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Djokovic rilasciato. Ma non è finita: perché sanno che potrebbe essere la loro fine

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Il giudice australiano ha ordinato il rilascio immediato (in «30 minuti») di Novak Djokovic, il tennista numero uno al mondo bloccato all’arrivo in Australia per questioni legati allo status vaccinale.

 

Il giudice Kelly, che ha seguito il caso, ha definito «una decisione irragionevole» quella delle autorità australiane che gli hanno di fatto negato l’ingresso nel Paese nonostante l’esenzione fornitagli da Tennis Australia, l’ente organizzatore del torneo di Melbourne.

 

Tuttavia, la situazione potrebbe cambiare ancora una volta: «sembra che Novak stia per essere nuovamente fermato dalla polizia di frontiera» ha scritto pochi minuti fa la Gazzetta dello Sport. «Il motivo? Il Ministero dell’Immigrazione australiano vuol far valere il suo primato e cancellare la decisione del giudice Kelly».

Il fratello: «vogliono nuovamente arrestare Novak»

 

Ci sarebbe anche una fonte della famiglia che conferma: non è finita, anzi, lo Stato australiano farà precipitare tutto.

 

Il fratello, Djorde Djokovic (che nella vita dirige il torneo di tennis di Belgrado) ha parlato con il  giornalista serbo Sasha Ozmo raccontando che Novak è di fatto ancora bloccato: «L’unica cosa da fare è far circolare la notizia il più possibile. Vogliono nuovamente arrestare Novak che al momento è chiuso con i suoi avvocati nel l’ufficio dove hanno seguito l’udienza. Non sanno cosa fare».

 

Avete letto bene: potrebbero riarrestarlo. Il Moloch australiano non si ferma, no.

 

È proprio così: la questione di Djokovic è una politica, è geopolitica, è enorme. Soprattutto per il governo australiano, che sulla repressione pandemica assoluta del suo  popolo – leggi folli, discriminazioni, isolamento di massa, sorveglianza totale, violenze indiscriminate, privazione delle libertà fondamentali, militarizzazione, psicopolizia, distruzione dei legami famigliari e sociali, campi di concentramento – ha investito tutto  quello che ha. Come riportato da Renovatio 21, sulla questione del tennista era intervenuto lo stesso primo ministro Scott Morrison; difficile che ora mollino l’osso così.

 

Come scritto da Renovatio 21, il caso di Djokovic non è l’unico. La tennista Renata Vocarova, stessa situazione, se ne è andata. Vi sarebbe un altro, un partecipante all’Australian Open con il ruolo di funzionario, che addirittura sarebbe ricercato.

 

Ecco perché non è finita. Perché Djokovic è Davide, la racchetta da tennis è la sua fionda, la pallina il suo sasso – dietro di lui, tutti noi. Davanti a lui, il Golia pandemico. Che è un gigante che sembra invincibile, ma basta un ragazzo coraggioso e un tiro preciso ed è finita. Per tutti

È facile capire perché lo Canberra si stia accanendo così: Novak è oramai un simbolo. Come tale, può far saltare completamente la narrazione dello Stato pandemico – sì, dietro l’Australia, c’è il potere di ogni Paese del mondo che vuole punire il COVID villain, il cattivone coronavirale Djokovic.

 

Perché potrebbe succedere questo: Novak il torneo lo vince. È molto possibile: è il numero uno al mondo, è probabilmente il più grande tennista di tutti i tempi, i suoi avversari – che certo non si sono espressi da gentiluomini in questo caso, vero Nadal? – sono inferiori.

 

Se Nole vincesse il torneo, sarebbe la vittoria della libertà contro la menzogna, della vita contro la repressione.

 

In ballo, in questa storia di dogane e racchette, c’è tantissimo – c’è tutto.

 

Ecco perché non è finita. Perché Djokovic è Davide, la racchetta da tennis è la sua fionda, la pallina il suo sasso – dietro di lui, tutti noi. Davanti a lui, il Golia pandemico. Che è un gigante che sembra invincibile, ma basta un ragazzo coraggioso e un tiro preciso ed è finita. Per tutti.

 

 

 

 

 

Immagine di Peter Menzel via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

 

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