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Egitto: «Una chiesa per ogni moschea»

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Nella terra dei Faraoni, le città di nuova costruzione dovranno includere nel progetto urbanistico e nei piani regolatori la costruzione di una chiesa, anche se questo luogo di culto cristiano sarà frequentato e utilizzato da un ristretto numero di battezzati.

 

 

È l’affermazione particolarmente forte del presidente egiziano Abdel Fattah alSisi, nel corso di un recente incontro con i membri del governo incaricati di questioni legate ai piani di urbanizzazione massiccia attuati dai vertici politici egiziani, il 2 marzo 2022.

 

 

«Dove c’è una moschea, deve esserci anche una chiesa», ha detto il presidente. «Se la chiesa da costruire sarà frequentata anche solo da 100 persone, deve essere costruita. Nessuno dovrebbe incontrarsi in un appartamento e presentare quell’ambiente privato come una chiesa».

 

Così, nell’ambito del programma intensivo di sviluppo urbano avviato in Egitto, ogni nuovo quartiere costruito secondo le indicazioni delle autorità civili avrà una propria chiesa.

 

Le dieci regole

Fino al 2016 la costruzione di nuovi luoghi di culto cristiani era ancora condizionata e di fatto ostacolata dalle «dieci regole» aggiunte nel 1934 alla legislazione ottomana dal Ministero dell’Interno, che vietavano in particolare la costruzione di nuove chiese in prossimità di scuole, canali, edifici governativi, ferrovie e aree residenziali.

 

In molti casi, la rigida applicazione di queste regole ha impedito la costruzione di chiese nelle città e nei villaggi abitati da cristiani, soprattutto nelle zone rurali dell’Alto Egitto.

 

Nei decenni successivi all’imposizione delle «Dieci Regole», molte chiese e cappelle furono costruite senza permesso in tutto l’Egitto. Questi edifici, eretti dalle comunità cristiane locali senza permessi legali, continuano a servire come pretesto ai facinorosi per fomentare la violenza.

 

 

Legalizzazione delle costruzioni abusive

La nuova legge sui luoghi di culto, ratificata dal Parlamento egiziano nell’agosto 2016, ha avviato un metodico processo di legalizzazione di questi luoghi di culto cristiani costruiti in passato senza i permessi richiesti.

 

La commissione governativa creata a tal fine si è riunita 20 volte per approvare ogni volta la regolarizzazione legale di chiese ed edifici che prima erano considerati totalmente o parzialmente non autorizzati dalla legge.

 

Finora sono state tollerate e regolarizzate 1.958 chiese, edifici dipendenti da una chiesa ed edifici di servizio ausiliari, edificati prima della legge del 2016, previa verifica della loro conformità alle norme fissate dalla nuova legge sulla costruzione dei luoghi di culto.

 

 

Reazioni dei leader religiosi

La nuova dichiarazione presidenziale ha ricevuto commenti positivi da rappresentanti di chiese e comunità ecclesiastiche egiziane. Hanno accolto con favore questo gesto che conterà nella storia dell’Egitto.

 

Queste linee guida, ora promosse dalle autorità politiche egiziane, sono importanti alla luce dei numerosi problemi e controversie sorte in passato sulla costruzione di nuove chiese. Problemi e controversie che possono arrivare fino alla distruzione dell’edificio.

 

Secondo i sunniti, l’Egitto non avrebbe più del 2% di cristiani. Secondo le autorità egiziane, il Paese ne conta il 10%. Secondo i cristiani, questa percentuale si aggira intorno al 15-20%: il 93% sono copti “ortodossi” e meno del 5% sono cattolici.

 

Queste nuove chiese andranno quindi principalmente a beneficio dei copti ortodossi. Resta da vedere se i cattolici potranno ottenere una propria chiesa in questi nuovi piani urbanistici.

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news

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