Armi biologiche

I misteri del laboratorio di Wuhan

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Questo sito è stato messo in un elenco di diffusori di fake news per aver parlato di un laboratorio come possibile del Coronavirus che sta devastando il pianeta.

 

Se vi chiedete perché ci sia nei grandi media di Stato e pure in quelli privati una corsa a dimenticarci degli esperimenti al laboratorio di Wuhan (l’unico in Cina certificato BSL-4, massimo livello di protezione per esperimenti con virus terrificanti come Ebola e SARS) la risposta che possiamo ipotizzare è puramente politica, e geopolitica.

 

«Non ci sono prove che il coronavirus sia fuggito accidentalmente da un laboratorio, ma non possiamo prendere per vere le smentite del governo cinese» scrive Jim Geraghty sul National Review.

Perché media e politici non vi parleranno mai di laboratori cinesi

 

Se venisse provato che il virus viene da quel laboratorio, la Repubblica Popolare Cinese sarebbe inchiodata alle sue responsabilità. Cosa che molti politici, molti industriali, enti, partiti, agenti dell’establishment non possono permettere

Se si sono dati da fare immediatamente per smentire il vecchio servizio del TG3 Leonardo sui rischi della manipolazione cinese del virus SARS (servizio che riprendeva un articolo di Nature) è perché qualora risultasse che è proprio uno di quei virus artificialmente manipolato ad essere scappato dal laboratorio (e non portato dal pipistrello a ferro di cavallo, che vive in caverne a 900 chilometri da Wuhan) scoppierebbe un pandemonio totale.

 

Se venisse provato che il virus viene da quel laboratorio, la Repubblica Popolare Cinese sarebbe inchiodata alle sue responsabilità. Cosa che molti politici, molti industriali, enti, partiti, agenti dell’establishment non possono permettere.

 

L’élite da decenni ha imposto al mondo di andare a letto con la Cina, per dar vita a quel lupanare distruttivo chiamato «Globalizzazione». Distruttivo perché in tutto l’Occidente esso ha comportato, tra le varie devastazioni, l’estinzione dolorosa della classe media.

 

L’élite da decenni ha imposto al mondo di andare a letto con la Cina, per dar vita a quel lupanare distruttivo chiamato «Globalizzazione». Distruttivo perché in tutto l’Occidente esso ha comportato, tra le varie devastazioni, l’estinzione dolorosa della classe media.

E la Cina, dal canto suo, non può in alcun modo permettere che il mondo la inchiodi ad una responsabilità del genere. Di qui, la de-sinizzazione del virus, con circolari passate ai propri agenti di influenza del mondo (diplomatici e non solo) affinché si parlasse di un «virus italiano». Di qui, la polemica terminologica (i cinesi ci tengono alle apparenze: guardate i numeri che ci hanno dato), con minaccia davvero esplosiva a Trump di non fornire più i farmaci di base – che le multinazionali Big Pharma, che appartengono a quel establishment maledetto che ha voluto l’orgia globalista cinese, fanno produrre in toto in Cina! – qualora il presidente USA continuasse a chiamarlo «Chinese virus», come sta facendo alle conferenze stampa della Casa Bianca.

 

Immaginate se qualcuno dimostrasse che l’origine è quel laboratorio maledetto. Nazioni di tutto il mondo sarebbero pronte a chiedere i danni a Pechino, come in una guerra. E quindi, quella crisi che ai cinesi sembra una opportunità per vendere i loro modelli, i loro software, i loro farmaci, il loro 5G, i loro vaccini, il loro sistema integrato di totalitarismo elettronico, diverrebbe un incubo. La Repubblica Popolare sprofonderebbe in uno stato di caos e povertà.

Immaginate se qualcuno dimostrasse che l’origine è quel laboratorio maledetto. Nazioni di tutto il mondo sarebbero pronte a chiedere i danni a Pechino, come in una guerra. E quindi, quella crisi che ai cinesi sembra una opportunità per vendere i loro modelli, i loro software, i loro farmaci, il loro 5G, i loro vaccini, il loro sistema integrato di totalitarismo elettronico, diverrebbe un incubo. La Repubblica Popolare sprofonderebbe in uno stato di caos e povertà.

