Pensiero

Estasi ed orrore del tramonto occidentale. È un grande onore vivere un tempo come questo

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Renovatio 21 ripubblica il video di una conferenza tenuta fondatore Roberto Dal Bosco tenutasi oramai quasi una decade fa. Si tratta dell’intervento per l’edizione 2014 del Convegno di  Civitella del Tronto, organizzato come ogni anno dall’imbattibile Pucci Cipriani.

 

Lo riproponiamo perché molti dei temi sono ancora, incredibilmente di stretta attualità: il mondo sembra non essersi mosso più di tanto. Pensiamo all’enantiodromia atomica tra USA e Russia, tanto trattata da Renovatio 21, la competizione nell’abisso termonucleare che come notato qui già si trascinava dalla Guerra Fredda, forse anche da prima, e che era più presente che mai nel 2014 e oscenamente sbattutaci in faccia da questo 2022.

 

Pensiamo a quella che, già allora era chiaro da lustri, è l’importanza globale, storica e metastorica di Vladimir Putin, del suo pensiero (come espresso nei discorsi al Club Valdai) e delle sue azioni, e quindi, di fronte alla catastrofe papale presente, alla necessità di un nuovo ghibellinismo di matrice russa.

 

Pensiamo a quando, parole che possono sembrare ora profetiche, si dice del progetto per «isolare la Russia, istigandole contro la sua stessa culla, l’Ucraina».

 

«Mai nel grande giuoco contro la Russia – giuoco che Washington ha ereditato dall’Impero britannico – gli americani si erano spinti sino ad incendiare il cancello d’ingresso di Santa Madre Russia, la porta d’oro di Kiev. Mai attacco fu più diretto, sfrontato. Signori e signori, questa è la fase vera della Guerra Fredda, che fredda non è più. Una polveriera termonucleare, ecco cosa è la questione Ucraina».

 

No, la situazione delle cose del mondo non è cambiata. 

 

Quanto al finale, con l’appello alla creazione di «un partito integralmente cattolico», ci rendiamo conto dell’amarezza.

 

Si parlava di «un partito di cristiani dalla Fede incrollabile, capaci – oggi più ancora dei tempi della Guerra Fredda – di creare la prosperità necessaria a vivere in pace, capaci di lottare per il futuro dei propri nipoti, capaci di difendere le genti dai pericoli inenarrabili che attorniano ora la vita umana.

 

Di una forza politica «per testimoniare il primato dell’Essere, il diritto delle nuove generazioni a fiorire, il diritto dell’Uomo a dominare sull’Universo visibile, e prosperare indefinitamente, secondo il comandamento di Dio: “Andate, e moltiplicatevi”».

 

Fa quasi male sentire queste parole e poi guardare il panorama ridicolo e devastato del cattolicesimo dell’ora presente.

 

Ahinoi, in questi otto anni nessun passo è stato fatto in questa direzione, a meno che non si voglia considerare qualche fenomeno grottesco e biodegradabile che fa perdere tempo alla gente.

 

Tuttavia, non perdiamo la speranza. Si prepara ora un’era molto, molto più buia del 2014 e degli anni successivi.

 

Un tempo in cui siamo chiamati a riorganizzare definitivamente le forze residue per provare a salvare il XXI secolo dalla Cultura della Morte.

 

Sotto riportiamo il testo preparato per la conferenza.

 

 

 

 

Estasi ed orrore del tramonto occidentale

 

 

Ci troviamo davanti ad un mondo che si sente al suo culmine.

 

Gli anni Novanta ci hanno consegnato la vittoria sul Comunismo. La sbornia di questo mondo unipolare, che quasi sente di aver risolto per sempre le sue  contraddizioni, non è – ammettiamolo – ancora passata.

 

Il pensiero unico tuttora domina il discorso sociale, ovunque. Liberismo, democrazia, pace, sostenibilità… Francis Fukuyama parlava di «fine della Storia», Jean Baudrillard di «sciopero degli eventi». Come nel sogno hegeliano, la vicenda dell’uomo pareva aver trovato la sintesi finale, il superamento. E come ogni sogno idealista, siamo innanzi, ovviamente, ad un incubo.

