Gender
Giappone: confermata la costituzionalità del divieto di «matrimonio» omosessuale
Il tribunale distrettuale di Osaka ha stabilito questa settimana che la posizione del governo giapponese sul matrimonio tra persone dello stesso sesso non è incostituzionale. “Non consentire il matrimonio tra persone dello stesso sesso non viola la Costituzione”, afferma la sentenza.
Il matrimonio tra persone dello stesso sesso rimane non riconosciuto in Giappone e la sentenza è un’altra battuta d’arresto per il metodo, che si è dimostrato efficace nella maggior parte dei paesi, di invadere giuridicamente la sovranità nazionale.
La decisione ha anche respinto la richiesta di tre coppie dell’area del Kansai che chiedevano un risarcimento finanziario al governo giapponese per aver agito in modo anticostituzionale. Questa è la seconda decisione.
La Costituzione giapponese definisce il matrimonio come «unione di mutuo consenso tra i due sessi». Il governo non intende presentare un disegno di legge per modificare il testo per introdurre l’uguaglianza del matrimonio.
Le normative giapponesi sullo stato civile si basano sul matrimonio tra uomini e donne, comprese questioni come l’eredità, le agevolazioni fiscali e la custodia dei figli.
Alcune autorità locali hanno tentato di rilasciare certificati che riconoscano le unioni tra persone dello stesso sesso, ma questi documenti non sono legalmente vincolanti.
Unico paese del G7 a resistere
Con questa decisione il Giappone consolida la sua posizione di unico Paese nel G7 – il forum delle maggiori economie capitaliste composto da Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti – che non si è ancora arreso alla lobby LGBT, legalizzando le unioni tra persone dello stesso sesso.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.