Ambiente

I fanatici del clima attaccano ancora Monet. Purtroppo non per motivi estetici

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Sabato una coppia di attivisti per il clima ha lanciato della zuppa contro un’opera d’arte del pittore impressionista francese Claude Monet.

 

Entrarono nel Museo delle Belle Arti nella città francese di Lione e presero di mira il dipinto di Monet del 1872 «La Primavera» (noto anche come «Il Lettore»), che raffigura una giovane donna che legge un libro in un campo.

 

Il dipinto era protetto da una copertura di vetro, ha detto il museo lionese su X.

 

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L’attacco alla zuppa è stato portato avanti dal gruppo «Riposte Alimentaire», che sostiene l’azione contro il cambiamento climatico e l’agricoltura sostenibile. “Questa primavera sarà l’ultima che avremo se non reagiamo!” hanno cantato gli attivisti. Entrambi sono stati arrestati dalla polizia, hanno riferito i media francesi.

 

Il gruppo aveva eseguito un’azione vandalica simile solo due settimane fa, lanciando zuppa di zucca contro La Gioconda di Leonardo al Louvre di Parigi.

 

In un post su X, il sindaco di Lione Gregory Doucet ha condannato gli attivisti per aver attaccato il dipinto, ma ha aggiunto che le loro preoccupazioni sono «legittime».

 

Opere del Claude Monet erano state attaccate in precedenza, come a giugno dell’anno scorso presso il Museo Nazionale di Stoccolma, quando attivisti climatici appartenenti ad un gruppo chiamato gruppo Aterstall Vatmarker («Ripristinare le zone umide»: non è chiaro se ci siano doppi sensi) avevano gettato vernice rossa sopra un quadro del pittore impressionista francese, per poi incollarcisi addosso.

 

Renovatio 21 continua a rammaricarsi del fatto che la protesta contro Monet abbia meriti extraestetici, e non comprenda invece il fatto che il Monet sia un artista estremamente sopravvalutato.

 

Ciò non vale solo per il Monet. Una decina di anni fa, d’un tratto, emerse nel mondo un movimento di opinione che finalmente reagiva contro l’impressionismo e il suo status di grande arte, e in particolare contro l’altro grande capofila degli impressionisti, Pierre-Auguste Renoir (1841-1919). Da un account Instagram nel 2015 nacque un movimento chiamato «Renoir sucks at painting» («Renoir fa schifo a dipingere») che organizzò diverse manifestazioni fuori dai musei per significare tutto il disprezzo che l’opera di Renoir merita. Fuori dal Museum of Fine Arts di Boston venne inscenata una protesta con cartelli eloquenti «Dio odia Renoir», «ReNOir», «Non siamo iconoclasti, è solo che Renoir fa schifo a dipingere».

 

È legittimo, e costituzionale, pensare che l’opera di Renoir, di Monet e di tutti gli impressionisti faccia schifo. La cosa si può estendere all’intera arte moderna, contro cui protestare sarebbe molto giusto.

 

Gli ecofascisti, tuttavia, non sanno di provenire dalla medesima matrice dei quadri che imbrattano: la Necrocultura, l’idea di disprezzo dell’essere umano e delle sue forme, del creato e dell’ordine armonico voluto dal disegno Dio.

 

Coloro che dicono di voler difendere la natura, in realtà, vogliono sovvertire la legge naturale.

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Immagine screenshot da Twitter

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