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Elon Musk smentisce la notizia secondo cui Twitter si ritirerà dall’UE a causa delle leggi sulla censura

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Elon Musk ha negato l’affermazione secondo cui sta valutando la possibilità di impedire a X (ex Twitter) di operare nell’Unione europea a causa della frustrazione per le richieste di censura.

 

Un articolo di Business Insider ha affermato che una fonte vicina a X ha affermato che Musk è «sempre più frustrato dal dover rispettare» la nuova legge sulla censura dell’UE chiamata Digital Service Act (DSA) e sta quindi valutando la possibilità di interrompere completamente le operazioni nell’UE.

 

La voce è stata ripresa da molti altri organi di informazione in tutto il mondo. Musk ha ora negato l’affermazione e ha definito il contenuto dell’articolo di Business Insider come «assolutamente falso».

 

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Ad agosto, l’UE ha introdotto il DSA per costringere le piattaforme dei social media a censurare la «disinformazione» e il «discorso di incitamento all’odio» («hate speech»). Se un’azienda non rispetta la legge, rischia una multa immensa fino al 6% del suo fatturato globale annuo.

 

Nonostante la smentita del rapporto da parte di Musk, la libertà di parola online potrebbe essere tuttavia minacciata in Europa anche dalla burocrazia UE che sta attualmente indagando su X. Dopo l’inizio della guerra tra Israele e Hamas questo mese, l’UE ha avviato un’indagine sulla piattaforma di social media di Musk, citando la diffusione di «contenuti illegali e disinformazione» relativi al conflitto.

 

«Abbiamo, da fonti qualificate, segnalazioni di contenuti potenzialmente illegali che circolano sul vostro servizio nonostante le segnalazioni delle autorità competenti», ha scritto in una lettera il commissario UE per i mercati interni Thierry Breton, chiedendo a Musk di attuare «misure di mitigazione» per frenare il contenuto.

 

«I media pubblici e le organizzazioni della società civile riportano ampiamente casi di immagini e fatti falsi e manipolati che circolano sulla vostra piattaforma nell’UE, come vecchie immagini riproposte di conflitti armati non correlati o filmati militari che in realtà hanno avuto origine da videogiochi», si legge nella lettera.

 

Nella sua risposta su X, Musk ha spiegato a Breton che la politica della piattaforma è che «tutto sia open source e trasparente, un approccio che so che l’UE sostiene», chiedendo al commissario UE di «elencare le violazioni a cui alludi su X, in modo che il pubblico possa vederle».

 

In una risposta concisa, Breton ha detto a Musk che il miliardario è «ben consapevole delle segnalazioni dei suoi utenti – e delle autorità – su contenuti falsi e glorificazione della violenza», dicendo quindi a Musk che «sta a te dimostrare che mantieni la parola».

 

X ha tempo fino alla fine del mese per rispondere all’indagine dell’UE. Il commissario DSA dell’UE ha anche invitato TikTok e Facebook a intensificare la censura dei contenuti illegali legati al conflitto.

 

Il controllo finale su internet è ammesso platealmente come «diritto» avocato dal potere UE: il Breton, dopo aver demandato la sottomissione dei contenuti sul nuovo Twitter di Elon Musk non appena questi lo aveva rilevato, ha dichiarato che Bruxelles può vietare i social in caso di disordini civili.

 

Il cosiddetto hate speech è argomento anche di azioni dell’ONU, che pubblica inquietanti manuali online. Il fenomeno, tuttavia, pare tollerato se l’utente è ucraino, come nel caso della famosa blogger di Kiev che ha chiesto il genocidio di tutti i russi.

 

Come riportato da Renovatio 21, la scure della censura contro la libertà di parola si sta abbattendo perfino nelle chat dei videogiochi.

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Immagine di Wired Photostream via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial 2.0 Generic

 

 

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