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I gesuiti in Nicaragua divengono «personae non gratae»: beni confiscati, revocato lo status giuridico

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Il governo del Nicaragua ha appena revocato lo status giuridico della Compagnia di Gesù e ha ordinato la confisca di tutti i suoi beni. È un provvedimento che si inserisce nel braccio di ferro tra l’esecutivo nicaraguense e la Chiesa cattolica. Nel marzo 2023, papa Francesco, un gesuita, aveva accusato il regime di Daniel Ortega di essere una «grossolana dittatura».

 

Dal 23 agosto, i gesuiti sono stati banditi dal Nicaragua dalle autorità, per presunte irregolarità amministrative che l’istituto religioso ha commesso non presentando un rendiconto finanziario dal 2022, come previsto dalla legge.

 

Difficile non vedere in questo atto l’illustrazione del crescente deterioramento dei rapporti tra il presidente Daniel Ortega e papa Francesco, il primo papa gesuita nella storia della Chiesa, le cui battute contro l’uomo forte nicaraguense probabilmente non hanno contribuito a calmare la situazione.

 

Daniel Ortega, un ex guerrigliero sandinista di 76 anni, è stato rieletto nel novembre 2021 per il quarto mandato presidenziale consecutivo in uno scrutinio dal quale erano assenti tutti i suoi potenziali oppositori.

 

Secondo la Commissione interamericana per i diritti umani, nel 2018 le manifestazioni che chiedevano le sue dimissioni sono state represse nel sangue, centinaia di persone sono state incarcerate e decine di migliaia sono state esiliate. Molti membri del clero – in particolare i gesuiti – hanno sostenuto la causa dei manifestanti.

 

Dopo un tentativo deluso di mediare con la Chiesa cattolica, il Capo dello Stato ha accusato la gerarchia cattolica di fomentare un colpo di Stato con l’aiuto degli Stati Uniti, accusando i vescovi di essere «golpisti» e «satanisti». Nel 2020, una bottiglia molotov è stata lanciata nella cattedrale di Managua nel tentativo di bruciarla.

 

I rapporti con la Santa Sede si sono deteriorati nel corso del 2022 quando il nunzio apostolico, mons. Waldemar Stanislaw Sommertag, è stato costretto a fare improvvisamente le valigie e a lasciare il Paese. La nunziatura è stata chiusa nel marzo 2023.

 

Nell’agosto 2022, Rolando Alvarez, vescovo di Matagalpa, prelato attivo contro il regime, è stato arrestato e posto agli arresti domiciliari, secondo la polizia che ha citato le sue attività «destabilizzanti e provocatorie». Nel febbraio 2023 è stato condannato a 26 anni di carcere.

 

Da allora diverse università legate alla Chiesa sono state chiuse e i loro beni sequestrati, lo scorso maggio anche la Croce Rossa è stata accusata di essersi allontanata dal suo principio di neutralità durante le manifestazioni del 2018.

 

Alla Segreteria di Stato sanno che in futuro sarà necessario dar prova di grande diplomazia per riannodare le fila di un dialogo interrotto da diversi mesi e cercare di calmare la situazione.

 

È un esercizio che non sembra spaventare i diplomatici di Roma che hanno visto altre situazioni simili.

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

 

 

 

 

Immagine di Chenanhe via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

 

 

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