Economia

Gli imprenditori tedeschi insistono sul gas russo e sul Nord Stream 2

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Gli imprenditori nello stato settentrionale tedesco del Meclemburgo-Pomerania Anteriore hanno chiesto la consegna del gas naturale russo tramite il gasdotto sottomarino Nord Stream 2 e hanno ridicolizzato gli esperimenti pianificati con i terminali di gas naturale liquefatto del Baltico.

 

Il capo della della Unternehmensverbandes Vorpommerns (associazione imprenditoriale della Pomerania occidentale) Gerold Jürgens ha risposto a una domanda sull’idea dei terminal, in un’intervista del 7 agosto alla testata tedesca Nordkurier:

 

«Ci aspettiamo di importare gas liquefatto in Germania via nave e non sappiamo nemmeno quanto costerà. Non c’è confronto dei prezzi, nessuna concorrenza che impedisca ai prezzi di continuare a salire. Un imprenditore di solito ha almeno due o tre offerte prima di prendere una decisione».

 

Riguardo al favore del Nord Stream 2 da parte dei sindaci locali, Jürgens ha risposto:

 

«Tutti i membri del nostro comitato esecutivo che ho intervistato finora si sono espressi chiaramente a favore. Se il gas si esaurisce, ciò non può essere nell’interesse dei datori di lavoro e dei dipendenti».

 

La Germania sta subendo una inevitabile contrazione della produzione industriale, con i vertici dei colossi della manifattura a dire sempre con maggior insistenza che si potrebbe andare ad una crisi che potrebbe pure portare verso una chiusura totale.

 

Come riportato da Renovatio 21, alcuni sindaci della Germania settentrionale hanno chiesto a gran voce l’apertura di Nord Stream 2, il gasdotto russo-tedesco che doveva inagurare, coincidenza, proprio quando è stata fatta deflagrare la guerra ucraina.

 

Secondo uno studio dell’Istituto per l’economia (IW) pubblicato dalla rivista Der Spiegel, la scarsità di gas distruggerà 330 mila posti di lavoro in Germania. Due mesi fa l’Associazione Industriali della Baviera (VBW) aveva pubblicato a giugno uno studio di 50 pagine, intitolato «Conseguenze di un’interruzione di fornitura di gas russo per l’industria tedesca» in cui avvertiva che che qualora dovrebbe esserci un embargo totale sul gas russo, la produzione nazionale tedesca crollerà del 12,7%.

 

L’opposizione del mondo imprenditoriale e industriale alla politica estera ed energetica del governo «semaforico» dello Scholz – fatta solito di debito e razionamento, più ordini grotteschi riguardo alle docce – è piuttosto netta.

 

Il capo del grande gruppo industriale Bosch a marzo si è pubblicamente opposto all’embargo sul gas russo.

 

Anche il direttore del megagruppo automotive Volkswagen ha domandato apertamente il governo la fine della guerra e i negoziati di pace per il bene dell’industria tedesca.

 

Il governo, tuttavia, sembra più interessato a mettere le mani avanti per quest’autunno, parlando di rivolte civili – e quindi preparando il terreno per la loro repressione.

 

 

 

 

 

Immagine di r Bair175 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

 

 

 

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