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Finlandia, la Bibbia sul banco degli imputati

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Una personalità politica finlandese è stata citata in giudizio dai tribunali del suo Paese per «incitamento all’odio» dopo aver citato versetti della Bibbia che difendevano la concezione tradizionale del matrimonio tra un uomo e una donna. Diversi parlamentari cristiani denunciano una «guerra aperta dell’Occidente contro il cristianesimo».

 

«Il contenuto dei miei scritti e dei miei discorsi rappresenta la classica visione cristiana del matrimonio e della sessualità, la stessa che le “Chiese cristiane” insegnano all’unanimità da due millenni». Päivi Räsänen non intende concedere nulla a chi la trascina in tribunale per la seconda volta.

 

In questione, un tweet pubblicato nel 2019 dalla deputata finlandese, che non è l’ultima arrivata, visto che è stata ministro dell’Interno tra il 2011 e il 2015.

 

Questa madre di famiglia, protestante, 63 anni, è stata tuttavia assolta all’unanimità in primo grado nel 2022, ma l’accusa ha presentato ricorso contro questa assoluzione alla Corte d’appello di Helsinki.

 

«Se gli scritti basati sugli insegnamenti biblici dovessero essere condannati, ciò significherebbe una grave restrizione della libertà di religione. È naturale che ciò susciti preoccupazione tra i cristiani, sia in Finlandia che all’estero», aveva avvertito Päivi Räsänen, pochi giorni prima del processo che si è svolto il 31 agosto. La sentenza è attesa per il 30 settembre 2023.

 

Preoccupazioni espresse anche da quindici membri della Camera dei rappresentanti americana, che l’8 agosto hanno scritto una lettera aperta per difendere la libertà di espressione dei cristiani: «un procuratore finlandese è determinato a mettere a tacere un membro del parlamento (…) e milioni di cristiani finlandesi, perché osano esercitare pubblicamente il loro diritto alla libertà di religione», spiega la lettera.

 

«Quello che sta accadendo in Finlandia in questo momento può accadere in qualsiasi Paese», dice Päivi Räsänen, mentre l’Alleanza per la difesa della libertà internazionale (ADF), che difende il deputato nei tribunali finlandesi, lancia l’allarme sulla «criminalizzazione di alcune idee in nome del cosiddetto “incitamento all’odio” oscura ogni dibattito pubblico e mette in pericolo la democrazia».

 

Ma la convenuta avverte di essere pronta a difendere la libertà di espressione e di religione in «tutti i tribunali dove se ne sentirà il bisogno, anche presso la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) se fosse necessario».

Perché c’è davvero da preoccuparsi, se si ricorda che in primo grado il pubblico ministero finlandese ha paragonato le sentenze bibliche relative all’omosessualità alle parole contenute nel Mein Kampf…

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

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