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Eliminare il clero per porre fine al clericalismo: proposta in Belgio

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«Restituiamo la Chiesa al popolo di Dio! È tempo di farla finita con il clericalismo», è sotto questo titolo provocatorio che si presenta un documento di una cinquantina di pagine che vuole essere «un audace opuscolo di teologia pastorale accessibile a tutti/e», distribuito in Belgio.

 

È il frutto della riflessione di una decina di persone della diocesi di Liegi – laici, sacerdoti e suore, che si sono incontrati ogni mese, per più di un anno, «per riflettere sul modo in cui i sacramenti sono vissuti oggi». Perché, dicono gli autori, «i sacramenti come li celebriamo, come li simbolizziamo, sono solo una tappa di un lungo cammino storico».

 

Vengono discussi vari temi: il posto della donna nella Chiesa, il clericalismo, l’abuso di potere, il sacerdozio… Ed è sul sacerdote che il testo propone una riforma senza ritorno. «Pochi di loro sono capaci di relazioni vere, egualitarie e quindi fraterne con i cristiani che li circondano», affermano gli autori.

 

«L’ordinazione dei chierici, così come viene attualmente proposta e vissuta, è uno dei pesi che frena il dinamismo e il profetismo della Chiesa. È urgente mettere in atto una pratica più autentica delle comunità cristiane che superi le barriere troppo rigide della legislazione canonica che testimoniano un passato andato e che spesso ostacolano il Vangelo, credendo di servirlo». Pertanto, «per eliminare il clericalismo, è necessario eliminare il clero», concludono radicalmente.

 

Questi autori invitano ogni battezzato ad assumersi le proprie responsabilità perché «è una falsa buona idea credere che l’ordinazione di donne o uomini sposati verrebbe a risolvere i guasti che la Chiesa sta affrontando». C’è un modo più efficace ai loro occhi per sistemare questi «guasti»:

 

«È il paradigma che va cambiato, va ravvivato lo spirito del Vangelo, va privilegiata la responsabilità di ogni battezzato».

 

 

Il vescovo di Liegi si pronuncia contro questo «libretto caricaturale»

Mons. Jean Pierre Delville ha immediatamente pubblicato un comunicato stampa il 17 febbraio, sul sito web della diocesi di Liegi, protestando contro questo opuscolo che «mette in causa l’ordinazione dei sacerdoti e dà un giudizio perentorio su di essi». Il Vescovo di Liegi denuncia queste parole che «sono sentite come offensive e ingiuste da molti sacerdoti, diaconi e cristiani laici».

 

Aggiunge di considerarle «totalmente false, se penso alla quantità di dedizione che ho visto tra i sacerdoti e gli altri operatori pastorali della nostra diocesi in quasi dieci anni di episcopato».

 

Mons. Delville sottolinea «il carattere caricaturale di questo libretto», che «condanna duemila anni di vita cristiana», prima di ribadire il suo attaccamento all’approccio sinodale richiesto da papa Francesco, e invitando tutti «a vivere il proprio ministero o servizio con zelo e fraternità».

 

Il Vescovo di Liegi sembra pensare, come la maggior parte dei suoi colleghi, che la sinodalità sia il rimedio a tutti i mali attuali, quello che si chiama una panacea… o un’utopia. – Cfr. I pericoli di una Chiesa sinodale denunciati da un canonista.

 

 

«Restituiamo la Chiesa a Colui di cui è sposa»

«Vogliono abolire il sacerdozio e il presbiterato», allora «restituiamo la Chiesa a Colui di cui è sposa», proclama una petizione online contro l’opuscolo pubblicato a Liegi. In risposta al «pamphlet Restituiamo la Chiesa al popolo di Dio», gli organizzatori di questa petizione desiderano rendere un vero e proprio omaggio «al sacerdozio e ai nostri sacerdoti». Sottolineano la «vena di protestantesimo» che percorre le pagine dell’opuscolo accusatorio.

 

Lo sviluppo che segue la presentazione della petizione ricorda che non è urgente la soppressione del sacerdozio, ma piuttosto lo sono la fede, la resistenza alla tentazione dell’ambizione, la conoscenza del Magistero e l’accompagnamento spirituale, un’autentica comunione nei sacramenti, il sostegno sacerdoti. Sottolinea quanto «questo pamphlet incoraggi una (r)evoluzione all’interno della Chiesa, propugnando delle modalità proprie della moda del tempo».

 

E ribadisce che «negare la legittimità del sacerdozio equivarrebbe, prima o poi, a distruggere tutti i sacramenti, a cominciare dalla stessa Eucaristia – già tanto abusata da chi la vede solo come un “simbolo” e non sa più credere alla presenza reale di Cristo nel pane consacrato».

 

La petizione evidenzia il possibile isolamento dei sacerdoti e il sostegno necessario da fornire loro. «Perché non creare case di sacerdoti per permettere loro di vivere e pregare insieme? Se ciò è impossibile, invitiamoli a cena, ascoltiamoli, spezziamo il loro isolamento se vi sono costretti». – Che ricorda la felice intuizione di mons. Marcel Lefebvre di insediare i sacerdoti nel priorato, in comunità e non solo in un presbiterio.

 

Si propone inoltre di «sgravare i sacerdoti da attività che appesantiscono il loro ministero o li trasformano in animatori sociali… Così saranno più disponibili a rispondere alle richieste sacramentali loro rivolte».

 

E citano Padre Pio che «non ha esitato ad affermare che il posto del sacerdote è all’altare e nel confessionale, aggiungendo che tutto il resto è inutile al suo ministero».

 

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

 

 

 

 

Immagine di heipei via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

 

 

 

 

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