Economia

Funzionario russo: l’UE sarà spaccata in due dalla «povertà energetica» creata dalle sanzioni e dalla transizione ecologica

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Il combinato disposto di sanzioni e transizione ecologica – cioè la crisi energetica in corso – potrebbero dividere l’Unione Europea.

 

Il quotidiano governativo Rossiyskaya Gazeta ha riferito che il direttore del Fondo nazionale per la sicurezza energetica della Russia Konstantin Simonov ha affermato che la strategia di transizione energetica ecologica dell’UE ha creato enormi divari per quei Paesi, «che devono essere colmati con i soldi. Ognuna di queste azioni richiede miliardi di euro aggiuntivi, che non tutti hanno. Ciò può portare a un aumento della povertà energetica e alla segregazione dell’Europa lungo le linee economiche».

 

«Se il buon senso non prevale in Europa, cosa che spero vivamente, allora le forze centrifughe potrebbero intensificarsi e quindi i tentativi dei Paesi di lasciare l’UE sono del tutto possibili» sostiene Simonov.

 

In modo non dissimile, Izvestia riferisce che il primo vicepresidente della commissione per gli affari esteri della Duma di Stato, Aleksej Chepa, ha dichiarato che «è l’Europa che sta soffrendo di più per la guerra delle sanzioni. L’atteggiamento cinico dei politici europei nei confronti del proprio popolo è incredibile. Possiamo vedere tassi di inflazione e prezzi in aumento».

 

«Oltre ai problemi economici, stanno emergendo anche questioni politiche poiché i funzionari del governo si stanno dimettendo in un certo numero di Paesi occidentali».

 

È vero. Oltre a Boris Johnson e a Mario Draghi (che sono, per motivi di guerra militare ed economica, due figure-vertice della lotta alla Russia), è caduto anche il governo di un Paese ex sovietico, l’Estonia, nota, come gli altri baltici, per le posizioni aggressive contro la Russia.

 

Come riportato da Renovatio 21, il pensiero delle sanzioni come un suicidio europeo è oramai diffuso, tanto che un leader di un Paese UE, Viktor Orban, ha pubblicamente dichiarato che le sanzioni antirusse «sono dannose per l’economia europea e, se continua così, uccideranno l’economia europea». Due mesi fa, da dentro la UE, Orban aveva silurato il sesto pacchetto di sanzioni europee contro Mosca. Tra di esse, anche l’odiosa immissione nella blacklist del patriarca Cirillo.

 

Per il presidente russo Vladimir Putin la «frenesia delle sanzioni» è alla radice della crisi economica globale. Parimenti, ha dichiarato sempre Putin, le sanzioni non stanno ferendo l’economia russa, fallendo nel loro tentativo di separare la Russia dal resto del mondo.

 

Le sanzioni, ha ammesso il viceministro degli Esteri della Grecia Miltiadis Varvitsiotis, hanno lo scopo di rovesciare Putin., mentre rappresentanti  ONU e grandi consorzi agricoli americani denunciano il fatto che esse impattano direttamente sull’accesso globale al cibo, cioè alla fame nel mondo.

 

Secondo l’economista cinese Liu Zhiqun, le sanzioni porteranno alla fame 1 miliardo di persone.

 

Le sanzioni, secondo l’ex presidente brasiliano Dilma Roussef, porranno fine all’egemonia del dollaro.

 

La de-dollarizzazione è il più grande cambio di paradigma geopolitico possibile: ed è un colpo autoinfertosi da Washington con accodati i suoi satelliti.

 

Il tragico imbroglio della transizione ecologica, imposta dall’élite eurocratica per il collasso industriale e quindi  per la decrescita della popolazione, sta venendo al pettine in questi giorni in tutta la sua drammaticità.

 

 

 

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