 

A differenza dei tempi di Mao con la politica industriale fallita del «Grande Balzo Avanti» (con la sua carestia da milioni di morti), è difficile che il Partito Comunista Cinese possa sopravvivere ad un tale disordine interno. Non sarebbe più solo Piazza Tian’An Men, esploderebbe il malcontento in tutto il Paese, e non ci sono carri armati a sufficienza per schiacciare il miliardo e mezzo di cittadini, che – credeteci – sanno perfettamente delle nefandezze del regime, e hanno tollerato per anni in nome di un equilibrio confuciano. 

 

Insomma: l’élite cinese gioca per la sopravvivenza. Facile pensare che i suoi maggiordomi politici in giro per il mondo (ce ne sono in Italia, ce ne sono in USA) usino ogni mezzo per scongiurare ogni prospettiva di una responsabilità dello Stato cinese in questo disastro.

 

È questo il motivo per cui la storia del virus da laboratorio, sui grandi media non la sentirete mai. Sentirete solo censure, talvolta pure balle pretestuose, toppe peggio del buco.

 

Interessanti annunci professionali

 

Guardando oltre la coltre della propaganda, qualcosa però emerge. Uno Youtuber poco più che trentenne, Matthew Tye, ha trovato qualcosa di interessante. Tye è un sinologo che ha fatto documentari sul Regno di Mezzo, e ha sposato una ragazza dal cognome cinese.

 

 

Il documentarista ha fatto un po’ di ricerche in rete. Ha così scoperto che l’Istituto di Virologia di Wuhan ha pubblicato un annuncio professionale il 18 novembre 2019, in cui chiedeva agli scienziati «di venire a cercare le relazioni tra il coronavirus e i pipistrelli».

 

 

L’annuncio parlava di pipistrelli come oggetto di ricerca, di ricerca sul meccanismo molecolare, di Ebola e coronavirus associato alla SARS. «Virologia, immunologia, biologia cellulare e omiche [discipline di Biologia Molecolare come proteomica, genomica, etc., ndr] multiple sono usate per confrontare le differenze tra umani e altri mammiferi».

 

Il 24 dicembre 2019, l’Istituto di virologia di Wuhan ha pubblicato un secondo annuncio di lavoro. La traduzione di tale pubblicazione include la dichiarazione, «una ricerca a lungo termine sulla biologia patogena dei pipistrelli che trasportano virus importanti ha confermato l’origine nei pipistrelli di nuove importanti malattie infettive per l’uomo e il bestiame come SARS e SADS».

 

L’élite cinese gioca per la sopravvivenza. Facile pensare che i suoi maggiordomi politici in giro per il mondo (ce ne sono in Italia, ce ne sono in USA) usino ogni mezzo per scongiurare ogni prospettiva di una responsabilità dello Stato cinese in questo disastro

Tye sostiene che quella pubblicazione significhi qualcosa come «abbiamo scoperto un nuovo e terribile virus e vorremmo reclutare persone per venire a occuparsene».

 

I medici di Wuhan sapevano di avere a che fare con un gruppo di casi di polmonite con l’avanzare di dicembre, ma è esatto affermare che un numero molto limitato di persone era a conoscenza di questo particolare ceppo di coronavirus e della sua gravità.

 

Entro il 31 dicembre, circa tre settimane dopo che i medici avevano notato per la prima volta i casi di questa nuova SARS super-aggressiva, il governo cinese informava l’Organizzazione Mondiale della Sanità e apparivano sui media mondiali i primi resoconti su una «polmonite misteriosa» in atto in Cina.

 

I dubbi di Batwoman

 

l’Istituto di Virologia di Wuhan ha pubblicato un annuncio professionale il 18 novembre 2019, in cui chiedeva agli scienziati «di venire a cercare le relazioni tra il coronavirus e i pipistrelli»

Tye menziona nella sua ricerca una virologa di Wuhan, Shi Zhengli, chiamata «Batwoman» per la sua specializzazione nei virus dei chirotteri.

