Epidemie

Ecatombe mondiale nelle strutture per anziani

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Il COVID-19 si rivela l’arma effettivamente migliore per il regno della Necrocultura: gli anziani, considerati dall’ideologia utilitarista come un peso sanitario – quindi economico per la società – vengono letteralmente spazzati via. 

 

D’altronde lo si sapeva: il tasso di mortalità a livello mondiale era stimato al 21,9% dagli ottant’anni in su, e circa al 14,2% fra i settanta e i settantanove anni.

 

Il COVID-19 si rivela l’arma effettivamente migliore per il regno della Necrocultura: gli anziani, considerati dall’ideologia utilitarista come un peso sanitario  vengono letteralmente spazzati via. 

Qui però siamo andati ben oltre. Lo ammette pure all’Organizzazione Mondiale della Sanità, perché quasi metà delle persone morte per Coronavirus in Europa era residente nelle case di cura. 

 

Lo ha dichiarato qualche giorno fa il direttore regionale dell’OMS Europa, Hans Kluge, in una conferenza stampa in Europa: «Il quadro su queste strutture è profondamente preoccupante: secondo le stime che arrivano dai Paesi europei la metà delle persone che sono morte di COVID-19 era residente in case di cura. È una tragedia inimmaginabile».

 

Altro che Lombardia.

 

«Secondo le stime che arrivano dai Paesi europei la metà delle persone che sono morte di COVID-19 era residente in case di cura» Hans Kluge, direttore regionale dell’OMS Europa

Recentemente, uno studio dell’International Long Term Care Policy Network, associato alla London School of Economics, ha rilevato che in molti dei Paesi con un alto numero di contagi da Coronavirus la percentuale di decessi nelle residenze per anziani oscilla tra il 40% e il 65% del totale delle morti.

 

Un dato e enorme, agghiacciante, che da una parte ci dice che non muoiono solo gli anziani — anzi — e dall’altra ci narra di un’ecatombe prevedibile ma fino ad ora sconosciuta. 

 

Ovviamente lo studio rivela anche le difficoltà nel raccogliere dati certi, visto che i tamponi nelle strutture sono arrivati con grande ritardo e in alcune di esse non sono ancora addirittura stati fatti.

 

Uno studio ha rilevato che in molti dei Paesi con un alto numero di contagi da Coronavirus la percentuale di decessi nelle residenze per anziani oscilla tra il 40% e il 65% del totale delle morti

Ecco perché, come già più volte osservato sulle pagine di Renovatio 21, i morti effettivi nelle strutture per anziani potrebbero essere almeno il doppio di quelli che alla fine verranno dichiarati ufficialmente.

 

Tutte le morti «sospette COVID» non saranno aggiunte al quadro statistico generale, ma questo per il semplice fatto che di questi morti a nessuno interessa, e saranno buttati come polvere — non solo in senso metaforico, viste le cremazioni di massa — sotto al tappeto. 

 

Ma in ogni caso i dati mondiali ufficiali a cui si può attingere evidenziano un problema ineludibile, che interesserà il sistema sanitario-assistenziale per molti anni a venire. 

 

Belgio: al 16 aprile ci sono state 4.857 morti collegate al COVID-19 di cui 2.387 registrate in strutture per anziani: il 49,1%. Il 17 aprile i decessi a livello nazionale sono stati 417, 289, cioè il 69,3%, nelle Rsa. 

 

Francia, al 15 aprile i decessi per COVID-19 erano 17.167, di 8.479, cioè il 49,4%, tra residenti di strutture per anziani — 6.524 all’interno di esse, 1.955 in un ospedale.

 

Tutte le morti «sospette COVID» non saranno aggiunte al quadro statistico generale, ma questo per il semplice fatto che di questi morti a nessuno interessa, e saranno buttati come polvere sotto al tappeto

In Spagna non ci sono stime ufficiali per la mortalità correlata a COVID-19 nelle case di cura, ma i media locali hanno condiviso le informazioni inviate dai governi regionali al Ministero della Salute sul numero di decessi.

 

Gli ultimi dati pubblicati dalle principali testate spagnole stimano che, il 16 aprile, su 19.516 morti a causa del COVID-19, 10.924 (52,7%) erano residenti in case di cura dedicate agli anziani.

 

Norvegia, al 16 aprile, su 136 decessi provocati dal nCoV, 44 sono avvenuti in ospedale, cinque in case private mentre 87, cioè il 63,9%, in case protette per anziani. 

 

In Canada, al 14 aprile, del 57%. 

 

Irlanda, al 13 aprile la percentuale è stata del 55,2%. Secondo uno studio condotto dal Financial Times attraverso i dati pubblicati dall’Ufficio Nazionale di Statistica, le proiezioni conterebbero già 41.000 morti nel Regno Unito. Oltre il doppio rispetto a quelle rese note dalle autorità governative (18.000 dichiarati).

 

Il Financial Times terrebbe conto di tutti i morti in casa o all’interno di strutture per anziani. I dati britannici, dal 10 aprile, mostrano un aumento del 75% sulla media di mortalità degli ultimi cinque anni.

È un’ecatombe che coinvolge certamente anche l’Italia, con particolare incremento in Emilia-Romagna (prima fra tutte le regioni come percentuale di morti all’interno di residenze per anziani)

 

È un’ecatombe che coinvolge certamente anche l’Italia, con particolare incremento in Emilia-Romagna (prima fra tutte le regioni come percentuale di morti all’interno di residenze per anziani) e il Lombardia, dove sono numerosi gli anziani morti nelle case di riposo. 

 

Pochi giorni fa, come abbiamo avuto già modo di scrivere, l’Istituto Superiore di Sanità ha diffuso il terzo rapporto sui contagi nelle strutture residenziali e sociosanitarie.

 

Dal primo febbraio al 14 aprile 2020 ci sono stati 6.773 decessi tra i residenti. Nel 40,2% dei casi (2.724 s 6.773) le morti sono avvenute per COVID-19 o manifestazioni simil-influenzali riconducibili ad esso, i motivi di quelle restanti, probabilmente, non ce le verranno mai a raccontare.

 

Tenendo conto che al sondaggio condotto dall’ISS hanno risposto 577 residenze per anziani sul totale delle 4.629 del Paese, vi lasciamo immaginare a quanto potrebbe realmente ammontare il dato reale dell’anzianicidio provocato dal COVID nelle strutture dedicate agli anziani.

Le responsabilità di questa immane strage mondiale, però, non sono tutte attribuibili al Sars-CoV-2: superficialità, errori, sottovalutazioni, ritardi, impreparazione, incompetenza della dirigenza di molte case protette, mancanza di formazione del personale, strutture inadeguate

 

Le responsabilità di questa immane strage mondiale, però, non sono tutte attribuibili al Sars-CoV-2: superficialità, errori, sottovalutazioni, ritardi, impreparazione, incompetenza della dirigenza di molte case protette, mancanza di formazione del personale, strutture inadeguate. 

 

Il nostro compito, il compito di tutti coloro che hanno ancora a cuore un minimo senso di responsabilità e di giustizia è quello di individuare cause e responsabili. 

 

Lo dobbiamo ai nostri genitori. Lo dobbiamo ai nostri nonni. Lo dobbiamo a noi stessi e ai nostri figli, per non lasciare loro un mondo fatto di irresponsabili e di impuniti.

 

Cristiano Lugli

 

 

 

 

 

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