Bioetica

Ibridi uomo-animale cresciuti in laboratorio: anche gli scienziati si allarmano

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All’inizio di questo mese, gli scienziati hanno annunciato di aver creato con successo ibridi in parte umani e in parte scimmia iniettando cellule staminali umane in embrioni di macaco di sei giorni.

 

Secondo lo studio , pubblicato sulla rivista Cell, l’esperimento ha avuto un successo scioccante rispetto ai tentativi passati di creare ibridi – chiamati in gergo chimere.

 

l’esperimento ha avuto un successo scioccante rispetto ai tentativi passati di creare ibridi – chiamati in gergo chimere

Lo scusante addotto, as usual, è che le chimere bioingegnerizzate potrebbero consentire nuovi sviluppi medici come la crescita di organi umani che sono vitali per i trapianti in altre specie.

 

Ma alcuni bioetici sono preoccupati di andare avanti con questo tipo di ricerca prima di capire cosa significhi per gli organismi risultanti, riporta il Wall Street Journal .

 

«Ci sono state molte scoperte in questo esperimento – ha detto al WSJ la bioetica della Duke University Nita Farahany – È stato compiuto scientificamente un passo notevole che solleva questioni urgenti di interesse pubblico. Dobbiamo capire qual è la strada giusta da seguire per guidare un progresso responsabile “.

 

Ma lo studio ha effettivamente rivelato nuovi problemi con la tecnologia ibrida che mostra che non è ancora pronta per l’uso pubblico, osserva WSJ . Gli scienziati non possono controllare il tipo di cellule in cui si sviluppano le cellule staminali umane, ad esempio, quindi per il momento non possono effettivamente coltivare e prelevare organi.

Aperto anche questo ulteriore vaso di Pandora, è chiaro che anche questa distinzione, quella fra l’uomo e l’animale, si stingerà, e con essa si spegneranno i limiti imposti dal concetto di dignità umana, aprendo alla possibilità della produzione di ibridi in quantità, magari a fine riproduttivo («voglio un figlio agile come un gatto») o magari a fine militare («voglio soldati anfibi»)

 

«Questo è ciò che porta alla preoccupazione teorica – ha detto al WSJ Insoo Hyun, bioetico della Case Western Reserve University –c’è la possibilità che in modo incontrollato possa portare a una mescolanza di cellule umane che può provocare lo sviluppo di cellule umane nel cervello o cuore o dalla testa ai piedi in tutto il corpo».

 

In pratica, non si saprebbe dove la creatura risultante sarebbe umana e dove sarebbe invece animale.

 

Il fenomeno alletta sicuramente la filiera biomedica e farmaceutica dei trapianti. Allo stesso tempo, esso apre però ad interrogativi abissali perfino per la bioetica laica: se una chimera uomo-scimmia, o uomo-ratto, o uomo-pecora, ha dei neuroni umani, essa soffre come un essere umano? Va quindi sottoposta ad esperimenti? Ha dei diritti? Possiamo forse definirla umana? Cosa definisce l’umanità?

 

Già, cosa è umano? Aperto anche questo ulteriore vaso di Pandora, è chiaro che anche questa distinzione, quella fra l’uomo e l’animale, si stingerà, e con essa si spegneranno i limiti imposti dal concetto di dignità umana, aprendo alla possibilità della produzione di ibridi in quantità, magari a fine riproduttivo («voglio un figlio agile come un gatto») o magari a fine militare («voglio soldati anfibi») – mentre, ovviamente, si ammazzano i milioni di non inadatti, come già si fa oggi con aborti e provette.

 

Parlano in molti di piano Kalergi, di «grande sostituzione» etnica. In realtà, la grande sostituzione è biologica

Purtroppo non si tratta di fantascienza, ma di direzione inevitabile cui ci costringe la biotecnologia genomica, strumento del Piano della Necrocultura più generale: l’umanità va sottomessa, negata, controllata, sostituita.

 

Parlano in molti di piano Kalergi, di «grande sostituzione» etnica. In realtà, la grande sostituzione è biologica.

 

 

 

 

 

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