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Diplomatico russo attacca la politica nucleare NATO

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Il vice rappresentante permanente russo presso l’Ufficio delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali a Ginevra, Andrej Belousov, in un commento alla decima conferenza di revisione delle parti del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) a New York, ha accusato la politica sconsiderata della NATO di spostare il suo potenziale nucleare più vicino ai confini russi.

 

Tale politica non fa che aumentare i rischi di un conflitto nucleare, dice il diplomatico.

 

«La NATO dice apertamente che si tratta di un’alleanza nucleare. Le armi nucleari statunitensi sono dispiegate sui territori di Paesi alleati non nucleari, si stanno esaminando scenari pratici del loro utilizzo che coinvolgono Paesi non nucleari», ha affermato durante la conferenza.

 

Inoltre: «L’orientamento antirusso di questi passi non è nascosto, ed è pubblicamente detto che queste potenzialità potrebbero essere spostate più vicino ai confini russi. Tali azioni sconsiderate stanno pregiudicando la sicurezza internazionale, aumentando i rischi di un conflitto nucleare e ostacolando gli sforzi di disarmo».

 

«Le armi nucleari USA dovrebbero tornare nel loro territorio d’origine e le infrastrutture del loro dispiegamento in Europa dovrebbero essere smantellate. La NATO deve fermare la pratica delle missioni nucleari congiunte».

 

Non è chiaro a cosa si stia riferendo il diplomatico. Al momento non vi è alcuna notizia ufficiale di eventuale spostamento ad Est di testate nucleari americane stanziate nelle basi USA europee.

 

Tuttavia, la Polonia è un membro del gruppo di pianificazione nucleare della NATO e l’attuale governo polacco ha espresso interesse ad ospitare armi nucleari statunitensi.

 

Il Belousov ha anche respinto le insinuazioni sul fatto che Mosca abbia messo il suo deterrente nucleare in allerta, spiegando che l’attuale stato di «maggiore vigilanza», con personale extra in servizio nei posti di comando strategici, è «completamente diverso» dal vero «stato di massima allerta di forze nucleari strategiche».

 

La risposta di Belousov arriva dopo che la delegazione ucraina alla conferenza del TNP ha accusato Mosca il 3 agosto di «terrorismo nucleare» e «minacciando apertamente il mondo con la sua capacità di usare armi nucleari», citando presunta retorica di «media, gruppi di riflessione ed esperti russi», nota la testata governativa russa RT.

 

Due giorni prima, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha anche accusato la Russia di «far tintinnare pericolose sciabole nucleari» contro «coloro che sostengono l’autodifesa dell’Ucraina».

 

Belousov ha spiegato che qualsiasi avvertimento su un «serio rischio di guerra nucleare» mai espresso da effettivi funzionari russi nel contesto della crisi ucraina era sempre rivolto alla NATO, come un modo per dissuadere i paesi occidentali dall’aggressione diretta, poiché «si bilanciano pericolosamente su al limite di uno scontro armato diretto con la Russia».

 

Come riportato da Renovatio 21, in questi mesi sono stati diversi gli ufficiali della Federazione Russa che hanno fatto dichiarazioni sul rischio di guerra atomica.

 

Tre mesi fa il viceministro degli Esteri russo Alexander Grushko ha ribadito la dottrina nucleare del Cremlino.

 

Anche il ministro degli Esteri Lavrov e l’ex premier Medvedev hanno affrontato l’argomento, talvolta poi ridimensionando le proprie parole.

 

Il portavoce del governo russo Dmitrij Peskov ha tuttavia dichiarato quattro mesi fa che l’operazione militare russa in Ucraina serve ad impedire una futura guerra nucleare.

 

Nell’ignavia occidentale, le cui élite continuano a soffiare suo fuoco, il mondo è avviato sempre più verso il precipizio atomico: siamo «a un errore di calcolo dall’annientamento nucleare» ha detto il segretario Antonio Guterres. Il vertice ONU 5 mesi fa aveva già annunciato che lo scontro nucleare a questo punto era «una possibilità».

 

Nel frattempo, altri teatri di potenziale guerra atomica si aprono. La settimana scorsa il leader nordcoreano Kim Jong-un ha mandato un avvertimento atomico al mondo, dicendo che Pyongyang è «completamente pronta» a difendersi.

 

Nel frattempo, il Pacifico, tra Taiwan, Cina e Giappone e il cosidetto AUKUS (Australia, Gran Bretagna, USA), sta diventando il flashpoint per un possibile scambio termonucleare.

 

È il caso di ricordare i calcoli della guerra fredda: la guerra nucleare non può essere vinta.

 

 

 

 

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