Geopolitica

Giappone e India vanno avanti con il progetto russo per petrolio e gas da Sakhalin

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Lo sviluppo di infrastrutture per l’estrazione di petrolio e gas della Russia nel progetto presso l’isola di Sakhalin, in Estremo Oriente, vede impegnati Giappone e India, che non sembrano mollare la prese nonostante l’isolamento internazionale invocato dall’Occidente su Mosca.

 

Dopo che colosso americano ExxonMobil, proprietario di una quota del 30%, è uscito dal progetto, il presidente Putin ha sciolto Exxon NefteGaz, il mese scorso trasferendo tutti i suoi beni e attrezzature a una sussidiaria di Rosneft, Sakhalinmorneftegaz-Shelf.

 

Ieri il governo russo ha annunciato che gli indiani dell’Oil and Natural Gas Corp. (ONGC) e i giapponesi della Sakhalin Oil and Gas Development Co. (SODECO) potrebbero mantenere le loro quote nel progetto, rispettivamente del 20% e del 30%.

 

Il progetto è vitale per la sicurezza energetica del Giappone, poiché attualmente circa il 95% delle sue importazioni di petrolio proviene dal sud-ovest asiatico.

 

I funzionari del governo giapponese hanno sollecitato il loro settore privato a rimanere nel progetto. Ora, il segretario capo di gabinetto giapponese Hirokazu Matsuno definisce la decisione «estremamente significativa dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico stabile a medio e lungo termine del nostro Paese».

 

E il ministro del Commercio Yasutoshi Nishimura, secondo Reuters, ha affermato in precedenza: «Sakhalin-1 è estremamente importante per la sicurezza energetica del Giappone in quanto è una fonte preziosa al di fuori del Medio Oriente».

 

A differenza degli Europei, quindi, i giapponesi non sono interessati a politiche suicide di rinunzia agli idrocarburi russi. La differenza tra Tokyo e gli europei è presto detta: per quanto stia rafforzando il partenariato con il Trattato Atlantico, il Giappone non è parte della NATO.

 

Va notato che Mosca e il Sol Levante hanno una lunga disputa territoriale in corso da decenni, quella sulle isole Curili, a Nord dell’Hokkaido, ora sotto controllo russo.

 

L’India invece, nonostante un asse preciso esistente tra i fondamentalisti dell’hindutva ora al potere a Nuova Dehli e l’America dei Neocon, semplice riattiva una lunga storia di partnership strategica che il Paese aveva soprattutto ai tempi dell’Unione Sovietica.

 

 

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