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«Genocidio robotico di massa»: oggi in Israele, domani a casa vostra

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Un post del popolare commentatore ed editore di Infowars Alex Jones – da poco riammesso su Twitter per decisione di Elon Musk dopo un sondaggio – ha fatto parlare discutere molto il mondo del giornalismo indipendente americano.

 

Jones ha mostrato un video, che sarebbe stato ottenuto da Al Jazeera, in cui si vede un gruppo di ragazzi palestinesi che sembrano camminare in modo innocente in mezzo alle macerie di Gaza. D’un tratto, vengono disintegrati: un drone li ha colpiti con un missile.

 

Il video parrebbe essere decisamente una delle testimonianze più evidenti del coinvolgimento dei civili nella guerra dello Stato Ebraico, che a parole dice ancora che il suo obiettivo è Hamas, e i 30.000 e passa palestinesi morti sono un effetto collaterale della guerra contro i terroristi.

 

Il filmato è cruento sino a divenire disperante. Sembra che di fatto sia in via di sparizione da X. Ne abbiamo trovato ancora una copia circolante sul social network.

 

Con orrore, assistiamo ad un primo colpo che, come piovuto dal nulla, disintegra il gruppetto. Segue poi l’eliminazione dei sopravvissuti che vagolano, forse disorientati, per le rovine.

 

Le persone sensibili non è il caso che guardino.

 


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La scena orripilante, dove la caccia all’eliminazione singolo palestinese sembrerebbe un dato incontrovertibile, ha scatenato il commento di Alex Jones, il quale non è noto per prese di posizioni anti-israeliane a prescindere.

 

 

«Israele ha perso la superiorità morale. Questa non è guerra. È un genocidio di massa robotico. La sezione 1091 del Titolo 18, Codice degli Stati Uniti, proibisce il genocidio sia commesso in tempo di pace che in tempo di guerra. Il genocidio è definito nel § 1091 e comprende attacchi violenti con l’intento specifico di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso».

 

Israele quindi non solo è accusato di genocidio – e non dai sudafricani, da avvocati attivisti tedeschi o da ministri goscisti spagnuoli, ma da voci americane fino a poco fa decisamente non ostili – ma è detto che sta perpetrando, per la prima volta nella storia, un «genocidio robotico massivo».

 

Era inevitabile che fosse così: lo Stato Ebraico dispone di uno degli eserciti più tecnologici del globo, con un arsenale che va dagli scudi antiaerei come l’ Iron Dome (un sistema che ora vira verso il laser) alle armi cibernetiche, dai carri armati con corazza reattiva Merkava ai missili anticarro Spike. Molte di queste armi, come noto, sono poi vendute dalle aziende di Difesa israeliane, conosciute e rispettate in tutto il mondo.

 

Come riportato da Renovatio 21, le forze israeliane stanno impiegando a Gaza anche cani robot, una prima assoluta in un vero campo di battaglia per robocani militari.

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Il massacro di Gaza si presenta quindi come un grande banco di prova per la guerra antiumana del futuro, la guerra dei veri terminatori: con la caccia e l’eliminazione degli esseri umani affidate alle macchine – droni, Intelligenza Artificiale, automi militari, slaughterbots– diviene inevitabile che vedremo, nel futuro prossimo, sempre più «genocidi robotici» in tutto il mondo.

 

Non crediate di essere al sicuro: tali tecnologie sono implementabili in qualsiasi contesto, urbano o rurale, del pianeta. Qualsiasi campagna o città italiana può diventare teatro di una guerra di sterminio macchinale: satelliti, UAV e a robot killer sono pronti ad operarvi, e guardando a Gaza e all’Ucraina non ci deve essere alcun dubbio a riguardo.

 

Nell’era della disumanizzazione definitiva del nemico, riflesso della deumanizzazione del pianeta imposta dai padroni del mondo, ogni vita può essere di troppo, ogni individuo può essere sacrificato dalla macchina e per la macchina: algoritmi di morte, androidi assassini, continuum di tecnologia di sterminio che uccide per generare dati, e genera dati per uccidere.

 

La prospettiva è già qui, anche se pochi vi stanno davvero ponendo mente.

 

Renovatio 21 in passato ha parlato del vecchio modello multifase con il quale lo studioso Gregory H. Stanton descriveva il processo di un genocidio, dalla fase di classificazione a quella di polarizzazione, dalla fase persecuzione a quella di vero e proprio sterminio.

 

Nel primo studio, uscito nel 1987, lo Stanton aveva considerato 8 fasi. Nel 2012 aggiornò il modello per un totale di 10 fasi.

 

Crediamo sia ora che se ne aggiunga un’altra: la fase di automazione del genocidio. Presto potrebbe accadere molto vicino a noi.

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Immagine screenshot da Twitter
 

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