Vaccini

Hanno mentito sui vaccini. Ma perché?

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La Commissione che indaga sul COVID-19 al Parlamento Europeo ha scoperchiato una questione che milioni di cittadini si erano posti fin dal prima ora della campagna vaccinale.

 

«Sui vaccini hanno sempre mentito» ha giustamente titolato La Verità del 13 Ottobre.

 

Il giornale milanese ricostruisce quanto accaduto.

 

«Gli onorevoli di stanza a Bruxelles volevano conoscere il contenuto dei negoziati confidenziali intercorsi tra la presidente della commissione UE e i vertici della multinazionale del farmaco. In particolare, da Bourla si attendevano la consegna degli sms che lui e Ursula von der Leyen si sono scambiati durante le trattative per la fornitura di un lotto da 1,8 miliardi di dosi vaccinali e che la presidente UE dice di aver – guarda caso – inavvertitamente cancellato. Vi chiedete perché gli eurodeputati vogliono ficcare il naso nella corrispondenza privata tra il manager multimilionario e la presidente UE? A causa della secretazione degli atti della maxi-fornitura»

 

«Già, il colossale affare gestito dalla Ue è coperto da segreto e dunque l’unico modo per conoscere che cosa sia stato pattuito è scoprirlo tramite i messaggi riservati che il vertice della multinazionale si è scambiato con quello dell’Unione. Però, come detto, il numero uno della Pfizer si è sfilato con una scusa, declinando l’invito a sedersi sulla poltrona scottante in veste di “audito”, evidentemente per evitare domande scomode» scrive il giornale di Maurizio Belpietro.

 

«Dunque, per non dare la sensazione di avere molto da nascondere, Bourla ha mandato una sua sottoposta, appunto Janine Small che, per dirla tutta, è la capa dell’area commerciale di Pfizer e non proprio l’usciere della casa farmaceutica, ma per lo meno non scambia SMS con la Von der Leyen. Ma, venendo al dunque, che cosa ha detto la top manager? Incalzata da Rob Roos, onorevole olandese che fa parte del gruppo conservatore del Parlamento Europeo, la vice Bourla si è lasciata sfuggire che il vaccino non è mai stato testato come strumento per impedire la trasmissione del virus».

 

«Il deputato, a un certo punto della deposizione, le ha fatto una domanda precisa che non lasciava scappatoie, chiedendole se il siero fosse stato sperimentato, e dunque ritenuto efficace, per fermare la trasmissione del COVID prima della sua immissione sul mercato. La Small, in chiara difficoltà, ha ammesso con un secco no, che nessun test era stato effettuato in tal senso e poi, dopo aver ridacchiato, si è giustificata dicendo che «noi», cioè la Pfizer, «dovevamo muoverci alla velocità della scienza».

 

 

L’ammissione per bocca di Pfizer è devastante: hanno approvato un farmaco sperimentale e avviato una campagna vaccinale mondiale senza sapere se il farmaco funzionasse per contrastare i contagi.



Fermiamoci un attimo a pensare. Non solo hanno avviato una campagna vaccinale mondiale usando un farmaco di cui non si conoscono gli effetti avversi nel medio-lungo termine. E di cui forse stanno pure nascondendo gli effetti avversi nel breve-medio termine (vedasi il boom di malori e il misterioso aumento della mortalità under 40).



No, la vicenda è ancora più oscura: infatti ora Pfizer (tramite Janine Small)  ammette  che si sono presi questo rischio nemmeno sapendo se ne potesse almeno valerne la pena in vista di benefici certi. In sostanza, non sapevano (e non sanno tutt’ora) se i farmaci mRNA avranno effetti avversi in futuro, ma – per loro ammissione – non sapevano nemmeno se servissero per impedire il contagio.

 

Nei mesi successivi si è poi scoperto che i vaccini mRNA non servivano per bloccare i contagi e che, anzi, dopo un certo periodo dalla inoculazione il vaccinato diventa più contagioso dei non vaccinati. Di qui la necessità di fare i richiami (i famosi booster).



Su Renovatio 21 siamo stati tra i primi – anche rispetto alla stampa internazionale – a rilevare tutto questo.