 

«I suoi studi hanno dimostrato che le aree subtropicali meridionali del Guangdong, del Guangxi e dello Yunnan hanno il maggior rischio di coronavirus che salta sull’uomo dagli animali – in particolare i pipistrelli, un serbatoio noto per molti virus», dice Scientific American in un articolo in cui raccontava le gesta della dottoressa.

 

Allo scoppio dell’epidemia la ricercatrice reagì con uno strano pensiero: «Se i coronavirus fossero i colpevoli, ricorda di aver pensato: “potrebbero essere venuti dal nostro laboratorio?”». Una domanda proibita che si pongono gli stessi scienziati cinesi.

 

In questa storia però eroi ed eroine, perfino batwoman, dopo essersi posti qualche dilemma tornano all’ovile immediatamente.

 

Allo scoppio dell’epidemia la virologa Shi Zhengli reagì con uno strano pensiero: «Se i coronavirus fossero i colpevoli, ricorda di aver pensato: “potrebbero essere venuti dal nostro laboratorio?”»

Il 4 febbraio – una settimana prima che l’Organizzazione Mondiale della Sanità decidesse di nominare ufficialmente questo virus «COVID-19» – la rivista Cell Research pubblicava un avviso scritto dagli scienziati dell’Istituto di Virologia di Wuhan, che scriveva: «i nostri risultati rivelano che Remdesivir e clorochina sono altamente efficaci nel controllo dell’infezione 2019-nCoV in vitro.

 

«Poiché questi composti sono stati utilizzati in pazienti umani con un track-record di sicurezza e hanno dimostrato di essere efficaci contro vari disturbi, quindi suggeriamo che dovrebbero essere valutati in pazienti umani affetti dalla nuova malattia di coronavirus».

 

Uno degli autori di quell’avviso era la dottoressa Shi Zhengli. Batwoman torna nei ranghi. Fenomeno non raro, nella Cina odierna. Almeno non è desaparecida.

 

Dov’è la dottoressa Huang?

 

Nel suo video di YouTube, Tye concentra la sua attenzione su una ricercatrice dell’Istituto di virologia di Wuhan di nome Huang Yanling: «La maggior parte delle persone crede che lei sia il paziente zero, e molte persone credono che sia morta». In Cina si è molto discusso online riguardo alle voci su Huang Yanling, tanto da stimolare una smentita ufficiale.

Il mistero della ricercatrice dell’Istituto di virologia di Wuhan di nome Huang Yanling: «La maggior parte delle persone crede che lei sia il paziente zero, e molte persone credono che sia morta»

 

Il 16 febbraio, l’Istituto di Virologia di Wuhan ha negato che il paziente zero fosse uno dei loro dipendenti, e in modo interessante ha nominata specificamente la dottoressa Huang: «Recentemente ci sono state informazioni false su Huang Yanling, una laureata del nostro istituto, sostenendo che era il paziente zero nel nuovo coronavirus». L’informazione è stata fatta circolare sui giornali, che citano direttamente l’Istituto dicendo: «Huang è stata una studentessa laureata presso l’Istituto fino al 2015, quando ha lasciato la provincia e da allora non è più tornata. Huang era in buona salute e non le era stata diagnosticata la malattia». Nessuno dei suoi articoli di ricerca disponibili al pubblico è datato dopo il 2015.

 

La pagina web del Laboratorio di microbiologia diagnostica dell’Istituto di Virologia di Wuhan ha ancora una Huang Yanling elencata come studentessa laureata del 2012, e la sua foto e biografia sembrano essere state rimosse di recente – come quelle di altri due studenti laureati del 2013 , Wang Mengyue e Wei Cuihua.

 

 

Il suo nome ha ancora un collegamento ipertestuale, ma la pagina collegata è vuota. Anche le pagine per Wang Mengyue e Wei Cuihua sono vuote.

