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Elisabetta Frezza: i ragazzi della Scuola di Mantova, piccoli eroi nella nebbia

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I seguaci della fanciullina svedese prodotta nel laboratorio delle élite globalizzanti, tutti quei baldi giovanotti che si riversavano nelle strade per salvare il mondo, e lo facevano rigorosamente di mattina perché la causa fosse più attraente, dopo l’avvento del virus si sono d’improvviso dileguati.

 

Forse sono affogati nel mare di mascherine non riciclabili fornite loro in dotazione per dare una mano gli indigenti del gruppo FCA. O forse non sono più così utili, in versione manifestante, ai pupari che li rastrellavano nelle scuole dopo averli adeguatamente lobotomizzati a suon di Agenda 2030 e di sviluppi sostenibili. 

 

I seguaci della fanciullina svedese prodotta nel laboratorio delle élite globalizzanti, tutti quei baldi giovanotti che si riversavano nelle strade per salvare il mondo, e lo facevano rigorosamente di mattina perché la causa fosse più attraente, dopo l’avvento del virus si sono d’improvviso dileguati.

Ora l’Agenda può essere consultata comodamente da casa, si chiama nuova educazione civica, ed è salpata in grande spolvero come materia obbligatoria fin dall’asilo, proprio a partire da quest’anno, pensa un po’ la combinazione. Agli scolari diligenti che ne mandano a memoria i «goal», arriverà pure il premio in pagella.

 

 

Mantova fuori dalla nebbia

 Nemmeno l’ombra della ribalta mediatica assicurata ai protestanti sintetici è stata concessa ai ragazzi di Mantova che nei giorni scorsi hanno organizzato, senza apparato di sostegno, senza pennivendoli di regime o telecamere istituzionali al seguito, una mobilitazione uguale e contraria a quella dei coetanei ambientalisti: infagottati in mezzo alla nebbia con libri e quaderni davanti alle scuole chiuse, significavano di voler rientrare in aula, cioè di fare scuola a scuola e non dietro uno schermo alienante e deformante, disincarnato e disumano.

 

«Giorni come questo possono salvare non solo un anno di scuola, ma duemila anni di civiltà» è il loro grido di battaglia, gridato sotto la statua dell’Alighieri e in memoria dell’antenato più illustre generato dalla loro splendida terra, Mantua me genuit, colui che cantò di pascoli, di campi e condottieri.

«Giorni come questo possono salvare non solo un anno di scuola, ma duemila anni di civiltà»

 

Finalmente una trasgressione vera, anche se pare surreale definirla tale, ma è proprio così nel paradosso del mondo all’incontrario abitato da un buon numero di pazzi, da qualche criminale altolocato e dai molti schiavi sentitamente grati all’aguzzino per la schiavitù che pietosamente infligge loro.

 

E scalda il cuore che siano giovani, perché è segno che qualcuno, nonostante l’educazione civica, nonostante i cattivi maestri, nonostante la sbornia digitale, è ancora in grado di pensare e di sentire. Che vuol dire incontrarsi, vedersi, parlarsi, istruirsi, discutere, litigare, abbracciarsi, baciarsi. Guardarsi negli occhi. Ritrovarsi con vecchi e nuovi amici, ma anche col compagno antipatico, col professore carogna, col bullo e col secchione. Si chiama vita. 

 

Gliel’hanno sospesa, la vita. Li hanno costretti a vegetare in un limbo domestico infame ed autistico per farne cavie inconsapevoli di quell’esperimento di ingegneria sociale dove il COVID è mero acceleratore e l’obiettivo è il controllo totale sull’essere umano e sulla sua discendenza

Gliel’hanno sospesa, la vita. Li hanno costretti a vegetare in un limbo domestico infame ed autistico per farne cavie inconsapevoli di quell’esperimento di ingegneria sociale dove il COVID è mero acceleratore e l’obiettivo è il controllo totale sull’essere umano e sulla sua discendenza: la vera posta in palio corre lungo il transumano, che implica il pensiero trasparente, eterocondizionato, conforme e, in parallelo, la progressiva sostituzione della stirpe dell’uomo con la sua controfigura artificiale. Eugeneticamente modificata.

