Intelligenza Artificiale
Google utilizza una enorme quantità d’acqua per l’Intelligenza Artificiale
Il consumo di acqua del colosso della tecnologia informatica Google sta aumentando rapidamente mentre continua la sua spinta nel mondo dell’intelligenza artificiale ad alta intensità energetica.
Secondo dati ambientali di quest’anno resi pubblici di recente, la multinazionale di Mountain View nel 2022 ha utilizzato l’astronomica cifra di 5,6 miliardi di litri d’acqua.
Si tratta di un aumento del 20% rispetto al suo utilizzo nel 2021, che può probabilmente essere attribuito in gran parte ai crescenti sforzi dell’azienda nel campo dell’Intelligenza Artificiale. Lo sviluppo degli algoritmi IA in enormi data center consuma immense quantità di energia, oltre che enormi quantità di acqua per il raffreddamento.
La maggior parte di quest’acqua non viene nemmeno estratta dai corsi d’acqua: è così pulita da poter essere utilizzata come acqua potabile.
Si tratta di una prospettiva non esattamente allineata con la narrazione dell’emergenza ecologica, soprattutto considerando che la scarsità d’acqua si sta trasformando in un problema non di poco conto, anche sulla costa occidentale degli Stati Uniti dove ha sede il colosso tecnologico.
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La California, che ha subito una devastante crisi idrica negli ultimi anni (qualcuno dice: programmaticamente) ha leggi tremende per quanto riguarda il consumo d’acqua: vengono razionati gli usi della lavatrice, l’irrigazione del giardino e perfino lo scarico del water, significativamente meno potente di quelli europei, con tutti i disdicevoli problemi del caso.
La situazione è diventata così grave che il data center progettato da Google in Arizona è passato alla «tecnologia raffreddata ad aria» a causa della carenza d’acqua nella zona, secondo Insider.
Nel suo rapporto Google afferma che l’82% del suo consumo di acqua dolce lo scorso anno proveniva da regioni a «basso stress idrico».
Tuttavia non è certo solo un problema di Google, perché anche Meta e OpenAI stanno consumando quantità di acqua gigantesche per mantenere in funzione i loro data center.
Gli esperti stimano che l’ultimo modello di intelligenza artificiale di Meta, LLAMA 2, abbia raddoppiato il consumo di acqua dell’azienda rispetto al precedente.
Google almeno pare abbia la decenza di tentare di alleviare, almeno in parte, questo grave problema di consumo e di abuso di acqua. L’aumento del consumo di acqua «è dovuto alla crescita del business e si allinea con altri dati basati sulle attività», ha detto a Gizmodo un portavoce della megaditta californiana. «Stiamo lavorando per affrontare l’impatto del nostro consumo di acqua attraverso il nostro approccio di raffreddamento dei data center attento al clima e la strategia di gestione responsabile dell’acqua, compreso il nostro obiettivo di rifornimento del 120%».
È ben curioso vedere i colossi ultramiliardari fare contorsioni attorno ai loro «principi etici» riguardo l’ambiente. L’acqua ci detto e ripetuto, giustamente, che è un beve primario e prezioso e quindi non va sprecato, ma evidentemente ai titani della Silicon Valley è consentito di farci la lezioncina filantropica (cioè, filantrocapitalistica), mentre poi fanno come meglio ritengono per il loro tornaconto.
Che il bene acqua sia messo in pericolo dagli stessi che predicano il rispetto per l’ambiente lo abbiamo visto anche nel caso del potere dello Stato.
Come riportato da Renovatio 21, a poca distanza da casa nostra, in Germania, a causa delle «politiche green» e di una ideologia ecotalebana, Berlino ha rischiato di avere problemi di approvvigionamento idrico pochi mesi fa.
Immagine di Robbie Shade via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)