 

 

Il 17 febbraio, Zhen Shuji, corrispondente di Hong Kong del servizio radiofonico pubblico francese Radio France Internationale, riferiva: «Quando un giornalista del Beijing News ha chiesto all’Istituto voci sul paziente zero, l’istituto ha prima negato che lì vi fosse una ricercatrice di nome Huang Yanling, ma dopo aver appreso che il nome della persona su Internet esisteva, ha riconosciuto che la persona aveva lavorato nell’azienda, ma aveva poi lasciato l’ufficio e quindi non veniva considerata».

 

Un’apparizione pubblica di Huang Yanling dissiperebbe molte delle voci, ed è il genere di cose che il governo cinese sistemerebbe rapidamente in circostanze normali

Tye afferma che «tutti su Internet cinese stanno cercando [Huang Yanling] ma molti credono che il suo corpo sia stato rapidamente cremato e che le persone che lavorano al crematorio siano state forse infettate perché non hanno ricevuto alcuna informazione sul virus».

 

Come osserva Tye, un’apparizione pubblica di Huang Yanling dissiperebbe molte delle voci, ed è il genere di cose che il governo cinese sistemerebbe rapidamente in circostanze normali. Diversi funzionari dell’Istituto di Virologia di Wuhan hanno rilasciato dichiarazioni pubbliche secondo cui Huang è in buona salute e nessuno nell’Istituto è stato infettato dal COVID-19.

 

Il 17 febbraio, un utente di Weibo (un social cinese: in Cina sono praticamente proibiti tutti i social popolari all’estero) che dichiarava di chiamarsi Chen Quanjiao, una ricercatrice dell’Istituto di virologia di Wuhan, riferì al pubblico che il direttore dell’Istituto era responsabile della fuoriuscita del nuovo Coronavirus.

 

Il cyberspazio cinese rimase scioccato. Presto Chen stessa uscì e dichiarò di non aver mai rilasciato alcuna informazione sul rapporto e di aver espresso grande indignazione per tale frode di identità su Weibo. È stato confermato che quel particolare account Weibo è stato chiuso più volte a causa della diffusione di informazioni errate su COVID-19.

 

La versione del dottor Xiao

 

Il rapporto di Radio France Internationale del 17 febbraio menzionava anche di tale Botao Xiao, uno studioso della South China University of Technology, che avrebbe pubblicato un rapporto secondo cui i ricercatori del laboratorio virologico di Wuhan sono stati spruzzati con sangue ed orina di pipistrello e quindi messi in quarantena per 14 giorni. HK01, un altro sito di notizie con sede a Hong Kong, ha riportato la stessa notizia.

 

Sempre lo scorso febbraio, il dottor Xiao ha pubblicato un articolo di ricerca su ResearchGate.net, «The Possible Origins of 2019-nCoV coronavirus».

 

È elencato come autore insieme a Lei,  Xiao dell’Ospedale Tian You, affiliato all’Università di Scienza e Tecnologia di Wuhan. Il documento è stato rimosso poco dopo la sua pubblicazione, ma le immagini archiviate delle sue pagine sono ancora disponibili.

La prima conclusione del documento dello scienziato Xiao Botao è che sia molto improbabile che i pipistrelli sospettati di trasportare il virus si trovino naturalmente in città, nonostante le storie di «zuppa di pipistrelli». I ricercatori concludono che i pipistrelli non sono stati venduti al mercato ed era improbabile che fossero deliberatamente ingeriti.

 

La prima conclusione del documento di Xiao Botao  è che sia molto improbabile che i pipistrelli sospettati di trasportare il virus si trovino naturalmente in città, nonostante le storie di «zuppa di pipistrelli». I ricercatori concludono che i pipistrelli non sono stati venduti al mercato ed era improbabile che fossero deliberatamente ingeriti.