 

Gli anni Novanta ci hanno consegnato un altra grande novità: internet. Un medium, ci hanno raccontato, che ci avrebbe reso tutti più liberi, più ricchi, più intelligenti.

 

Quello che è successo lo sappiamo tutti: la società è divenuta più povera, più stupida, più rabbiosa, più segregata nel vizio e nella solitudine. Ho recentemente scritto un libro su internet e sul partito che crede di rappresentarla, il quale ha ora in Italia un quarto dei voti del Paese. Ho ricevuto, l’altro giorno, qualcosa come cinquemila messaggi di scherno, di odio, di minaccia. Nessun ragionamento è più possibile, in un medium che è ora totalmente dominato dal risentimento e dalla disarmonia, e la coesione fra persone è solo un brodo tossico.

 

Internet e la telematica hanno distrutto, certamente con altre mostruosità portate dal modernismo come la globalizzazione e il mercatismo, l’economia italiana, facendo migrare la manifattura e l’industria di precisione verso l’Asia ed ora persino l’Africa.

 

L’Italia è un paese in ginocchio. Lo è di sicuro moralmente, lo è in via definitiva anche economicamente.

 

Il tutto mentre persevera il mito delle meravigliose sorti progressiva della UE, mentre ci raccontano che in fondo basterà fare qualche sacrificio per restare aderenti ad un apparato che in realtà, oltre a sovratassarci e pervertire i nostri figli, ci disprezza.

 

E sì che ci avevano detto che l’Europa Unità sarebbe stato un super-stato edenico, una cornucopia di prosperità e giustizia. Se leggete Repubblica o il Corriere, potete ancora trovare, sia pure in modo sempre piu sbiadito, questa idea.

 

L’oramai più che centenario «Oscar della massoneria», il premio Nobel, è stato assegnato l’anno passato ad un ghignante Presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy, che nega di essere membro di una loggia. Atto di onanismo esibizionista al limite dell’autismo, reso tollerabile solo dalla persistenza dell’idea del Sol dell’Avvenire europoide, il benessere dei popoli uniti, la bella bandierina con le 27 stelline…

 

L’Europa, infine, in questa promessa di Estasi si è perduta, ed è divenuta quel locus horriblis che ero tutti abbiamo sotto gli occhi: Eurosodoma.

 

L’Europa si eclissa, l’occidente («Abendland» per germanici, ossia la «terra della sera») muore dunque con il suo ultimo sole. L’occidente – sempre restando all’etimologia – si uccide. Il suicidio dell’Europa è sotto i nostri stessi occhi, e con tutto il suo orrore.

 

L’Europa, argomento di questo convegno a cui ho l’onore di essere stato invitato,  è oramai stretta definitivamente nella morsa genocida della Cultura della Morte.

 

L’Europa vota per il suo suicidio, lo prepara con cerimonie sempre più oscene. L’eutanasia dei bambini belgi è uno degli esempi, nemmeno il più sconvolgente.

 

L’Europa è umanamente corrotta, e politicamente insignificante. Si diceva tre lustri fa: «L’Europa è un nano politico ed un gigante economico»: ora, con la mostruosa decrescita economica, non possiamo più nemmeno dire questo. Ictu oculi, l’Europa è un nano malefico, e basta.

 

L’Europa non è nulla. La vacca Europa è la flaccida vittima di un sacrificio al quale essa si presta con perversa docilità, muggendo appena, dopo che diavoli di ogni sorta hanno succhiato via il suo latte prezioso.

 

Se vi è ancora sulle terre emerse una battaglia tra il Bene ed il Male, gli attori protagonisti vanno cercati ai lati del vecchio continente. Paradossalmente, sia pure a parti invertite ed in un quadro infinitamente più complesso, abbiamo capito proprio negli ultimi anni che si riproduce quella medesima enantiodromia – pericolosamente drogata da armi termonucleari – che abbiamo visto nel recente passato: L’America e la Russia.

 

Da una parte abbiamo Washington. Sappiamo delle origini massoniche, talvolta boriosamente esibite, della nazione nordamericana. Oggi la situazione è ben  più pericolosa di così. In plancia di comando, nello studio ovale, siede un personaggio che dietro la maschera tutto è meno che l’orgoglioso negro che vediamo in TV.

