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Crollata del 44% la fiducia nei vaccini pediatrici durante la pandemia

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Un nuovo rapporto sull’immunizzazione suggerisce che la fiducia nei vaccini per l’infanzia è scesa fino al 44% in 52 paesi in coincidenza con il più grande regresso sostenuto nell’immunizzazione infantile in 30 anni, alimentato dalla pandemia di COVID-19. Lo riporta la testata americana Epoch Times.

Gli unici tre paesi in cui la fiducia nei vaccini è rimasta stabile sono stati Cina, India e Messico. I dati di questi paesi indicano che la percezione dell’importanza dei vaccini è rimasta salda o addirittura migliorata.
Il rapporto ha attribuito questa tendenza a diversi fattori, tra cui l’incertezza sulla risposta alla pandemia, il crescente accesso a una gamma più ampia di informazioni e la polarizzazione politica.

 

Le organizzazioni mondialiste si disperano.

«Al culmine della pandemia, gli scienziati hanno sviluppato rapidamente vaccini che hanno salvato innumerevoli vite. Ma nonostante questo risultato storico, la paura e la disinformazione su tutti i tipi di vaccini sono circolate tanto quanto il virus stesso», afferma in un comunicato stampa Catherine Russell, executive director dell’ UNICEF.

 

«Non possiamo permettere che la fiducia nelle vaccinazioni di routine diventi un’altra vittima della pandemia. Altrimenti, la prossima ondata di morti potrebbe riguardare più bambini affetti da morbillo, difterite o altre malattie prevenibili» lamenta la funzionaria dell’ente mondialista.

 

Negli USA, secondo i dati forniti dal CDC, ai bambini vengono fatte fino a 72 iniezioni per 16 vaccini diversi.

 

Robert F. Kennedy Jr., fondatore e capo consulente legale di Children’s Health Defense e ora candidato presidenziale democratico alle elezioni 2024, ha affermato che nessun singolo vaccino in programma è stato testato per la sicurezza prima di essere approvato.

 

«Nessuna delle 72 dosi di vaccini attualmente obbligatorie per i bambini è mai stata testata in uno studio sulla sicurezza pre-autorizzazione rispetto a un vero placebo», ha detto Kennedy a Epoch Times.

 

«Potresti dire che il vaccino ha prevenuto l’infezione, ma poi non conti i tumori, i disturbi neurologici, l’ADHD e le malattie autoimmuni che si presenteranno tra cinque anni. Hai bisogno di studi a lungo termine», ha dichiarato Kennedy, che sostiene che il DTP (difterite, tetano, pertosse) è il vaccino più popolare al mondo grazie agli sforzi di coloro che stanno dietro ai vaccini.

 

«Per inciso [gli Stati Uniti] hanno ritirato il vaccino perché stava uccidendo così tanti bambini, stava causando danni cerebrali secondo uno studio condotto dall’UCLA», ha detto Kennedy. «Questo è il pericolo. Potresti avere un vaccino per 30 o 40 anni e nessuno si accorge effettivamente che i bambini che lo stanno assumendo stanno peggio dal punto di vista della salute perché non hai mai fatto gli studi controllati con placebo».

 

Come riportato da Renovatio 21, con il COVID molti genitori hanno cominciato a mettere in discussione i vaccini pediatrici.

 

Due mesi fa uno studio peer-reviewed ha trovato una correlazione statistica positiva tra i tassi di mortalità infantile e il numero di dosi di vaccino ricevute dai bambini, confermando le scoperte fatte dagli stessi ricercatori dieci anni fa.

 

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa il governo americano e la Fondazione Rockefeller avavano annunciato grandi iniziative contro la «minaccia incombente» della «disinformazione» sui vaccini.

 

 

 

 

 

 

 

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