 

«I pipistrelli che trasportavano CoV ZC45 furono originariamente trovati nella provincia di Yunnan o Zhejiang, entrambi a più di 900 chilometri dal mercato del pesce. Normalmente i pipistrelli vivevano in caverne e alberi. Ma il mercato del pesce si trova in un distretto densamente popolato di Wuhan, un’area metropolitana di circa 15 milioni di persone. La probabilità era molto bassa per i pipistrelli di volare sul mercato. Secondo i rapporti comunali e le testimonianze di 31 residenti e 28 visitatori, il pipistrello non è mai stato una fonte di cibo in città e nessun pipistrello è stato commercializzato sul mercato».

 

«Abbiamo esaminato l’area intorno al mercato del pesce e identificato due laboratori che conducono ricerche sul coronavirus dei pipistrelli. A circa 280 metri dal mercato, c’era il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie di Wuhan». Xiao passa quindi a descrivere il caso di un ricercatore «che una volta è stato attaccato da pipistrelli, e del sangue di pipistrello è finito sulla sua pelle. Conoscendo l’estremo pericolo dell’infezione, si era messo in quarantena per 14 giorni. In un altro incidente, si era nuovamente messo in quarantena perché i pipistrelli avevano orinato su di lui».

 

«Abbiamo esaminato l’area intorno al mercato del pesce e identificato due laboratori che conducono ricerche sul coronavirus dei pipistrelli. A circa 280 metri dal mercato, c’era il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie di Wuhan. Il secondo laboratorio si trovava a circa 12 chilometri dal mercato del pesce e apparteneva all’Istituto di Virologia di Wuhan»

«Ci sono solo circa 280 metri dal mercato del pesce. Il Centro per le malattie e la prevenzione di Wuhan era anche adiacente all’Union Hospital dove il primo gruppo di medici fu infettato durante l’epidemia. È plausibile che il virus sia trapelato e che alcuni di essi abbiano contaminato i pazienti iniziali in questa epidemia, sebbene in studi futuri siano necessarie prove concrete».

 

«Il secondo laboratorio si trovava a circa 12 chilometri dal mercato del pesce e apparteneva all’Istituto di Virologia di Wuhan, della Accademia cinese delle Scienza».

 

Le conclusioni ci sembrano logiche: «In sintesi, qualcuno è stato coinvolto nell’evoluzione del coronavirus 2019-nCoV. Oltre alle origini della ricombinazione naturale e dell’ospite intermedio, il coronavirus killer probabilmente proviene da un laboratorio di Wuhan. Potrebbe essere necessario rafforzare il livello di sicurezza nei laboratori a rischio biologico ad alto rischio. Potrebbero essere adottate norme per trasferire questi laboratori lontano dal centro città e da altri luoghi densamente popolati» scriveva Xiao.

 

Tuttavia, il dottor Botao ha confermato al Wall Street Journal di aver ritirato il suo documento. «La speculazione sulle possibili origini nel post era basata su articoli e media pubblicati e non era supportata da prove dirette», scrive in una breve email il 26 febbraio.

 

Il monito dello scienziato pisciato dai pipistrelli

 

Il ricercatore di pipistrelli a cui fa riferimento il rapporto del dottor Xiao è il virologo Tian Junhua, che lavora presso il Centro Wuhan per il controllo delle malattie. Nel 2004, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito che un focolaio del virus SARS era stato causato da due perdite separate presso l’Istituto cinese di virologia di Pechino

 

«Puoi trovare la maggior parte dei virus responsabili di malattie umane, come il virus della rabbia, la SARS e l’Ebola. Di conseguenza, le grotte frequentate dai pipistrelli sono diventate i nostri principali campi di battaglia» dice il virologo Tian Junhua

Il governo cinese aveva affermato che le perdite sono state il risultato di “negligenza” e che i funzionari responsabili sono stati puniti.

 

Nel 2017 lo Shanghai Media Group, di proprietà statale cinese, ha realizzato un documentario di sette minuti su Tian Junhua, intitolato «Giovani nelle terre selvagge: il difensore invisibile». Una troupe cinetelevisiva seguiva Tian Junhua mentre viaggiava in profondità nelle grotte per raccogliere i pipistrelli.