 

Barack Obama è quasi certamente stato allevato dalla CIA. La due generazioni precedenti della sua famiglia – in ispecie la nonnina bianca che dalle Hawaii finanziava Chiang Kai-Shek e ogni altra guerra asiatica (Corea, Vietnam, Indonesia, et coetera) – sono appartenute alla CIA. La madre stessa era con probabilità una spia della CIA, di elementi per pensarlo ve ne sono molti; sul padre, un kenyota che appresso alle basi militari delle Hawaii studiava russo, dubbi ve ne sono pochi.

 

Onore a Langley: come un antico ordine cavalleresco, alleva un suo figlio e lo infiltra sino al centro del potere, da dove ora autorizza legibus solutus lo sterminio di migliaia di persone attraverso i droni, i robot volanti seminatori di morte con i quali, nell’era Obama si è de facto militarizzata la CIA.

 

Non mi riesce di sorvolare qui sulle voci, certo suggestive, per cui il nonno e il padre di Obama fecero il famoso giuramento dei Mau Mau: un sacrificio umano, con squartamenti e cannibalismo, tramite il quale si entrava a far parte della setta pagana ed idolatra che gestì, con violenza inaudita (stupri, decapitazioni e quant’altro) la sanguinaria cacciata dei coloni bianchi dal Kenya. La consacrazione al «demone della montagna», come lo chiamavano i Mau Mau, valeva per tre generazioni, quindi comprenderebbe pure il Barack Hussein. Visto che il suo primo atto da Presidente fu elargire danari a multinazionali abortiste, visto che la sua riforma medica arriva all’aberrazione (che altro non è che una diabolica vendetta, vista tante volte nel corso della storia) di costringere la Chiesa a pagare gli aborti dei suoi dipendenti, non è in fondo un pensiero pazzoide credere che alla Casa Bianca risieda ora un demone, strictu sensu.

 

Poi, dall’altra parte, a Mosca, abbiamo un uomo differente. Abbiamo uno statista che il  19 settembre 2013, a Valdaj, parlò così:

 

«Possiamo vedere come i Paesi euro-atlantici stanno ripudiando le loro radici, persino le radici cristiane che costituiscono la base della civiltà occidentale. Essi rinnegano i principi morali e tutte le identità tradizionali: nazionali, culturali, religiose e financo sessuali. Stanno applicando direttive che parificano le famiglie a convivenze di partners dello stesso sesso, la fede in Dio con la credenza in Satana»,

 

«La “political correctness” ha raggiunto tali eccessi, che ci sono persone che discutono seriamente di registrare partiti politici che promuovono la pedofilia. In molti Paesi europei la gente ha ritegno o ha paura di manifestare la sua religione. Le festività sono abolite o chiamate con altri nomi; la loro essenza (religiosa) viene nascosta, così come il loro fondamento morale. Sono convinto che questo apre una strada diretta verso il degrado e il regresso, che sbocca in una profondissima crisi demografica e morale».

 

«E cos’altro se non la perdita della capacità di auto-riprodursi testimonia più drammaticamente della crisi morale di una società umana? Oggi la massima parte delle nazioni sviluppate non sono più capaci di perpetuarsi, nemmeno con l’aiuto delle immigrazioni. Senza i valori incorporati nel Cristianesimo e nelle altre religioni storiche, senza gli standard di moralità che hanno preso forma dai millenni, le persone perderanno inevitabilmente la loro dignità umana. Ebbene: noi riteniamo naturale e giusto difendere questi valori. Si devono rispettare i diritti di ogni minoranza di essere differente, ma i diritti della maggioranza non vanno posti in questione».

 

No, questa non è una enciclica di una Santo Papa.

 

Queste parole che avete inteso sono parole sante. Non vengono da un cattolico, va bene, ma sono per la mente di chi ha a cuore Vera Chiesa di Cristo, diamanti perfetti. Miracoli abbaglianti in un mondo – in una Chiesa – che ha espulso il Bene per farvi entrare ogni sorta di sozzura e malattia.

