Digiuno

Digiuno e purezza d’intenzione

Pubblicato

il

Renovatio 21 pubblica questo brano di San Francesco di Sales (1567-1622), vescovo di Ginevra, dottore della Chiesa, tratto dal Trattato dell’amore di Dio, libro XII, cap. VII

 

 

 

Nostro Signore, in rapporto agli anziani, soleva dire ai suoi: «siate buoni amministratori».

 

Se lo scudo non è di oro buono, se non ha peso, se non ha il marchio, lo si rifiuta come non ricevibile.

 

Un’opera buona, se non è ornata di carità, se l’intenzione non è pia, non sarà ricevuta come opera buona.

 

Se digiuno, ma per risparmiare, non è il mio un buon digiuno; se è per temperanza, ma ho qualche peccato mortale nell’anima, manca peso a quest’opera, poiché è la carità che dà peso a tutto quanto facciamo; se è solo per convenienza e per comodità coi miei compagni, quest’opera non ha il marchio della buona intenzione.

 

Ma se digiuno per temperanza e sono in grazia di Dio e ho l’intenzione di piacere alla divina maestà con questa temperanza, allora l’opera sarà una buona moneta, che farà crescere in me il tesoro della carità.

 

Bisogna fare benissimo le piccole azioni, farle con grande purezza d’intenzione e una forte volontà di piacere a Dio; allora ci santificano molto.

 

Ci sono persone che mangiano molto e sono sempre magre, estenuate e senza forze, perché non hanno una buona digestione; altri mangiano poco e sono sempre forti e vigorosi, perché hanno uno stomaco buono.

 

Così ci sono anime che fanno molte buone opere e crescono molto poco in carità, perché le fanno con freddezza e svogliatamente, o per istinto e inclinazione di natura, più che per ispirazione di Dio o fervore celeste; al contrario, ce ne sono che fanno non tanto, ma con volontà e intenzione così sante che fanno grande progresso nell’amore: hanno poco talento, ma lo usano così fedelmente che il Signore le ricompensa largamente.

 

 

San Francesco di Sales

 

 

 

Più popolari

Exit mobile version