 

«Tra tutte le creature conosciute, i pipistrelli sono tra i più ricchi di virus» diceva in cinese il dottor Tian.

 

«Puoi trovare la maggior parte dei virus responsabili di malattie umane, come il virus della rabbia, la SARS e l’Ebola. Di conseguenza, le grotte frequentate dai pipistrelli sono diventate i nostri principali campi di battaglia».

 

«Negli ultimi dieci anni abbiamo visitato ogni angolo della provincia di Hubei. Abbiamo esplorato dozzine di grotte non sviluppate e studiato più di 300 tipi di vettori di virus. Ma spero che questi campioni di virus vengano conservati solo per la ricerca scientifica e non verranno mai utilizzati nella vita reale. Perché gli esseri umani hanno bisogno non solo dei vaccini, ma anche della protezione dalla natura»

Il dottor Tian sottolineava come «i pipistrelli abitualmente vivono in grotte che gli umani non riescono a raggiungere. Solo in questi luoghi possiamo trovare i campioni più ideali dei vettori di virus».

 

Il video si concludeva con un pesante ammonimento dello scienziato: «negli ultimi dieci anni abbiamo visitato ogni angolo della provincia di Hubei. Abbiamo esplorato dozzine di grotte non sviluppate e studiato più di 300 tipi di vettori di virus. Ma spero che questi campioni di virus vengano conservati solo per la ricerca scientifica e non verranno mai utilizzati nella vita reale. Perché gli esseri umani hanno bisogno non solo dei vaccini, ma anche della protezione dalla natura».

 

La descrizione dell’isolamento di Tian Junhua del maggio 2017, quando fu colpito da sangue e urina di pipistrello, proviene da un rapporto  dell’agenzia di stampa di Stato Xinhua. Altri media cinesi ne conservano ancora traccia.

 

La posta in gioco è il XXI secolo

 

Si chiede il National Review: «L’urina e il sangue di pipistrello possono trasportare virus. Quanto è probabile che l’urina o il sangue di pipistrello si siano imbattuti in un ricercatore presso il Centro di Controllo e Prevenzione delle Malattie di Wuhan o l’Istituto di virologia di Wuhan?»

 

«In alternativa, quali sono le probabilità che una sorta di rifiuto medico o altro materiale proveniente dai pipistrelli non sia stato correttamente smaltito e che fosse il vettore di trasmissione iniziale a un essere umano?».

Perché la posta in gioco stavolta è altissima: è il XXI secolo intero. Un secolo che doveva essere il secolo cinese, ma il programma può deragliare in maniera definitiva.

 

«Ma è una coincidenza notevole che l’Istituto di Virologia di Wuhan stava studiando i coronavirus associati all’Ebola e alla SARS nei pipistrelli prima dell’epidemia di pandemia» con annunci professionali che parlavano di «un gran numero di nuovi virus da pipistrelli e roditori scoperti e identificati».

 

«E il fatto che il governo cinese abbia trascorso sei settimane insistendo sul fatto che COVID-19 non poteva essere diffuso da persona a persona significa che i suoi dinieghi sui laboratori di Wuhan non possono essere accettati senza una verifica indipendente» conclude Geraghty.

 

«Così conoscerete la Verità, e la Verità vi farà liberi». Liberi dalla quarantena, liberi dalla menzogna, liberi dal totalitarismo elettro-sanitario che bussa alle nostre porte.

Già. Perché la posta in gioco stavolta è altissima: è il XXI secolo intero. Un secolo che doveva essere il secolo cinese, ma il programma può deragliare in maniera definitiva.

 

In gioco c’è la Verità, quindi la libertà. «Così conoscerete la Verità, e la Verità vi farà liberi» (Giovanni 8, 31). Mai come oggi le parole del Vangelo ci paiono fondamentali.

 

Liberi dalla quarantena, liberi dalla menzogna, liberi dal totalitarismo elettro-sanitario che bussa alle nostre porte.

 

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