 

Per accorgersene non serviva studiare i dati sanitari in compagnia di Einstein e Von Neumann, era sufficiente leggereli pubblicati dai ministeri della salute occidentali. Dopodiché, bastava applicare le proporzioni matematiche, argomento delle scuole medie. Giova ripeterlo ogni volta che si vedono premi Nobel fare spot televisivi a favore della campagna vaccinale.

 

L’ammissione che iniziarono nel  dicembre 2020 una campagna vaccinale globale senza sapere se il farmaco sperimentale servisse almeno per impedire il contagio è imbarazzante e provoca arrampicate sugli specchi altrettanto imbarazzanti dei sedicenti fact-checker.

 

Ad esempio, su Open del 12 ottobre si giocano la tipica «supercazzola» e sostengono che la parlamentare belga Rob Roos «non sa a cosa servono i vaccini».

 

Open dice che si tratta di «ovvietà» e ci mette pure un link. Peccato che in questo studio uscito nell’aprile del 2021 a cui fa riferimento Open a noi sembra dimostri l’opposto.

 

Qui Open cita un suo stesso articolo del 25 aprile del 2021 dove loro stessi scrivevano:

 

«Allora possiamo affermare che i vaccini approvati da EMA hanno mostrato di saper impedire anche la trasmissione del virus? No, ma è quanto si spera che salti fuori in studi epidemiologici più ampi».

 

In pratica i sedicenti fact-checker di Open vanno oltre all’autogol. Proprio Open ci confermava ad aprile 2021 che non si sapeva ancora se i vaccini avessero qualche utilità consistente contro i contagi. Erano loro stessi a scriverlo candidamente.

 

Dopotutto, effettivamente, il governo inglese iniziò a porsi il problema dell’utilità vaccini rispetto ai contagi soltanto a maggio del 2021 e iniziò contestualmente a pubblicare i report che qui su Renovatio 21 abbiamo poi sempre usato. Ma a maggio 2021 la campagna vaccinale inglese era iniziata da 6 mesi; anzi, diciamo bene, era quasi già terminata!

 

Ora, qui arrivano le domande inquietanti.

 

La campagna vaccinale era, appunto, già iniziata a dicembre 2020. Domandiamoci, è verosimile che i produttori dei farmaci sperimentali  e i governi committenti non si chiedessero se i vaccini servissero per contrastare i contagi?

 

Chiediamo: quando le case farmaceutiche come AstraZeneca, Moderna e Pfizer avevano predisposto nel 2020 i gruppi di controllo per verificare se i vaccini servissero per abbassare gli effetti gravi del COVID,  non avrebbero semplicemente potuto (e dovuto) predisporre dei tamponi periodici sui gruppi di controllo per verificare se i vaccini servissero anche ad abbattere i contagi e in che misura?

 

Di questo banalissimo monitoraggio nei trial che pubblicarono da novembre 2020 non ci pare esservi traccia.

 

Siccome i tamponi erano oltretutto prassi quotidiana da mesi per tutti i cittadini, il fatto che nei trial nessuno abbia predisposto uno screening con tamponi sui gruppi di controllo è credibile?

 

Sarebbe incredibile perché andrebbe oltre ogni possibile dilettantismo scientifico. Ma se così fosse, è possibile parlare di dilettantismo se abbiamo di fronte l’intero apparto sanitario del G7 unito a multinazionali biotech miliardarie? Non ci sembra credibile.

 

D’altra parte, se avessero voluto dimostrare che i vaccini servivano a eliminare i contagi sui gruppi di controllo, avrebbero avuto un argomento formidabile, incontrovertibile per imporre l’obbligo vaccinale totale. Si tratta tuttavia dell’unico argomento – che comunque, come ricorda l’eurodeputato Ross, hanno usato comunque ad abundantiam per imporre green pass e passaporti vaccinali.

 

Qualcuno a questo punto si può chiedere quindi se già fosse stato scoperto che i vaccini non impedivano i contagi sui gruppi di controllo. A noi la cosa non è nota. Tuttavia siamo certi vi siano in giro maliziosi disposti a fare il cattivo pensiero che tali dati siano stati omessi.

 

Alla storia rimane che incredibilmente paiono aver cominciato a porsi la questione solo dopo 6 mesi che ormai l’80% della popolazione era vaccinato. Incredibile. Letteralmente: non credibile.

