Persecuzioni

Giovane cristiano pachistano condannato a morte per immagini su Whatsapp

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La protesta dell’avvocato: contenuti trovati sul telefono, in quattro anni non sono riusciti a provare il reato. Le false accuse di blasfemia contro le minoranze religiose in Pakistan sono spesso avanzate per risolvere vendette personali, dispute di proprietà, pregiudizi religiosi o rivalità commerciali.

 

 

Un tribunale di Bahawalpur ha decretato nei giorni scorsi una condanna a morte per impiccagione il giovane cristiano Noman Masih, 22 anni, accusato di blasfemia contro il profeta Muhammad per delle immagini ricevute via Whatsapp nel 2019.

 

Lazar Allah Rakha, l’avvocato di Noman Masih, si è detto profondamente deluso dalla sentenza, poiché l’accusa non è riuscita a fornire prove dell’accusa di blasfemia; ciò nonostante dopo quattro lunghi anni il tribunale il giovane è stato condannato a morte.

 

Noman è stato accusato di blasfemia per aver trasportato immagini blasfeme sul suo cellulare; la denuncia è stata registrata contro di lui ai sensi della Sezione 295-C, che prevede la condanna a morte. «Il processo a Noman Masih si è concluso a gennaio, ma il tribunale ha ripetutamente rinviato il verdetto con vari pretesti», ha detto Rakha.

 

L’attivista per i diritti delle minoranze Joseph Jansen ha detto che è inquietante che un giovane cristiano sia condannato a morte per un crimine senza un’indagine equa. Le false accuse di blasfemia contro le minoranze religiose sono spesso avanzate per risolvere vendette personali, dispute di proprietà, pregiudizi religiosi o rivalità commerciali.

 

Allo stesso tempo, l’abuso delle leggi sulla blasfemia (sezioni da 295 a 298 del PPC), che prevedono pene severe, è aumentato in modo esponenziale. Le semplici accuse di blasfemia sono diventate una giustificazione per attaccare qualsiasi accusatore.

 

«I denuncianti e i testimoni coinvolti nella presentazione di false accuse contro gli accusati godono spesso dell’impunità», ha aggiunto Jansen. L’attivista per i diritti umani Ilyas Samuel ha auspicato che l’Alta Corte annulli la sentenza di morte emessa dal giudice addizionale Muhammad Hafeez Ur Rehman Khan e faccia cadere tutte le accuse contro Noman.

 

Il presidente dell’Alleanza nazionale per le minoranze del Pakistan, Lala Robin Daniel, ha dichiarato che la questione della blasfemia è un tema molto delicato nel Paese. Le accuse altamente infiammatorie possono potenzialmente scatenare il linciaggio della folla. Ha affermato che queste leggi hanno colpito in modo massiccio la comunità cristiana emarginata del Pakistan e hanno rovinato la vita di molti innocenti, e ancora nessuno sta cercando di modificarle.

 

Il governo – ha concluso – deve introdurre un piano d’azione nazionale per contrastare l’abuso delle leggi sulla blasfemia in nome della religione.

 

 

 

 

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Immagine da AsiaNews.

 

 

 

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