 

Ebbene, cari amici, ascoltate queste parole, anche a fronte dell’infame spettacolo di un Papa folle ed amorale chef dice ad una gazzetta massonica che «non vi sono valori non-negoziabili», io dico che voglio stare con un tale Imperatore. Voglio stare con lo Zar.

 

Voi sapete che la parola Zar, etimologicamente, viene (come la parola teutonica Kaiser), da Caesar. Cesare.

 

Vladimir Vladimirovic Putin parla meglio di un Papa. E finanche, crede più di un Papa – lo abbiamo visto tutti, qualche mese fa, quando diede a Bergoglio l’esempio di come si bacia un’icona, cosa che l’uomo biancovestito di San Pietro non aveva, all’apparenza, nessuna intenzione di fare.

 

E se sogniamo dei Re Cattolici, diciamo che adesso intorno a noi proprio non ne vediamo. Anzi, approfitto di questa occasione per chiede hic et nunc la ghigliottina per i Reali del Belgio, che hanno vidimato da poco un ulteriore sterminio medico degli infanti.

 

Sciolgo ogni mia perplessità, e dichiarò che al momento l’opzione unica per chi voglia difendere la Tradizione della vita umana sul Pianeta è quella di questo nuovo ghibellinismo, un ghibellinismo dalla imprevedibile matrice russa.

 

In questa prospettiva, certo sconvolgente per qualcuno che si è sempre orgogliosamente definito Guelfo, sull’orizzonte appare  Fatima, ma pure, in qualche forma, la profezia slava della Terza Roma.

 

Vladimir Vladimirovic, lo sappiamo,  viene dal KGB – ossia dalla più grande fucina delle persecuzioni cristiane. Molti non credono alla sua conversione, nonostante i ripetuti segni della croce davanti all’Icona della Madonna Vladimirskaja. Non so giudicare la sua fede, non posso nemmeno. Ma ricordo un romanzo, Il montaggio, che trattava della penetrazione del KGB nelle centrali culturali francesi (editori, giornali). Ad un punto del racconto, l’ufficiale del KGB malato accendeva un cero innanzi ad una icona. Nel mondo rovesciato delle spie sovietiche, forse l’ateismo era solo per le masse, mentre le spie conoscevano la verità sulla Madre di Dio. Comunque sia, la fede personale del Presidente Putin, davanti a discorsi stupendi come quelli di Valdaj, non fa testo.

 

L’ex KGB e i siloviki, gli uomini dei servizi ora a capo dello stato e della società russa, sono arrivati sino a di riplasmare l’onore perduto negli anni alcolici di Eltsin. La Chiesa Russa ha dal quel 25 dicembre 1991 – giorno in cui la bandiera sovietica fu per sempre ammainata, giorno ovviamente simbolico.

 

Alla Casa Bianca, abbiamo detto sopra, siede una creatura della CIA.

 

I servizi dei due Paesi – cioè gli animi più belligeranti dei rispettivi Stati – sono arrivati al potere in ambedue le grandi potenze.

 

Come possiamo pensare quindi che la Guerra Fredda sia finita?

 

La Guerra fredda non è mai stata più calda.

 

Lo stiamo vedendo in questi giorni della follia Ucraina, dove infuria tra morti e tensioni di intensità mai vista, la dottrina Brzezinski, lo stratega di origine polacca che ha ripreso con l’amministrazione Obama e che come tutti i polacchi cova una piagnucoloso revanscismo contro la Russia.

 

Isolare la Russia, istigandole contro la sua stessa culla, l’Ucraina, e domani sicuramente anche la Cina.

 

Mai nel grande giuoco contro la Russia – giuoco che Washington ha ereditato dall’Impero britannico – gli americani si erano spinti sino ad incendiare il cancello d’ingresso di Santa Madre Russia, la porta d’oro di Kiev.

 

Mai attacco fu più diretto, sfrontato. Signori e signori, questa è la fase vera della Guerra Fredda, che fredda non è più.

 

Una polveriera termonucleare, ecco cosa è la questione Ucraina.

 

Vi sono migliaia di testate atomiche ancora perfettamente puntate.

 

Tra le due parti, come figlio di Dio non ho dubbio alcuno su quale sia la parte dove schierarmi.

 

Non con i demoni neri alla casa bianca. Non con Eurosodoma. E nemmeno con quello che resta del Papato.

