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I profitti del gigante petrolifero russo Rosneft salgono nonostante le sanzioni

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Gli utili netti del più grande produttore di petrolio russo, Rosneft, sono aumentati del 45,5% nel primo trimestre di quest’anno rispetto ai tre mesi precedenti, raggiungendo i 323 miliardi di rubli – cioè 4 miliardi di dollari a causa di un aumento della produzione, ha annunciato la società questa settimana. Lo riporta il sito russo RT.

 

Alcuni analisti, intervistati da Interfax, si aspettavano che la cifra fosse molto inferiore, a 2,9 miliardi di dollari.

 

La produzione di petrolio e gas nel primo trimestre è aumentata dello 0,8% da ottobre a dicembre, superando i quattro milioni di barili al giorno, ha riferito il colosso petrolifero russo.

 

La produzione del progetto Sakhalin-1 nell’Estremo Oriente russo è aumentata del 180%, trimestre su trimestre.

 

Come riportato da Renovatio 21, nonostante il caos sulla scena internazionale, Giappone e India hanno annunciato che proseguiranno i lavori per la creazione di ulteriori infrastrutture energetiche a Sakhalin. Nuova Delhi in particolare si sta avvantaggiando dei volumi di petrolio e carbone che Mosca non vende più ai Paesi UE, i quali, in realtà stanno continuando ad acquistarne alcune quantità nonostante le sanzioni.

 

L’amministratore delegato di Rosneft Igor Sechin, tuttavia, ha avvertito che le operazioni sarebbero state ulteriormente influenzate dalla decisione di Mosca di ridurre la sua produzione di 500.000 barili al giorno, o circa il 5%, al fine di sostenere i mercati petroliferi globali.

 

«Sebbene il taglio non abbia avuto molta influenza sui risultati del primo trimestre del 2023, avrà un forte impatto sui risultati del trimestre successivo», ha avvertito il vertice della Rosneft, che attribuisce l’aumento dei profitti all’aumento delle vendite di energia all’India e ad altri Stati «amici».

 

L’India, il terzo importatore mondiale di greggio, ha intensificato gli acquisti di petrolio russo poco dopo l’inizio dell’operazione militare di Mosca in Ucraina e le conseguenti sanzioni occidentali. Nuova Delhi ha ripetutamente sottolineato che la sicurezza energetica è la sua massima priorità. Ha scelto di non soccombere alle pressioni occidentali e ha continuato a rifornirsi di forniture russe, anche dopo l’entrata in vigore del price cap – il tetto sul prezzo dell’oro nero – imposto dal G7 sul petrolio russo alla fine dello scorso anno.

 

Sechin ha dichiarato di recente che Mosca e Nuova Delhi si sono accordate per «aumentare sostanzialmente» la fornitura di greggio all’India e diversificarne le qualità.

 

Come riportato da Renovatio 21, negli ultimi mesi gli USA hanno sostituito la Russia come principale fornitore di petrolio dell’area UE, che paga il tetto al greggio russo, una decisione che si è ritorta contro i governi europei e le loro popolazioni.

 

Il petrolio russo è ora acquistato dal Pakistan aggirando il dollaro e utilizzando lo yuan, cioè la valuta della Repubblica Popolare Cinese.

 

La famigerata banca d’affari statunitense Goldman Sacks prevede un aumento del prezzo del petrolio che entro l’anno lo porterà oltre i 100 dollari al barile.

 

 

 

 

Immagini di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 

 

 

 

 

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