Politica

Facebook ha interferito nelle elezioni?

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Alcuni osservatori si chiedono se l’ammissione di Zuckerberg sulla censura fatta subire agli utenti di Facebook non costituisca giocoforza anche una interferenza elettorale.

 

Come noto, nella sua lettera agli inquirenti del Congresso, ha detto senza mezzi termini quello che tutti gli altri affermano ormai da anni.

 

«Nel 2021, alti funzionari dell’amministrazione Biden, inclusa la Casa Bianca, hanno ripetutamente fatto pressione sui nostri team per mesi affinché censurassero determinati contenuti sul COVID-19, tra cui umorismo e satira, e hanno espresso molta frustrazione nei confronti dei nostri team quando non eravamo d’accordo» scrive il CEO, presidente e fondatore di Facebook.

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«Credo che la pressione del governo fosse sbagliata e mi dispiace che non siamo stati più espliciti al riguardo. Penso anche che abbiamo fatto delle scelte che, con il senno di poi e con nuove informazioni, non faremmo oggi. Come ho detto ai nostri team all’epoca, sono fermamente convinto che non dovremmo compromettere i nostri standard di contenuto a causa delle pressioni di qualsiasi amministrazione in entrambe le direzioni, e siamo pronti a reagire se qualcosa del genere dovesse accadere di nuovo».

 

Come raccontato da Renovatio 21, è piuttosto plausibile che il lavoro della censura sulla piattaforma sia iniziato molto prima di Wuhan, lockdown e vaccini.

 

Tuttavia, è il discorso riguardante le elezioni – sacro fondamento delle democrazie liberali – che si fa particolarmente spinoso.

 

L’esempio è quello della corsa a governatore del Minnesota nel 2022, vinta da Tim Walz, ora candidato come vicepresidente con Kamala Harris. Le elezioni minnesotane vedevano il Walz contro un medico altamente qualificato, il dottor Scott Jensen, che aveva fatto della risposta al COVID un tema di campagna elettorale.

 

Naturalmente, il dottor Jensen non ha potuto avere alcuna trazione su Facebook, che ha avuto un’enorme influenza in questa elezione e che ha appena ammesso di aver seguito le linee guida del governo nella censura dei post. Infatti, Facebook, secondo quanto racconta lo stesso Jensen, gli ha vietato completamente la pubblicità, riducendo poi la sua portata del 90%.

 

Secondo alcuni, tali manovre probabilmente gli hanno fatto perdere le elezioni.

 


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Nel video, in cui il medico esprime tutta la sua amarezza, Jensen dice di aver contattato direttamente Facebook per far presente il grave problema, ma senza ottenerne nulla.

 

Lo squilibrio di una simile campagna è autoevidente: essendo che la maggior parte della popolazione sta su Facebook, il fatto che un candidato vi abbia accesso e un altro invece no può costituire una chiara alterazione del quadro elettorale.

 

«Considerate quante altre elezioni sono state influenzate» scrive Jeffrey Tucker del Brownstone Institute. «È sorprendente pensare alle implicazioni di questo. Significa che molto probabilmente un’intera generazione di leader eletti in questo Paese non è stata eletta legittimamente, se per legittimo intendiamo un pubblico ben informato a cui viene data una scelta in merito alle questioni che influenzano le loro vite».

 

La democrazia è stata falsata? C’è da considerare che non solo il nostro voto è stato intaccato, ma la nostra stessa esistenza quotidiana

 

«La censura di Zuckerberg – e questo riguarda Google, Instagram, LinkedIn di Microsoft e Twitter 1.0 – ha negato al pubblico la possibilità di scegliere sulla questione centrale dei lockdown, delle mascherine e delle vaccinazioni obbligatorie, le stesse questioni che hanno sconvolto l’intera civiltà e hanno tracciato un percorso oscuro per la storia» continua Tucker. «E non si tratta solo degli Stati Uniti. Sono tutte aziende globali, il che significa che le elezioni in ogni altro Paese, in tutto il mondo, sono state influenzate in modo simile. È stata una chiusura globale di ogni opposizione a politiche radicali, eclatanti, impraticabili e profondamente dannose».

