Intelligenza Artificiale

Goldman Sachs elogia le potenzialità dell’IA nella sostituzione dei lavoratori

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L’Intelligenza Artificiale potrebbe automatizzare «300 milioni» di lavori a tempo pieno. Lo riporta un’analisi di Goldman Sachs che pare gongolare all’idea.

 

Secondo la famosa banca d’affari vuole i clienti devono sapere che con la tecnologia potrebbero licenziare molti lavoratori e sostituirli con l’IA.

 

«La recente comparsa dell’intelligenza artificiale generativa (AI) fa capire se siamo sull’orlo di una rapida accelerazione nell’automazione delle attività che porterà a risparmi sul costo del lavoro e aumenterà la produttività», si legge in un nuovo rapporto economico di Goldman Sachs.

 

«Nonostante la significativa incertezza sul potenziale dell’IA generativa, la sua capacità di generare contenuti indistinguibili dall’output creato dall’uomo e di abbattere le barriere di comunicazione tra uomo e macchina riflette un importante progresso con effetti macroeconomici potenzialmente grandi».

 

Mentre il futuro dell’IA generativa è ancora nell’aria, in questo momento, la sua produzione è già paragonabile, agli occhi della banca, alla produzione di manodopera umana enormemente costosa. Si può quindi sostituire gli esseri umani con le macchine così da risparmiare cifre consistenti.

 

La cosa più agghiacciante è che il rapporto di Goldman Sachs descrive l’IA generativa come una «disruption» del «mercato del lavoro». Il termine «disruption» – tradotto in italiano talvolta con «disintermediazione» – viene solitamente utilizzato per descrivere cambiamenti significativi all’interno di determinati settori, in particolare quando qualcosa di nuovo sostituisce e ribalta qualcosa di vecchio.

 

«Utilizzando i dati sulle attività professionali sia negli Stati Uniti che in Europa, scopriamo che circa i due terzi dei posti di lavoro attuali sono esposti a un certo grado all’automazione dell’IA e che l’IA generativa potrebbe sostituire fino a un quarto del lavoro attuale», si legge nel rapporto.

 

«L’estrapolazione delle nostre stime a livello globale suggerisce che l’IA generativa potrebbe esporre all’automazione l’equivalente di 300 [milioni] di posti di lavoro a tempo pieno».

«La buona notizia»,  scrive il l rapporto, «è che lo spostamento dei lavoratori dall’automazione è stato storicamente compensato dalla creazione di nuovi posti di lavoro, e l’emergere di nuove occupazioni in seguito alle innovazioni tecnologiche rappresenta la stragrande maggioranza della crescita dell’occupazione a lungo termine».

 

Tale ottimismo pare dissociato dallo shock socio economico immediato che potrebbe causare l’eliminazione dei circa 300 milioni di posti di lavoro di cui parla il rapporto di Goldman.

 

Risulta quindi difficile prendere sul serio la prospettiva rosea delle «buone notizie» di Goldman Sachs quando tende a essere letta più come un semaforo verde per sradicare intenzionalmente centinaia di milioni di posti di lavoro.

 

E a tal fine, il rapporto Goldman Sachs ha completato la lista delle cosiddette «buone notizie» con un pezzo di saggezza economica che fa riflettere: mentre potrebbe esserci un «boom della produttività» che induce la crescita economica guidato dalla «combinazione di significativi risparmi sul costo del lavoro, la creazione di nuovi posti di lavoro e una maggiore produttività per i lavoratori non sfollati», «è difficile prevedere i tempi di un tale boom».

 

L’IA generativa si sta muovendo a un ritmo fulmineo, con un’incredibile quantità di denaro alle spalle per la ricerca e lo sviluppo, scrive Futurism. Ciò la rende molto diversa da qualsiasi altra forma di disintermediazione tecnologica abbattutasi in passato sulla società.

 

Come riportato da Renovatio 21, in questi giorni è emerso che IBM potrebbe rimpiazzare 8.000 dipendenti con l’Intelligenza Artificiale. IBM aveva già lavorato con il colosso del fast food McDonald’s per la sostituzione dei dipendenti con robot. Nei ristoranti gli esperimenti di soppressione della manodopera umana vanno avanti da un po’.

 

Come riportato dall’Harvard Business Review, uno studio del 2019 stimava che il 10% dei posti di lavoro negli Stati Uniti sarebbe stato automatizzato nel 2021. Un altro studio del colosso internazionale della consulenza McKinsey stimava che quasi la metà di tutti i posti di lavoro negli Stati Uniti potrebbe essere automatizzato nel prossimo decennio.

 

«Le persone vogliono rimuovere la manodopera» aveva affermato in tranquillità un l’amministratore delegato di una società di robotica  a Bloomberg l’anno scorso. Autisti, giornalisti, piloti di aereo, trader finanziari, giornalisti, stilisti, artisti, autisti, medici persino psicanalisti e soldati. Nessuno è al riparo dalla disruption dell’automazione, la potenza socialmente distruttiva (ma, per pochi, economicamente conveniente) della sostituzione dell’uomo con la macchina.

 

Prima che della distruzione del mondo, che comunque potrebbe essere sul menu, riguardo all’AI dobbiamo preoccuparci per il suo effetto più immediato: la cancellazione di posti di lavoro, la disoccupazione umana di massa.

 

 

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