Oligarcato
Hillary Clinton chiede la «deprogrammazione» dei sostenitori di Donald Trump
L’ex candidata presidenziale americana Hillary Clinton ha suggerito che i sostenitori dell’uomo che l’ha sconfitta nelle elezioni del 2016, Donald Trump, necessitano di una «deprogrammazione formale» in modo che i politici di Washington possano essere liberi dal loro intimidatorio «estremismo».
«Deprogramming» è il termine che per i trattamenti para-psichiatrici a cui vengono sottoposte le persone quando i famigliari vogliono farle uscire da una setta.
«Molti di quegli estremisti – quegli estremisti del MAGA – prendono gli ordini di marcia da Donald Trump, a cui non è rimasta in alcun modo alcuna credibilità», ha dichiarato Hillary in un’intervista trasmessa giovedì dalla CNN. «È lì solo per se stesso… e quando rompono con lui? Ad un certo punto forse sarà necessaria una deprogrammazione formale dei membri della setta, ma qualcosa deve accadere».
Clinton ha lamentato che i repubblicani «sani» sono troppo intimiditi dai sostenitori di Trump per lavorare con i democratici su soluzioni ai problemi dell’America. «Spesso dicono e fanno cose che sanno meglio di dire o fare», ha detto dei repubblicani del Congresso. «E ciò richiederà di sconfiggere quelle misure più estreme e le persone che le promuovono per cercare di raggiungere un terreno comune, dove le persone possano nuovamente lavorare insieme».
La Clinton è nota per aver denigrato durante la sua campagna del 2016 gran parte dell’elettorato americano dicendo ai donatori politici che metà dei sostenitori di Trump appartengono a un «basket of deplorables», un «cestino di deplorevoli» – per coloro che sono «razzisti, sessisti, omofobi, xenofobi, islamofobi». Si è scusata solo quando i suoi commenti sono stati esposti pubblicamente il giorno successivo, dicendo che era stata «grossolanamente generalista». L’anno precedente, aveva suggerito che l’America avesse bisogno di «campi per adulti», un commento che i critici hanno usato per suggerire che avesse istinti totalitari.
L’intervista della CNN presentava echi di quelle gaffe del passato, con la Clinton che suggeriva che i sostenitori di Trump – il principale candidato repubblicano alle presidenziali del 2024 – sono membri di una setta guidati dal bigottismo. «Lui e la sua forma di politica molto negativa e sgradevole sono in risonanza con loro”» ha detto. «Forse non gli piacciono i migranti. Forse a loro non piacciono i gay, i neri o la donna che ha ottenuto una promozione sul lavoro che loro non hanno ottenuto».
Sostieni Renovatio 21
Clinton ha aggiunto che lo slogan di Trump «Make America Great Again» invitava gli elettori nostalgici a «tornare in un luogo dove le persone potessero essere responsabili della propria vita, sentirsi responsabilizzate, dire quello che vogliono, insultare chiunque si mettesse sulla loro strada». Ironicamente, Bill Clinton usò lo stesso slogan durante la campagna presidenziale nel 1992, per poi criticare l’espressione definendola razzista quando Trump la usò nel 2016.
Dopo i due mandati presidenziali del marito, Hillary Clinton è stata senatrice dal 2001 al 2009 ed è stata segretaria di stato sotto l’allora presidente Barack Obama. Ha detto che i politici di Washington hanno avuto scontri partigiani in passato, «ma non c’era questa piccola coda di estremismo che agitava il cane del Partito Repubblicano, come accade oggi».
La presa di Trump sugli elettori repubblicani si spezzerà solo quando il presidente Joe Biden, il democratico in carica, lo sconfiggerà nel 2024, ha affermato la Clinton. «È come una setta, e qualcuno deve spezzare questo slancio», ha detto, aggiungendo: «Se tutto va bene, quella sarà la fine, e la febbre si placherà, e poi i repubblicani potranno provare a tornare a litigare su questioni tra di loro, ed eleggere persone che siano almeno responsabili».
Come riportato da Renovatio 21, due settimane fa la Clinton ha dichiarato che Putin odia gli USA; in realtà è chiaro quanto lei odi Putin, e per ragioni che vanno molto al di là del personale.
Seconda una storia che circola è che non è stata smentita dall’interessato, la campagna 2016 di Trump fu in realtà un’idea dei Clinton, amici dell’appaltatore di Nuova York, che riconoscendone la carica eversiva e l’eloquio inarrestabile pensavano così di liberarsi dell’avversario più temuto da Hillary, Jeb Bush. Se Trump fosse arrivato a vincere le primarie repubblicane, l’elezione finale a presidente sarebbe stato un gioco da ragazzi: nessuno, pensavano i Clinton, avrebbe preferito Trump a Hillary.
Andò come da previsioni dei Clinton solo per la fase 1: Trump vinse le primarie, ma poi incredibilmente venne eletto presidente alla faccia di una Ilaria sconvolta.
Maureen Dowd, editorialista veterana del New York Times, chiese conto di questa storia a Donald Trump impersona. Non confermò, né smentì…
Intanto, a proposito di sette e misteri, sarebbe bello se Hillary ci dicesse qualcosa, per esempio, su questo concetto del «Clinton Body Count»… Anche una smentita andrebbe benissimo.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21