 

Ma non basta. Perché a questo punto le domande inquietanti aumentano. Domandiamo: se hanno verosimilmente sempre saputo che i vaccini non servono per eliminare i contagi, per quale motivo hanno obbligato «grandi e piccini» a farsi iniettare il siero?



Qui –l’attenzione deve farsi massima – subentra il solito malizioso con un pensiero irricevibile: «è perché volevano obbligare tutti a sottomettersi al green pass?» domanda il complottista.



In altri termini: hanno omesso o fatto finta di non avere indagato circa l’utilità dei vaccini nel contrasto ai contagi?

 

Non è che ci hanno condotto alla piattaforma di controllo verde con la scusa del contenimento dei contagi, di cui però sapevano l’inutilità?

 

Ancora: tutto questo era già noto a luglio 2021, quando il governo italiano introduceva l’obbligo secondo la logica draghista «non ti vaccini, contagi gli altri e muoiono»?

 

Abbiano dei dubbi anche su questa teoria.

 

Il green pass non può essere il fine ultimo: perché se avessero voluto imporre l’identità digitale via certificato vaccinale elettronico  non avrebbero inflitto alle masse un farmaco sperimentale mRNO: avrebbero potuto inventarsi dei sieri contenenti acqua fresca, o fare dei vaccini tradizionali in supervelocità, come hanno fatto i cinesi.

 

A quel punto, le resistenze di molti oppositori  alla vaccinazione sarebbero state probabilmente meno. Milioni di persone che hanno perso il lavoro per evitare la vaccinazione, si sarebbero magari sottomesse al ricatto dell’indentità digitale se – si fosse trattato di un normale siero  anti-influenzale. Io stesso ho speso migliaia di euro in cause legali per evitare a mio figlio la vaccinazione mRNA, ma non lo avrei fatto se lo avessero obbligato a farsi l’antitetanica; per un motivo molto semplice: purtroppo come milioni di miei connazionali non ho risorse economiche da spendere per questioni di principio contro le prevaricazioni dello Stato.

 

Rebus sic stantibus, lasciamo il lettore con un’osservazione importante. Se si ripercorre la storia di questa campagna vaccinale occidentale, si osserva che sono stati di fatto ridotti – anche sui mass media – tutti quei sieri che non erano mRNA.

 

I giornali hanno subito pacificamente riconosciuto l’esistenza di effetti collaterali o di inefficacia, ma soltanto quelli dei vaccini non mRNA, quali AstraZeneza, Johnson e Novavax. Per non parlare del vaccino italiano, il Reithera, che non è mai stato terminato.

 

A sintonizzarsi sulla narrativa mainstream, la campagna vaccinale mondiale ha lasciato in circolazione praticamente soltanto i sieri mRNA di Moderna e di Pfizer.

 

A che pro hanno quindi imposto a tutti la vaccinazione con farmaci mRNA, se verosimilmente sapevano in partenza che non servivano nemmeno per contenere i contagi e se da luglio 2021 potrebbero aver saputo che non era efficace contro i contagi?

 

Perché –per qualche motivo – volevano che tutti ricevessero un siero specificamente a base mRNA?

 

È pensabile che il fine non fosse il green pass, bensì la somministrazione a tappeto del mRNA? Il Green Pass era il mezzo di pressione per somministrare a tutti un farmaco a RNA messaggero?

 

I motivi di una tale operazione, ovviamente, ci sarebbero ignoti.

 

Lo scopo poteva essere la sperimentazione di massa della tecnologia mRna? Purtroppo non sembra razionale come risposta: perché – anche assumendo il piano di lanciare una sperimentazione di massa della tecnologia mRna – gli sarebbe bastato vaccinare il 20 % della popolazione per avere i numeri sufficienti a un trial di massa. Mentre hanno insistito per raggiungere quasi il 90% della popolazione, neonati inclusi.

 

In conclusione, l’ammissione da parte di Pfizer che sia stata lanciata una marchiatura obbligatoria per ricevere farmaci sperimentali mRNA di cui era in partenza ignota (o nota, ma taciuta) l’inefficacia, solleva delle ombre che vanno oltre la portata di quanto sia attualmente nel campo visivo.

 

E non lascia presagire nulla di buono.

 

 

Gian Battista Airaghi

 

 

 

Le opinioni di questo articolo potrebbero non corrispondere con quelle di Renovatio 21.

 

 

 

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