 

 

Despoti Marziani

 In questo incubo programmato contronaturale, qualcosa di insopprimibile deve pur erompere e trovare la forza e il coraggio di manifestarsi, e allora va alimentato in ogni modo, perché non si può lasciar morire di sete una voce di speranza nel deserto spirituale di una società annichilita dalla paura e in preda a un automatismo quasi pavloviano. 

 

La vera posta in palio corre lungo il transumano, che implica il pensiero trasparente, eterocondizionato, conforme e, in parallelo, la progressiva sostituzione della stirpe dell’uomo con la sua controfigura artificiale. Eugeneticamente modificata

Curioso intanto come il bisogno di socialità dei giovani non ancora alienati alla vita sia così clamorosamente estraneo alla percezione dei burattini del sistema che, nel loro egotico delirio di onnipotenza, esibiscono un livello ineguagliato di autentica demenza e di totale scollamento dalla realtà. Dispongono impuniti delle vite altrui, soffocando i bambini, condannando i ragazzi alla reclusione, affamando e annientando gli adulti, minacciando un popolo intero, e lo fanno con sadico compiacimento.

 

È il nuovo profilo comune di governanti e di governatori, nessuno escluso, ma il premio speciale lo conquista il menestrello campano in cerca degli applausi circensi della folla stordita per l’offesa becera e volgare a una bambina che piange perché vuole tornare a scuola. Il tapino non comprende nemmeno i fondamentali, il plutonio se l’è bevuto lui, e non lo regge bene. Non arriva nemmeno a capire quanto a un bambino o a un ragazzo possa mancare la scuola quando gli venga negata. 

 

 

Greta, COVID e gli altri carri del Monopensiero

Curioso intanto come il bisogno di socialità dei giovani non ancora alienati alla vita sia così clamorosamente estraneo alla percezione dei burattini del sistema che, nel loro egotico delirio di onnipotenza, esibiscono un livello ineguagliato di autentica demenza e di totale scollamento dalla realtà

I troppi De Luca delle varie latitudini italiche, insieme ai tanti scagnozzi assortiti di periferia, sono l’immagine del potere più miserabile e feroce, vigliaccamente esercitato all’ombra di quegli stessi signori planetari che, stampata alla zecca onusiana la figurina di Greta, l’hanno sventolata come carta moschicida per attrarre orde di ragazzini sprovveduti e poi usarli come carne da cannone per la propria propaganda ecologista, funzionale da qualche decennio allo sfoltimento della popolazione sul pianeta. Giovani beffardamente indotti a manifestare e sfilare contro se stessi, mentre credono pure di essere alternativi.

 

Il virus punta alla medesima meta, al mondo climaticamente sostenibile e socialmente egualitario popolato da umanoidi senz’anima. Ci arriva anch’esso attraverso la colpevolizzazione dell’uomo, persuaso a percepirsi quale atavico nemico di Gaia al punto da meritarsi la sua punizione, come blatera persino Bergoglio l’adoratore di pachemame

 

Tornerà quindi anche Greta prima o poi, riesumata dalla naftalina, se non in carne e ossa almeno in ologramma, tornerà nel nome di quel rispetto-per-la-casa-comune che va interiorizzato come primo comandamento del bravo cittadino, del buon cattolico, dello studente modello. Dove il preteso rispetto non significa altro – e non certo da oggi – che fare meno figli, farli a comando, farli in provetta, ridurre la popolazione sul pianeta.

 

Il virus punta alla medesima meta, al mondo climaticamente sostenibile e socialmente egualitario popolato da umanoidi senz’anima.

Di trasgressioni finte e trasgressioni vere

Probabilmente non se ne rendono conto, i protagonisti dell’una e dell’altra impresa, di essere interpreti di due forze antitetiche, e trascendenti la cronaca spicciola.

 

Si tratta di un divario oggettivo che supera la loro consapevolezza e in parte pure ne prescinde: c’è una voragine di senso che separa le fila dei finti trasgressori che si accodano al piffero dei padroni del mondo, dal manipolo dei trasgressori veri che, ascoltando il richiamo di un’indole incoercibile, invocano semplicemente la salvezza della umana normalità. 

 

 

Elisabetta Frezza

 

 

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