Nucleare

I consigli di Luca Zaia in caso di guerra termonucleare

Pubblicato

il

 

 

Qualche giorno fa il presidente della Regione Veneto Luca Zaia si è lanciato, nella sua consueta conferenza stampa, in una serie di raccomandazioni ai cittadini riguardo il pericolo radiazioni.

 

L’intento sarebbe stato quello di tranquillizzare i cittadini Veneti in caso di pericolo nucleare.

 

Tuttavia, come scrive La Stampa, «l’effetto sembra più comico (…) ma anche preoccupante».

 

«Premesso che c’è un problema: solo in Italia la pastiglia di iodio è un farmaco, mentre in giro per il mondo è un integratore alimentare. Direi di evitare la corsa alle pasticche, in Veneto abbiamo 500mila pastiglie e la centrale nucleare più vicina è in Slovenia, quindi queste risorse interessano le provincie più vicine, ovvero Belluno, Treviso e Venezia».

 

 

«Poi c’è un piano, in virtù della centrale slovena, che è la più vicina. In caso di (…) bisogna mettersi a terra con le mani sotto la pancia, bisogna stare 5 giorni a casa e bere acqua in bottiglia e non uscire con le folate di vento tossico. Tranquilli, siamo venuti fuori dal COVID, usciremo anche da sta roba» ha consigliato lo Zaia riportato dall’Agenzia Vista.

 

Zaia ha quindi spiegato che vi è un piano per l’incidente nucleare, tuttavia «se la bomba a ne casca in testa, quela xé n’altra roba».

 

«Vi mettete nel rifugi, cinque litri di acqua al giorno, roba in scatola… sono robe da esercitazioni, ci siam capiti». Tutto qua.

 

La clip ha fatto il giro della rete, facendo incetta di satire di ogni tipo.

 

Tuttavia, non è sullo Zaia termonucleare – Nuka Zaya – che vogliamo porci delle domande.

 

Ci chiediamo, più mestamente, cosa gli sia successo: nel 2020 egli fu votato da una quantità immane di veneti, perché durante la pandemia aveva fatto di tutto per rassicurare la popolazione e allentare il più possibile le restrizioni pandemiche del governo Conte Casalino.

 

Si era inventato, possiamo dire, un nuovo format TV: la popolazione, invece che guardare l’orrendo bollettino nazionale delle 18, pieno di contraddizioni e facce torve, preferiva sintonizzarsi sulla conferenza stampa di Zaia. Spiegava tutto chiaramente, si inventava perfino momenti di intrattenimento: come dimenticare quando tirò fuori tutta la storia dei bambini che donavano uova e pulcini.

 

Attaccava l’OMS, metteva in piedi – unica regione del Paese praticamente – le emoteche (le banche per il plasma iperimmune di De Donno… ve le ricordate, vero?), poi c’è stata tutta la soap opera di Crisanti, prima portato come eroe scientifico internazionale di Vo’ Euganeo, poi invece protagonista di una separazione amara fra polemiche sanitarie varie.

 

Andava bene così: tutto infotainment.

 

Poi però deve essere successo qualcosa.

 

A fine 2020, cominciò ad invocare la zona rossa. In tanti che lo sostenevano si sono ritratti. È andato avanti con una campagna vaccinale martellante, con qualche episodio non bellissimo.

 

Al suo apice, Zaia era considerato una sorta di anti-Salvini, i goscisti e più in generale il partito dell’establishment sognavano di sostituire il capitano del Papeete con l’agronomo trevigiano, già presidente della provincia e PR della locale discoteca Hollywood.

 

Noi andiamo ancora oltre. Attorno al 2009, per i tipi di Affari Italiani, uscì uno strano libretto scritto da un anonimo e intitolato Fratelli d’Italia?  con il punto di domanda finale (il partito della Meloni e di Larussa all’epoca non ancora esisteva).

 

Nel libro, strutturato come una lettera mandata in un periodo di futuro prossimo dal misterioso autore ad un amico, si parlava dell’esplosione dell’Italia, cioè di un momento di secessione materiale delle varie realtà che compongono il Paese.

 

La prima regione ad andarsene, era scritto, sarebbe stato il Veneto, guidato proprio da Luca Zaia. Bisogna notare che all’epoca lo Zaia era a Roma a fare il ministro dell’Agricoltura; sarebbe stato eletto governatore del Veneto l’anno dopo.

 

Nel libro Zaia agiva da vero catalizzatore della trasformazione epocale del Paese, perché dotato di supporto solido da parte della popolazione veneta e perché in grado di prendere decisioni lucide, coraggiose e concrete a favore della popolazione, accordandosi in pieno con una una chiara percezione della Storia.

 

Ecco, si trattava solo di un libro.

 

 

Più popolari

Exit mobile version