 

Ad Akita, in Giappone, la vergine apparve a Sorella Agnese Sasagawa in quella che fu l’ultima apparizione mariana riconosciuta ufficialmente da Roma. «Akuma ha, Kyōkai no naka made hairikomi» disse la Madonna. Akuma, il diavolo, entrerà sin dentro alla Chiesa. Akuma è qui, lo vediamo oramai scatenarsi su San Pietro quasi fisicamente. «Kyōkai ha, dakyō suru mono de ippai ni nari», la Chiesa sarà riempita di compromessi.

 

Sappiamo come andrà a finire per Nostra Signora di Akita. «Hi ga Ten kara kudari». Dal cielo calerà la pioggia di fuoco. Che sia il fuoco atomico scatenato dalla follia ucraina, non lo so.

 

Quale che sarà a suo momento il giudizio di Dio, forse ora non ci deve interessare. Ciò che rileva qui è altro. È quello che possiamo fare noi stessi che farà la differenza.

 

Quel che importa qui, è non rimanere inani davanti a questo spettacolo suicida. Lo spirito di una Ecclesia Militans, va riattivato in ogni dove. Va riacceso nella Chiesa, che è ora bramosa di sottomettersi a Moloch. Va riattivato nello Stato, nella vita civile, nel tessuto del Potere.

 

Quello che serve – non posso che partecipare anche io a questo coro – è un partito che sia integralmente cattolico. Non una riedizione della Democrazia Cristiana, che alla fine si è dimostrata solo un consesso di opportunisti senza Dio, incapaci di proteggere il popolo che credeva in loro e che in loro confidava con certezza.

 

No, serve un partito di cristiani dalla Fede incrollabile, capaci – oggi più ancora dei tempi della Guerra Fredda – di creare la prosperità necessaria a vivere in pace, capaci di lottare per il futuro dei propri nipoti, capaci di difendere le genti dai pericoli inenarrabili che attorniano ora la vita umana.

 

Scriveva profeticamente Marshall McLuhan: «quello che serve è la prontezza a sottovalutare il mondo nel suo insieme. Questo è possibile solo ad un cristiano».

 

Solo i cristiani possono vincere il Mondo, perché discepoli di colui che ha vinto anche la Morte, poiché della stirpe di quella Donna che schiaccerà la testa al Serpente.

 

Serve un esercito di cattolici che guardi l’abisso della realtà di oggi negli occhi.

 

Servono persone che sacrifichino – finanche la propria vita! – per testimoniare il primato dell’Essere, il diritto delle nuove generazioni a fiorire, il diritto dell’Uomo a dominare sull’Universo visibile, e prosperare indefinitamente, secondo il comandamento di Dio: «Andate, e moltiplicatevi». Un comandamento che in quest’ora nera in cui la Rivoluzione della Morte ha compiuto quasi del tutto il suo ciclo, diviene sovversivo, anzi – consentitemi – rivoluzionario.

 

In gioco c’è tanto, c’è tutto. La Salvezza dell’Uomo, della sua Anima, del mondo. La resistenza estrema del Bene quando la Morte e la sua Cultura stendono con violenza le loro mani assassine. Il Bene contro il Male, la Vita contro la Morte.

 

Questi sono giorni densi, incredibili. Sono giorni di pagliacci e demoni assassini, ma anche di angeli ed eroi.

 

Il nostro compito è uno ed uno solo: ricostruire il trono terrestre del Dio vivente.

 

Ricostruirlo in Italia, per ricostruire l’Europa, e la Civiltà tutta – prima o dopo l’apocalisse atomica che sia.

 

Mi disse un giorno un combattivo vescovo del Centrasia: «È un grande onore vivere in un tempo come questo». Sì, lo è.

 

E con questo, a chiunque vorrà partecipare questo progetto dico, nella lingua neoghibellina, «Spazibo». Una parola che contiene una invocazione chiarissima.

 

Etimologicamente è la contazione dell’antico «spasi bog», che significa, letteralmente, «Iddio vi salvi».

 

Iddio ci salvi.

 

Ho detto.

 

Roberto Dal Bosco

Civitella del Tronto, 8 Marzo 2014

 

 

 

 

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