Geopolitica

Distruzione forzata per la chiesa del Sacro Cuore a Yining

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Renovatio 21 pubblica questo articolo di Wang Zhicheng su gentile concessione di Asianews.

 

 

Da oggi, 19 febbraio, i cattolici di Yining (Xinjiang) devono sgomberare tutto quanto è nella chiesa del Sacro Cuore. Per ordine delle autorità locali la chiesa deve essere distrutta. «Forse – ha detto una fonte di AsiaNews – dalla prossima settimana questa chiesa cattolica al confine occidentale della Cina scomparirà nella polvere».

Per ordine delle autorità locali la chiesa deve essere distrutta

 

La comunità di Yining, nel distretto di Yili, si trova a 700 km a ovest di Urumqi, la capitale dello Xinjiang. I cattolici del distretto – circa 2mila – sono formati da ex esiliati al tempo dell’impero Qing e, dopo il 1949 con la Repubblica popolare cinese, da immigrati e confinati ai campi di lavoro forzato della regione.

 

Il fatto strano è che la chiesa ha tutti i permessi dell’Amministrazione per gli affari religiosi. Costruita nell’anno 2000, alla sua inaugurazione hanno perfino partecipato i funzionari del distretto di Yili e le autorità governative di Yining, congratulandosi per la costruzione.

 

Le autorità non hanno comunicato il motivo della demolizione. Ma i più sospettano che si voglia distruggere la chiesa per utilizzare il terreno ed edificare al suo posto un’area commerciale. La chiesa sorge infatti lungo la strada che porta all’aeroporto e nei piani urbanistici, questa strada diverrà sempre più importante.

 

Le autorità non hanno comunicato il motivo della demolizione. Ma i più sospettano che si voglia distruggere la chiesa per utilizzare il terreno ed edificare al suo posto un’area commerciale

Il punto è che il luogo dove sorge la chiesa era stato scelto nel 1993 proprio dal governo della città perché era lontano dal centro abitato e non si voleva che la chiesa sorgesse in un luogo «troppo visibile». Ma naturalmente, col tempo, la città si è ingrandita e quel terreno ha ora scatenato l’appetito degli speculatori e del governo locale.

 

Nel 2018 la chiesa aveva già subito sfregi: in nome della «sinicizzazione» l’Ufficio per gli affari religiosi aveva cancellato i quattro bassorilievi che ornavano la facciata, tolte le due statue di san Pietro e san Paolo ai lati dell’edificio, divelta la croce che ornava la cuspide del timpano, distrutte le due cupole e le torri campanarie perché «troppo vistose» (foto a destra).

 

La «troppa vistosità» perseguita questa chiesa fin dall’inizio. Il progetto presentato alle autorità nel 1993 ha dovuto essere riformulato e le dimensioni della chiesa ridotte di 5 metri perché «troppo alta». Durante la costruzione nel 2000, le cupole, dipinte a colori vivaci, sono state giudicate «troppo vistose» e fatte ridipingere di grigio (foto 2).

 

 

Secondo i fedeli, con la scusa dei Regolamenti si vuole in realtà soffocare la vita dei cristiani. «Questa – dice uno di loro – è un’ulteriore conferma che nel Paese non si rispetta la libertà di culto e gli interessi legittimi dei credenti»

In nome della commercializzazione dei terreni, negli ultimi anni, nello Xinjiang sono state distrutte almeno altre quattro chiese: quella di Hami, quella di Kuitun e due chiese di Tacheng

 

La situazione per la Chiesa dello Xinjiang è precipitata da quando Xi Jinping è salito al potere nel 2013 e da quando nella regione è segretario del Partito Chen Quanguo, che ha promesso una politica della «terra bruciata» contro musulmani e altre religioni.

 

In nome della commercializzazione dei terreni, negli ultimi anni, nello Xinjiang sono state distrutte almeno altre quattro chiese: quella di Hami, quella di Kuitun e due chiese di Tacheng. Tutte avevano i permessi, ma sono state demolite e non è stato corrisposto alcun risarcimento.

 

Il sacerdote della chiesa dell’Immacolata a Tacheng è stato portato via con la forza ed è scomparso per quasi due anni. Ora, sebbene sia stato rilasciato, non gli è consentito svolgere alcuna attività religiosa.

 

In questi ultimi anni, anche molte moschee sono state distrutte in nome della «sinicizzazione». Si calcola che almeno 16mila moschee siano state distrutte o danneggiate.

 

Un sacerdote sospira: «Ci chiediamo quanto ancora dobbiamo soffrire perché il papa e il Vaticano si accorgano della nostra persecuzione e dell’inutilità dell’Accordo fra la Santa Sede e la Cina?».

Il metodo della distruzione di chiese e croci, cancellando la loro «vistosità» è stato inaugurato nel 2014 nel Zhejiang da Xia Baolong, segretario del Partito della regione e grande amico di Xi Jinping. Dal febbraio del 2020, Xia è capo dell’Ufficio per gli affari di Hong Kong e Macao.

 

Un sacerdote sospira ad AsiaNews: «Ci chiediamo quanto ancora dobbiamo soffrire perché il papa e il Vaticano si accorgano della nostra persecuzione e dell’inutilità dell’Accordo fra la Santa Sede e la Cina?».

 

 

 

 

 

 

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