Cancro

I medici hanno scoperto un modo per usare l’herpes per combattere il cancro avanzato incurabile

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Una nuova terapia con virus herpes modificato mostra risultati promettenti contro il melanoma avanzato, dimostrando come l’herpes, più che una malattia da estirpare, sia qualcosa in grado anche di dare beneficio all’organismo.

 

Circa il 66% della popolazione mondiale è infettato dal virus herpes simplex di tipo 1 (HSV-1), noto per causare vesciche dolorose intorno alla bocca. Ricercatori dell’Università della California del Sud (USC) hanno sviluppato un approccio innovativo utilizzando una versione geneticamente modificata di questo virus, denominata RP1, in combinazione con il farmaco antitumorale nivolumab (Opdivo) per trattare pazienti con melanoma avanzato resistente alle terapie standard.

 

In uno studio clinico recente, che ha coinvolto 140 pazienti, la combinazione di RP1 e nivolumab ha ridotto i tumori di almeno il 30% in circa un terzo dei partecipanti. In quasi un caso su sei, i tumori sono scomparsi completamente. «Questi risultati sono molto incoraggianti perché il melanoma è il quinto tumore più comune negli adulti e circa la metà di tutti i casi di melanoma avanzato non può essere gestita con i trattamenti immunoterapici attualmente disponibili», ha dichiarato il dottor Gino Kim In, oncologo medico presso la Keck Medicine dell’USC.

 

Il melanoma avanzato si verifica quando il cancro della pelle si diffonde oltre la sua sede iniziale, raggiungendo linfonodi, fegato o cervello. Le opzioni terapeutiche standard includono immunoterapia, terapia mirata e radioterapia. «Il tasso di sopravvivenza del melanoma avanzato incurabile è di soli pochi anni, quindi questa nuova terapia offre speranza ai pazienti che potrebbero non avere più altre opzioni per combattere il cancro», ha aggiunto il dottor In.

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A gennaio, la l’ente americano per il controllo dei farmaci Food and Drug Administration (FDA) ha concesso la revisione prioritaria alla combinazione di RP1 e nivolumab per pazienti con melanoma avanzato non responsivo all’immunoterapia. Il nivolumab agisce bloccando una proteina che consente alle cellule tumorali di eludere il sistema immunitario, mentre l’RP1, un HSV-1 modificato, infetta e si replica selettivamente nelle cellule tumorali, distruggendole senza danneggiare i tessuti sani.

 

«Sono state apportate ulteriori modifiche genetiche al virus per stimolare il sistema immunitario a combattere meglio il cancro e per aiutare il virus a interagire in modo più efficiente con le cellule tumorali e a ucciderle», ha spiegato l’In.

 

Nello studio condotto presso l’USC, i ricercatori hanno iniettato RP1 nei tumori superficiali e in quelli più profondi, come quelli nel fegato o nei polmoni. La terapia combinata è stata somministrata ogni due settimane per un massimo di otto cicli, seguita da nivolumab ogni quattro settimane per un massimo di due anni nei pazienti che mostravano miglioramenti. Sorprendentemente, i tumori non iniettati si sono ridotti o sono scomparsi con la stessa frequenza di quelli trattati direttamente.

 

«Questo risultato suggerisce che l’RP1 è efficace nel colpire il cancro in tutto il corpo e non solo nel tumore iniettato», ha commentato il dottor In, sottolineando il potenziale del trattamento per tumori difficili da raggiungere.

 

La terapia è stata ben tollerata dai partecipanti. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of Clinical Oncology e presentati al congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology. Il team di In ha avviato uno studio di fase 3 per valutare gli effetti di questa terapia su oltre 400 pazienti oncologici.

 

Come noto, l’herpes è l’obbiettivo di un progetto di eradicazione tramite vaccinazione, per il quale, è stato riportato, il vaccino è stato illegalmente su cavie umane.

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Immagine di Nephron via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

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