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Filippine, vietato per legge fare il broncio

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Il neosindaco della città di Mulanay nelle Filippine settentrionali Aristotele Aguirre ha firmato un ordine per mantenere una delle sue promesse elettorali.

 

«Non è consentito accigliarsi in Comune!»  il sindaco ha detto in un post di Facebook la scorsa settimana annunciando la sua «politica del sorriso».

 

L’ordine esecutivo n. 002 serie del 2022 non richiedeva solo a tutti i dipendenti del governo locale di sorridere quando servivano il pubblico. Minacciava anche sanzioni disciplinari per coloro che non si erano conformati.

 

L’ordine ha reso il mancato sorriso una violazione del codice di condotta dei dipendenti pubblici e ha affermato che sarebbe stato un fattore nelle loro revisioni delle prestazioni.

 

Il popolo di Mulanay, 56 mila abitanti,  ha applaudito alla nuova legge.

 

Vi sono alcune prove che le espressioni facciali possono influenzare l’umore.  Studi scientifici suggeriscono che anche un sorriso indotto artificialmente può stimolare gli stessi cambiamenti cerebrali che emergono durante i momenti spontanei di gioia.

 

Vi sono altresì dei precedenti.

 

Nel 1948, George Philips, sindaco di Pocatello, una città dello Stato dell’Idaho di 55.000 abitanti, arrivò al punto di far approvare un’ordinanza che rendesse illegale per chiunque in città non sorridere. «Un inverno eccezionalmente rigido» aveva «smorzato lo spirito dei dipendenti della città e dei cittadini» quell’anno, secondo il sito web di Pocatello. L’ordinanza ironica rimane in vigore fino ad oggi e non è stata applicata seriamente, afferma la città.

 

In campagna elettorale l’Aguirre, 47 anni, aveva promesso che l’obbligo di sorriso sarebbe stato una delle sue prime azioni in carica. Affermando di essere «l’ultima speranza»della sua famiglia per battere un clan politico rivale nella provincia. L’uomo era tornato nelle Filippine nel 2016 dopo aver vissuto con la moglie e i figli a New York per 10 anni.

 

«La parte divertente è che ho lavorato nel Bronx, uno dei quartieri più difficili. Quindi sono abituato alle persone che non sorridono»

 

Anche un altro sindaco filippino neoeletto, Alston Kevin Anarna di Silang, una città di 296 milaabitanti nella provincia di Cavite, ha giurato durante la sua campagna che a tutti i dipendenti pubblici del municipio sarebbe stato insegnato a sorridere.

 

«I dipendenti pubblici hanno bisogno di sorridere», ha detto Anarna in un’intervista, «soprattutto perché quelli che normalmente vanno al municipio sono persone che non hanno niente, persone che hanno grossi problemi. Immagina se coloro che li accoglieranno sono persone senza sorrisi e di cattivo umore, allora cosa? Ma se vengono trattati bene, con persone visibilmente sorridenti e disposti ad aiutarli, si sentirebbero un po’ meglio».

 

«Mi hanno detto che anche i netturbini ora sorridono tutti. Anche le forze dell’ordine che gestiscono le strade».

 
In Italia vi è il caso del comune di Montegaldella, in provincia di Vicenza, divenuto nel 2003 «il primo paese del saluto» al mondo. Le autorità locali negli anni avevano lanciato la campagna «Salva il saluto», poi eretto un monumento (un bassorilievo alto due metri in pietra dei Berici), indetto un concorso regionale per le scuole, organizzato manifestazioni a favore del Ciao.

 

I promotori di queste iniziative vedono la salvaguardia del saluto come salvaguardia della Civiltà.

 

Potrebbero averci ragione. La Civiltà, come scriviamo spesso su Renovatio 21, è in estremo pericolo: e c’è poco da ridere. Quindi, non pensateci se siete nelle Filippine.

 

 

 

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