia non è in capo a colei che è la sola a cui spetta l’ultima parola.

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Tuttavia, la questione più importante ci sembra un’altra: ammesso e non concesso che l’emendamento inserito nella proposta di legge di iniziativa popolare costituisca effettivamente un impedimento oggettivo alla pratica abortiva, quindi sia moralmente lecito, esso una volta approdato in parlamento non potrebbe essere votato, come suggerisce lo stesso Scandroglio: «il proponente l’emendamento restrittivo dovrà votare contro l’intero testo di legge arrivato al voto finale, seppur emendato in meglio, perché testo di legge comunque legittimante la pratica abortiva».

 

«La circostanza che vede articoli eticamente accettabili ed altri non eticamente accettabili confluire nell’unico voto a favore fa sì che quest’ultimo (il parlamentare cattolico, ndr) non possa esprimersi distinguendo gli articoli moralmente validi da quelli invalidi. E dunque è sufficiente un solo articolo ingiusto perché il voto a favore non sia eticamente lecito» (Legge ingiusta e male minore, pp. 370 e 216).

 

Tale imperativo morale è stato ribadito dallp Scandroglio proprio nel caso del ddl sul suicidio assistito attraverso l’articolo da noi analizzato e commentato.

 

Che senso ha dunque appoggiare una proposta di legge che non potrebbe comunque essere votata? Perché La Nuova Bussola Quotidiana ha sponsorizzato «Un cuore che batte» omettendo l’impossibilità per un parlamentare cattolico di sostenerla col voto? Forse perché tutti sapevano che tale proposta non sarebbe mai giunta in parlamento? A noi sembra un’assurdità, visto che tra l’altro sono state impiegate molte risorse per fare in modo che venisse raggiunto il quorum di firme necessario. 

 

A margine di queste riflessioni, ci preme sottolineare la confusione a livello morale e dottrinale generata dal n 73 dell’enciclica di Giovanni Paolo II Evangelium Vitae, che è stato spesso preso a riferimento per dare l’avallo a politiche di compromesso in ambito prolife. Lo Scandroglio ha evidenziato tale errore interpretativo dei vescovi italiani nel caso del ddl sul suicidio assistito, ma, incredibilmente, non l’ha fatto per quanto riguarda l’iniziativa popolare «Un cuore che batte».

 

Alfredo De Matteo

 

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