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Deceduto per trombosi dopo il vaccino: partita l’indagine a Bari

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A Lecce s’indaga sulla morte di O. D.M., 69 anni di Vernole, avvenuta il 18 maggio nell’ospedale Vito Fazzi del capoluogo pugliese.

 

Sarebbe morto a causa di una trombosi, ma, secondo i famigliari, il suo decesso si sarebbe potuto evitare non sottovalutando i sintomi manifestati il giorno prima.

 

In seguito alla loro denuncia, il pubblico ministero Roberta Licci ha aperto un fascicolo d’inchiesta per responsabilità colposa per morte in ambito sanitario, iscrivendo il nome di uno dei medici  che ebbe in cura l’anziano.

 

Nella giornata di oggi, il magistrato ha disposto che venisse riesumata la salma, incaricando il medico legale Alberto Tortorella e il professore Nicola Palasciano di svolgere gli esami (a partire dall’autopsia già eseguita in mattinata) utili a chiarire se ci sia stato effettivamente un nesso tra il decesso ed eventuali negligenze da parte dei sanitari.

 

Sarebbe morto a causa di una trombosi, ma, secondo i famigliari, il suo decesso si sarebbe potuto evitare non sottovalutando i sintomi manifestati il giorno prima

Stando alla denuncia, l’uomo, in buono stato di salute fino a 15 giorni dopo la prima dose di vaccino Pfizer somministrata il 30 aprile, avrebbe in seguito accusato un malessere generale che lo avrebbe costretto a chiamare il 118; gli operatori lo hanno raggiunto con un’automedica ed hanno eseguito un elettrocardiogramma dal quale non sarebbero emerse alterazioni gravi da richiedere un intervento di urgenza.

 

Il mattino successivo, l’uomo sarebbe stato visitato al Fazzi dal giovane medico (finito sul registro del PM) che all’esito dei controlli avrebbe ritenuto si trattasse di una gastroenterite.

 

Sottoposto ad ulteriori esami, il paziente fu poi dimesso e gli fu affidata una terapia domiciliare a base di normix, pantoprazolo, enterogermina, spasmex.

 

L’assunzione dei farmaci non avrebbe sortito alcun beneficio e il 69enne fu costretto, in preda a spasmi intestinali, a ritornare in pronto soccorso.

 

Sottoposto ad una tac all’addome, fu così accompagnato in sala operatoria, ma il medico incaricato dell’intervento, dopo aver constatato la presenza di trombosi massiva della vena mesenterica, con necrosi per tutto il tratto intestinale, avrebbe ritenuto fosse «chirurgicamente intrattabile».

 

La vittima sarebbe stata così trasferita in terapia intensiva dove è spirata nel pomeriggio.

 

 

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