 

A questo punto, bisogna prendere le misure di quanto accaduto. Perché è di portata storica, colossale. Con implicazioni spaventose per il presente.

 

«Se la si pensa in questo modo, non si tratta solo di un piccolo errore di giudizio. È stata una decisione sconvolgente che va ben oltre la codardia manageriale. Va oltre persino la manipolazione elettorale. È un vero e proprio colpo di stato che ha rovesciato un’intera generazione di leader che si erano schierati per la libertà e li ha sostituiti con una generazione di leader che hanno acconsentito al potere esattamente nel momento in cui contava di più».

 

L’idea quindi è che Zuckerberg, con la sua repentina confessione nella lettera alla commissione presieduta dal deputato trumpiano Jordan, sta semplicemente anticipando il redde rationem nei confronti della collusione tra Deep State e Big Tech.

 

Come riportato da Renovatio 21, minacce di sbattere lo Zuck in carcere, magari con l’ergastolo, sono arrivate dallo stesso Trump, in passato come negli ultimi giorni. The Donald, ricordiamo, ad inizio anno era arrivato a definire Facebook come «nemico del popolo».

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«Di tutte le aziende al mondo che avrebbero una vera e propria presa sullo stato dell’opinione pubblica in questo momento, sarebbe Facebook» scrive il sito del Brownstone Institute. «Vedono la portata del sostegno a Trump. E Trump ha affermato in più occasioni, incluso in un nuovo libro in uscita all’inizio di settembre, che ritiene che Zuckerberg debba essere perseguito per il suo ruolo nella manipolazione dei risultati elettorali. E se, ad esempio, i suoi dati interni mostrassero un sostegno di 10 a 1 per Trump rispetto a Kamala, contraddicendo completamente i sondaggi che comunque non sono credibili? Questo da solo potrebbe spiegare il suo cambio di idea».

 

Vi è da ricordare, quindi, che la persona che ha guidato la censura sui social da parte Casa Bianca di Biden, Rob Flaherty, ora è Digital Communications Strategist per la campagna Harris-Walz. A questo punto, diviene difficule dubitare che il Partito Democratico USA intenda impiegare tutti gli stessi strumenti, moltiplicati e molto più potenti, se dovessero riprendersi la Casa Bianca.

 

«Sotto la guida di Rob», aveva affermato Biden in merito alle dimissioni di Flaherty, «abbiamo creato il più grande Ufficio per la strategia digitale della storia e, con esso, una strategia e una cultura digitale che hanno unito le persone invece di dividerle».

 

«A questo punto, è lecito supporre che anche l’outsider più informato conosca circa lo 0,5% dell’intera manipolazione, inganno e macchinazioni segrete che hanno avuto luogo negli ultimi cinque anni circa. Gli investigatori del caso hanno affermato che ci sono centinaia di migliaia di pagine di prove che non sono classificate ma devono ancora essere rivelate al pubblico. Forse tutto questo verrà fuori a partire dal nuovo anno» scrive ancora Tucker.

 

«Pertanto, l’ammissione di Zuckerberg ha implicazioni molto più ampie di quanto chiunque altro abbia finora ammesso».

 

Si tratta, nientemeno, di uno dei più grandi scandali dei nostri tempi, la prova provata, se vogliamo, del crepuscolo della democrazia costituzionale. Milioni di persone silenziate, private del diritto di parola e libera espressione, nonché del diritto di essere informate, più elezioni falsate a più livelli (perché nessuno dimentica gli Zuckerbucks).

 

Incredibile come nella classe politica italiana nessuno voglia cominciare questa battaglia. Perché se questo processo non verrà fermato, spazzerà via tutto, dalla politica locale alla democrazia rappresentativa, instaurando, con manipolazione e coercizione, una nuova era di schiavitù per la popolazione di tutti i Paesi.

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Immagine di Anthony Quintano via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0

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