Bioetica

Feti nei barili, qualche domanda in Consiglio regionale. Ma nessuna vera risposta all’abisso

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Renovatio 21 aveva predetto che la storia dei feti trovati nei barili abbandonati in un capannone a Granarolo (provincia di Bologna) si sarebbe inabissata subito.

 

Avevamo quindi chiesto dove stesse la politica, perché non ci fossero interrogazioni parlamentari.

 

Infine, ci domandavamo perché nessuno ponesse le questioni vere sollevate dall’episodio.

 

Qualcosa si è mosso.

 

Innanzitutto, l’origine dei feti: «pare fossero una giacenza a scopo di ricerca di un reparto dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna, poi spostati fuori dall’ospedale e depoositati nel magazzino del ritrovamento per alcuni lavori di manutenzione» scrive Bologna Today. «Sui fatti però sta ora lavorando la procura».

 

La scorsa settimana la consigliera regionale di Forza Italia Valentina Castaldini ha presentato in Giunta regionale Emilia-Romagna un’interrogazione sull’argomento per «conoscere l’iter e i protocolli delle università, dei centri di ricerca e del Servizio sanitario in Regione in merito al trattamento di feti e parti anatomiche a uso didattico e di ricerca».

 

«Questa macabra scoperta –  ha dichiarato la Castaldini – ha fatto emergere l’importanza di ricostruire celermente tutti i passaggi di mano e l’iter che hanno portato quei fusti e il loro contenuto a essere abbandonati a Granarolo. Avrei voluto chiedere all’assessora alla Scuola e Università Paola Salomoni, perché le risposte vanno cercate nella verifica del rispetto dei protocolli nelle modalità di aggiudicazione delle gare d’appalto e delle subforniture per la gestione dei feti e degli altri resti umani».

 

Nell’interrogazione della Castaldini manca ancora qualcosa – mancano tutte quelle domande che ci sembrano basilari, e che ci spaventano.

Chi sono quei feti? C’è una possibile registrazione della loro origine? Chi sono i genitori?

 

Chi sono quei feti? C’è una possibile registrazione della loro origine? Chi sono i genitori?

 

Da dove vengono? Sono degli aborti ottenuti tramite la legge 194/78? È legale usare dei feti da interruzione volontaria di gravidanza per scopi scientifici?

 

E se sono degli aborti, come vengono eseguiti, questi aborti? Per caso vengono operati, come si è visto si fa negli USA, per mantenere i tessuti più integri possibili di modo da favorire la ricerca scientifica?

 

Come vengono raccolti? C’è una qualche traccia burocratica della loro esistenza?

 

Cosa viene fatto loro? In cosa servono alla ricerca universitaria?

E poi ancora: quanti sono, in definitiva questi feti? Si era parlato di quaranta barili… ve ne fosse solo uno per barile (improbabile), saremo davanti ad una piccola strage – ad una sorta di fossa comune in formaldeide

 

E poi ancora: quanti sono, in definitiva questi feti? Si era parlato di quaranta barili… ve ne fosse solo uno per barile (improbabile), saremo davanti ad una piccola strage – ad una sorta di fossa comune in formaldeide.

 

Tutte queste cose, per noi, rimangono enigmi dolorosissimi.

 

Ad ogni modo, all’interrogazione della Gastaldini ha risposto non l’assessore regionale interpellato ma quello alla Sanità, dicendosi anche lui «sgomento» e rimandando alle «autorità competenti a livello giudiziario» che stanno vagliando l’episodio.

 

«Le procedure, in casi come questo, devono seguire la disciplina funeraria e di polizia mortuaria. Abbiamo chiesto verifiche a tutte le aziende del Servizio sanitario regionale e ci hanno risposto che le normative sono state rispettate».

 

Tutto a posto, quindi? «Polizia mortuaria»? Siamo sempre più confusi.

 

Il consigliere Gastaldini controreplica che sì, «il Servizio sanitario non ha responsabilità oggettiva ma le informazioni chieste sono utili senz’altro. Resta però un “buco” enorme su quanto accaduto e sulla gestione delle università e dei centri di ricerca».

 

Il «buco» a noi sembra più che enorme. Il «buco», per noi, è un abisso.

 

Qualcuno ci vuole spiegare cosa è successo?

 

Ci vuole dire come vengono ottenuti questi feti e cosa poi subiscono una volta che vengono passati alla ricerca scientifica?

Qualcuno ci vuole dire quali regole segue questa filiera orrenda?

 

Qualcuno ci vuole dire quali regole segue questa filiera orrenda?

 

Qualcuno ci vuole raccontare come vengono utilizzati in laboratorio questi bambini^

 

Qualcuno ci vuole dire se si applica, in questi casi, ad esempio l’articolo 413 del Codice Penale «uso illegittimo di cadavere»? Perché esso cadrebbe proprio a fagiuolo: «Chiunque disseziona o altrimenti adopera un cadavere, o una parte di esso, a scopi scientifici o didattici, in casi non consentiti dalla legge, è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a lire cinquemila»…

 

Qualcuno ci vuole dire davvero cosa sta succedendo?

 

Qualcuno ci vuole promettere che questa storia non sparirà dal radar di politica, giornali, come sembra che stia facendo?

 

Volevamo scrivere anche della necessità di mantenere questa storia nel radar del mondo religioso, ma non ci risultano, al momento, prese di posizione o dichiarazioni del arcivescovo cardinale Zuppi.

 

Il quale come noto è vicino alla potente Comunità di Sant’Egidio, dove è consigliere spirituale l’arcivescovo Vincenzo Paglia, dal 2016 messo dal Bergoglio a capo della Pontificia Accademia per la Vita, e cioè un istituto che proprio di feti dovrebbe occuparsi.

 

Dopo una breve ricerca, non ci risultano sullo sconvolgente caso nemmeno dichiarazioni del Paglia.

 

Se qualcuno ne trova, lanci un bengala.

 

 

 

 

 

 

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